Negli ultimi anni sono stati compiuti numerosi passi in avanti nel campo della sostenibilità. L’approvazione di due Strategie Nazionali per lo Sviluppo Sostenibile, la riforma della Costituzione con l’inclusione dei principi di tutela dell’ambiente e l’aumento di conoscenza dell’argomento, in particolare tra le giovani generazioni, sono sicuramente risultati interessanti. Le imprese, inoltre, hanno compreso l’importanza della sostenibilità e le nuove opportunità di investimento ad essa legate, avviando in molti casi significativi processi di sviluppo.
Purtroppo, nonostante tutto, gli obiettivi auspicati dall’Agenda 2030 sono ancora lontani. L’instabilità geopolitica internazionale, causata dai numerosi conflitti, da quello russo-ucraino al nuovo conflitto in Israele, che minano il progresso politico multilaterale, la crisi climatica e la complessa congiuntura economica rappresentano forti minacce e ci pongono di fronte a complesse sfide che richiedono risposte urgenti e collettive.
I progressi raggiunti dal nostro Paese dimostrano che è possibile cambiare politiche e comportamenti, orientandoli alla sostenibilità, ma è possibile solo attraverso una cooperazione collettiva di tutti gli attori della società: cittadini e comunità, imprese e terzo settore, mondo della ricerca e della formazione, banche e sistema finanziario, associazioni e istituzioni.
Va in questa direzione l’Unione europea, che ha individuato in sostenibilità, digitale e coesione/inclusione i tre asset per la ripresa, per costruire strategie di lungo periodo realizzabili solo attraverso la collaborazione di tutti i paesi membri. Allo stesso modo a livello nazionale si moltiplicano le iniziative che individuano nella coesione e cooperazione la rinnovata modalità per mettere in campo risposte sistemiche.
In questo contesto così multipolare, complesso e in evoluzione, le imprese sono attori fondamentali della società in cui operano e per questo devono contribuire ad un nuovo modello di business capace di conciliare competitività economica con benessere socio-ambientale. Abbracciare la coesione nelle proprie strategie aziendali le porta ad essere protagoniste del cambiamento.
Il loro ruolo è stato sottolineato anche dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione dell’ultima assemblea di Confindustria, quando ha affermato che “le imprese sono veicoli di crescita, di innovazione, di formazione, di cultura, di integrazione, di moltiplicazione di influenza, fattore di soft power. E sono, anche, agenti di libertà. Generare ricchezza è una rilevante funzione sociale. È una delle prime responsabilità sociali dell’impresa. Naturalmente, non a detrimento di altre ricchezze, individuali o collettive”.
Funzione sociale del fare impresa, responsabilità, economica civile: tutti temi che, come Anima, portiamo avanti da più di vent’anni. Abbiamo sempre creduto che la sostenibilità sia un modello di business, che ruota attorno alla conciliazione del profitto con il benessere del territorio e delle persone.
Fra le nostre principali attività c’è il Premio Anima, che valorizza il contributo apportato da personalità dell’arte e della cultura alla crescita di una coscienza etica, sensibilizzando imprese e opinione pubblica sulla responsabilità sociale e la sostenibilità. La XXII edizione del premio – che si terrà il 6 novembre a Roma, alla Terrazza Caffarelli in Campidoglio – rientra tra le iniziative della Settimana della Cultura di Confindustria dedicata al tema “La persona al centro dello sviluppo sostenibile. L’anima dell’impresa consapevole”.
Quest’anno, ancora di più, intendiamo valorizzare l’importanza della solidarietà e dell’inclusione e accendere i riflettori su storie di emigrazione e di conflitti in corso in varie parti del mondo, con una particolare attenzione alla difesa dei diritti umani e al futuro delle nuove generazioni, cercando di cogliere e fare nostro uno dei messaggi centrali della recente Dichiarazione sulla fraternità umana di Papa Francesco, che afferma: “Siamo testimoni di come in ogni angolo del mondo l’armonia perduta rifiorisce quando la dignità è rispettata, le lacrime vengono asciugate, il lavoro è remunerato equamente, l’istruzione è garantita, la salute è curata, la diversità è apprezzata, la natura è risanata, la giustizia è onorata e le comunità abbracciano solitudine e paure”.
Migrazione, integrazione, lavoro, impresa, sviluppo. La connessione tra queste parole è stringente. Uno dei messaggi che vogliamo far passare è che le imprese possono e devono dare un importante contributo nell’inclusione delle nuove generazioni di immigrati, valorizzandone aspirazioni, ruoli e competenze.
Si devono creare condizioni strutturali favorevoli ad una loro partecipazione sociale e ad un loro pieno coinvolgimento, in quanto rappresentano risorse vitali, non solo sul fronte della manodopera, ma anche e soprattutto dal punto di vista della ricchezza culturale. La diversità e la multiculturalità negli ambienti di lavoro rappresentano un’opportunità di crescita e sviluppo che il nostro sistema imprenditoriale deve saper cogliere.
Adoperiamoci affinché ad ogni lavoratore e ad ogni famiglia straniera che lavora e vive in Italia sia restituito, in termini di dignità e tutele, almeno quanto ognuno di loro contribuisce al nostro benessere e al nostro sviluppo. Lavoriamo affinché ogni singola impresa possa rinnovarsi ed essere competitiva, adempiendo allo stesso tempo alla propria funzione sociale.
(L’autrice è anche vice presidente di Unindustria con delega al Centro Studi)