Il Club Capitani Coraggiosi è un progetto che consente agli imprenditori di dare un contributo concreto ai bambini più svantaggiati. Sono vaccini, farmaci così come la semplice possibilità di assicurare un’istruzione di base a minori che altrimenti resterebbero esclusi. Frutto di un legame importante fra l’Unicef e Piccola Industria, l’iniziativa del Club Capitani Coraggiosi rappresenta un impegno di responsabilità. Ne abbiamo parlato con Paolo Rozera, Direttore Generale Unicef Italia.
Come è nata l’idea e cosa la distingue da altre iniziative che coinvolgono il mondo imprenditoriale? Con il progetto Club Capitani Coraggiosi abbiamo semplicemente dato forma alle idee ed all’entusiasmo di Alberto Baban, nostro membro del Consiglio Direttivo. L’incontro fra la sua energia e la nostra missione ci ha permesso di creare qualcosa di speciale, cioè un club per soli imprenditori che potranno decidere di assumersi l’impegno concreto e a lungo termine di dare a ogni bambino, ovunque si trovi, la possibilità di sopravvivere e di crescere sano. Il Club nasce dagli imprenditori, per gli imprenditori stessi, l’Unicef è il collante, il braccio operativo per rendere il tutto possibile: ecco l’idea che la distingue dalle altre iniziative del mondo imprenditoriale. Investire nell’infanzia significa investire nel futuro.
Oltre a ciò l’impegno concreto, la misurabilità degli interventi e l’ampio impatto nelle comunità beneficiarie delle azioni promosse dal Club – ad esempio bastano 500 euro per vaccinare 860 bambini contro la difterite, il tetano e la pertosse e queste vaccinazioni prevengono ogni anno milioni di morti infantili – rendono il tutto qualcosa di unico, ma in egual misura affine alla capacità di creare valore aggiunto delle Pmi.
Diverse multinazionali e grandi imprese sono già partner di vostri progetti. Perché è importante che sia presente anche la piccola e media impresa?
Enormi sono le sfide ancora da affrontare per assicurare il benessere dell’infanzia nel mondo, di fatto quasi la metà delle persone povere sono bambini e adolescenti, e circa 570 milioni di bimbi vivono con meno di 1,25 dollari al giorno.
I bambini poveri si ammalano di più, hanno meno possibilità di sopravvivere e sono spesso esclusi dall’istruzione. Tanti sono i nostri alleati, dalla grande impresa italiana alle multinazionali, tuttavia i problemi da affrontare sono complessi e solo unendo le forze possiamo fare la differenza. Inoltre basti pensare che la Pmi occupa l’80% della forza lavoro in Italia.
Negli anni ha potuto osservare un aumento della sensibilità degli imprenditori italiani verso le attività svolte da Unicef?
Sono oltre 60 anni che l’Unicef crea alleanze con la business community e mette a servizio delle imprese le proprie competenze perché i diritti dei bambini siano garantiti in tutte le parti del mondo. Negli ultimi anni, complice anche la crisi economica, sono certamente diminuite le erogazioni liberali o gli accordi di partenariato aziendale, ma un primato positivo ce l’abbiamo: infatti appassionata ed immediata p la risposta delle aziende – dal manager al dipendente – per le emergenze umanitarie. L’ultimo esempio tangibile è stata l’emergenza in Nepal del maggio scorso. Siamo fiduciosi ed il Club è l’esempio concreto della sensibilità degli imprenditori italiani verso le nostre attività, sono certo che in molti aderiranno.
I diritti dei bambini possono essere semplicemente definiti come il migliore investimento possibile per il nostro futuro; promuovere e rafforzare questi diritti è indispensabile per creare processi economici stabili e produttivi.
Salute, nutrizione e istruzione sono le principali aree di intervento dei programmi Unicef nel mondo e sono richiamate anche negli Obiettivi del Millennio lanciati nel 2000 dall’Onu. Rispetto ai traguardi fissati, che bilancio possiamo fare?
Per l’Unicef gli Obiettivi di sviluppo del Millennio hanno rappresentato uno strumento importante per orientare i nostri interventi a favore dell’infanzia nel mondo. Alcuni obiettivi sono stati raggiunti, come il tasso di mortalità per la malaria, crollato del 60% dal 2000 o la percentuale di persone che non ha accesso all’acqua, che è stata dimezzata. Altri, come la riduzione del tasso di mortalità dei bambini sotto i cinque anni di due terzi entro il 2015, no. Anche in questo caso, però, sono stati fatti importanti progressi: nel 1990 morivano 12,7 milioni di bambini sotto i cinque anni, nel 2015 questo dato è sceso ai 5,9 milioni.
Gli Obiettivi di sviluppo del Millennio non sono purtroppo stati raggiunti nella loro totalità. Per questo lo scorso anno le Nazioni Unite hanno lanciato una nuova sfida globale, ‘Gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile’, che comprendono i traguardi che non sono stati raggiunti e le nuove sfide che il mondo dovrà affrontare in termini di povertà, nutrizione, salute, istruzione, acqua e servizi igienico-sanitari, uguaglianza di genere, ma anche a livello ambientale e climatico. Tutti questi fattori incidono sulle condizioni di vita di milioni di bambini e delle loro famiglie in tutto il mondo. Società sane hanno bisogno di adulti consapevoli dei propri diritti, del valore dell’integrazione e della partecipazione.
L’immigrazione verso l’Europa e con essa lo stato di emergenza in cui versano i paesi che stanno ai confini aumentano di settimana in settimana. Quale contributo sta dando l’Unicef per affrontare questa crisi?
Quella dei migranti è una crisi che si consuma ormai da troppo tempo. Giorno dopo giorno ci arrivano notizie di morti, naufragi, persone alla ricerca di un posto sicuro in cui poter vivere, in fuga da guerre, povertà, insicurezza.
Da settembre scorso, in media, due bambini al giorno hanno perso la vita in mare nel tentativo di attraversare con le loro famiglie il Mediterraneo orientale e rispetto allo scorso anno le donne e i bambini che attraversano i confini via terra sono in grande aumento. Sono situazioni drammatiche di fronte alle quali non possiamo rimanere indifferenti. Come Unicef stiamo dando il nostro aiuto alle popolazioni sia nei paesi di origine attraverso i nostri progetti, sia nei punti di transito. Siamo in prima linea per dare a tutti i bambini sostegno e protezione e garantiamo assistenza psicologica, spazi a misura di bambino in cui poter riposare, giocare, ricevere alimenti, vaccini, servizi igienico-sanitari e ricongiungimento familiare.