Non escono certo dati confortanti dal quadro d’insieme offerto dalla ricerca fatta quest’anno dall’Istituto Tagliacarne sul tema dell’efficienza della giustizia come valore economico per la piccola e media imprenditoria italiana. Nel corso del settimo Focus PMI, osservatorio ideato e promosso da LS Lexjus Sinacta ed ospitato da palazzo De’ Toschi a Bologna, è stato infatti illustrato lo studio da cui si può dedurre come siano in particolare i fattori lentezza, corruzione e iperlegislazione a ritardare, se non frenare completamente lo sviluppo economico delle nostre imprese. Fotografia a largo spettro che fa anche capire come siano tutt’ora poco chiare molte leggi in materia imprenditoriale.
L’analisi dei dati della ricerca ha messo sotto la lente d’ingrandimento la maggiore illegalità nelle relazioni economiche derivante dalla lentezza del sistema giudiziario, con conseguenti ricadute su un circuito economico a quel punto non in grado di produrre nuovi investimenti e migliore occupazione.
Per due terzi degli intervistati bisogna aspettare almeno quattro anni per risolvere contenziosi e insoluti, mettendo in questo modo un freno al significativo aumento del volume d’affari che sarebbe invece possibile in presenza di un sistema giudiziario efficiente. Al proposito, il 64,3% delle imprese ascoltate dal Tagliacarne auspica l’abbreviamento dei tempi dei processi, con parallela crescita del livello di professionalità del personale preposto e senza dimenticare di prevedere benefici fiscali per le spese processuali.
Corruzione ed eccesso di leggi, secondo e terzo fattore a cui lo studio attribuisce l’ulteriore appesantimento della già poco dinamica macchina burocratica di casa nostra, tendono a generare sia illegalità che un senso di sfiducia in molte aziende italiane intenzionate a investire oltre confine. Una percezione non piacevole che le accomuna alle imprese straniere alla ricerca di un approdo in Italia. Scenario in cui, a risentirne maggiormente, sono soprattutto le piccole e medie imprese. Che non hanno gli strumenti per fare fronte a delicate e complesse questioni legali e costrette poi, nella maggior parte dei casi, a percorre la strada che porta al fallimento.
Un concreto aiuto a rendere meno pachidermico questo settore della giustizia, come emerso da vari interventi, si spera possa arrivare dal perfezionamento del ruolo del giudice specializzato, in grado di seguire modo adeguato e da vicino le specifiche realtà imprenditoriali, così da dare finalmente risposta in tempi più rapidi alle varie controversie.
Significativo sull’argomento l’intervento del ministro della Giustizia Andrea Orlando, che ha presentato un rapporto sul recupero dei tribunali, lavoro portato avanti anche attraverso una classifica stilata tenendo conto di parametri di merito ed efficienza. Miglioramenti già visibili in alcuni tribunali del Nord Italia e capaci, secondo Orlando, di stimolare la crescita del territorio e del valore economico delle pmi.
“Sul tema dell’incertezza della legislazione non posso rispondere solo io, mentre sulla lentezza della giustizia posso dire che, se nei prossimi anni quella civile avrà gli stessi progressi dell’ultimo triennio, saremo in grado di allinearci alla condizione europea. – ha spiegato il ministro – Nella classifica Doing Business, che misura l’abilità dei paesi ad attrarre investimenti, nei trentasei mesi passati l’Italia ha risalito quarantanove posizioni quando si prende in considerazione la capacità di dirimere controversie commerciali”.
Progressi frutto anche della razionalizzazione del sistema giustizia.
”Le sedi di uffici giudiziari erano circa duemila e sono state dimezzate, ma contemporaneamente abbiamo aumentato le risorse investendo quasi un miliardo di euro nel processo civile telematico. In questo modo l’Italia è l’unico paese in Europa ad aver completamente informatizzato la giustizia civile”, ha sottolineato Orlando.
“Purtroppo siamo ancora davanti a statistiche impietose, che ci fanno capire che se non ci mettiamo al livello dei paesi più competitivi in termini di giustizia, di certezza del diritto, rischiamo di perdere ancora margini nella capacità di internazionalizzare le nostre imprese”, ha lanciato l’allarme il presidente di Piccola Industria, Alberto Baban.
“È provato che l’inefficienza della giustizia abbia dei costi per l’economia e soprattutto per le piccole e medie imprese – ha chiarito il presidente di Sace, Beniamino Quintieri –. Effetti che si tramutano in una minore occupazione e maggiori costi, con conseguente calo degli investimenti dall’estero, in particolare verso il Mezzogiorno”.
Secondo la ricerca dell’Istituto Tagliacarne c’è ancora molta strada da percorrere. Miglioramenti sono attesi dalla figura del giudice specializzato