Cosa vi ha spinto a realizzare il volume “Investire a Bergamo” e perché avete sentito la necessità di raccogliere in una pubblicazione le opportunità di business offerte dal vostro territorio?
Ogni anno produciamo un fascicolo sulle caratteristiche del nostro territorio e delle nostre imprese. In occasione dell’Expo ne abbiamo fatto una versione più curata e completa destinata agli ospiti stranieri. È una documentazione aggiornata sulla nostra realtà industriale e sul territorio, che mette in rilievo le caratteristiche positive ma non trascura i punti di debolezza e le minacce e non oscura i giudizi, anche critici, della “Territorial Review” dell’Ocse recentemente pubblicata. La descrizione di Bergamo economica è stato caratterizzata da un approccio, almeno per noi, originale: associare lo sviluppo economico non solo alle imprese e al lavoro ma anche alla cultura, alla conoscenza, alla storia e ai luoghi.
Quali peculiarità può offrire la Bergamasca agli investitori stranieri, qual è il valore aggiunto del vostro tessuto imprenditoriale e produttivo?
Sono almeno tre: la specializzazione manifatturiera, un’esperienza globale e la centralità territoriale.
In estrema sintesi, Bergamo è la seconda provincia industriale d’Europa fra quelle ad alto reddito; è anche il più grande distretto produttivo italiano con una forte presenza di imprese metalmeccaniche, che coprono la quasi totalità dell’offerta di beni di investimento necessari alle attività produttive.
In tempi in cui si sta necessariamente rivalutando la manifattura, siamo di fronte ad un asset potente.
Il sistema fortemente internazionalizzato con la presenza di circa 200 imprese straniere insieme a oltre 200 industrie bergamasche che hanno unità produttive all’estero in ben 70 Stati. L’apertura dell’economia bergamasca vale il 20% del PIL provinciale.
L’asse Bergamo-Brescia è, infine, il baricentro del sistema manifatturiero dell’Italia settentrionale – il più grande bacino industriale d’Europa e forse del mondo che produce i 2/3 del pil e il 60% dell’occupazione nazionale – con la conseguenza che è possibile trovare su questi territori praticamente qualsiasi lavorazione in grado di raggiungere rapidamente tutta l’Unione europea.
Queste peculiarità sono la solida base per dare un nuovo slancio dell’imprenditorialità e agli investimenti stranieri.
Quali sono i numeri che “contano” da far conoscere per incentivare le opportunità di business con l’estero?
Oltre alla forte integrazione fra piccole e grandi imprese comune a molti territori italiani, ci sono altri due dati significativi. Il primo, probabilmente più originale, consiste nella compattezza delle catene del valore e delle filiere nonostante i colpi subiti durante la crisi che dal 2008 ha minacciato l’economia.
Il secondo, più sorprendente, è la valorizzazione del made in Italy: l’80% dei prodotti esportati da Bergamo è manufatto in Italia e non è solo Sistema Moda.
Non c’è una specializzazione settoriale esclusiva ma il tessuto produttivo è incentrato sulle tecnologie medio-alte. Il tutto immerso in una società che fa della coesione sociale una mission.
Cosa ha rappresentato per voi l’Expo? È stato un importante momento di visibilità, siete riusciti a sfruttarlo appieno?
Ci abbiamo creduto fin dall’inizio insieme a tutte le associazioni della provincia, tanto che la Camera di commercio ha affittato per tutta la durata dell’Expo un ufficio e per una settimana uno spazio espositivo dedicato alla nostra provincia.
Non dobbiamo dimenticare che sono state oltre 600 le imprese bergamasche che hanno lavorato per la costruzione, l’impiantistica e i servizi di Expo e che solo le nostre aziende associate hanno acquistato da Confindustria circa 80mila biglietti d’ingresso per i propri clienti e per i dipendenti.
Per Confindustria Bergamo l’impegno è stato anche quello di instaurare rapporti con i paesi ospiti per fare dell’Expo solo la prima delle occasioni d’incontro.
Abbiamo contattato tutti i padiglioni e le ambasciate dei paesi presenti, con alcuni dei quali ci siamo incontrati per parlare soprattutto di internazionalizzazione, cioè di investimenti diretti esteri attivi o passivi.
I risultati si potranno valutare fra qualche mese. Investing in Bergamo è per noi un’iniziativa dedicata soprattutto al dopo Expo.