Immigrazione e integrazione attraverso l’imprenditorialità di quanti venuti da altri paesi scelgono di realizzare i italia aziende che hanno un tratto comune, quello di legare le potenzialità del Made in italy con la conoscenza dei mercati esteri.
Quanto vale l’impresa nei processi di integrazione?
Vale molto, sia in termini economici sia sociali. Se guardiamo in particolare la cosiddetta imprenditoria immigrata basta ricordare che questa contribuisce a circa l’8% del Pil nazionale ed è destinata a crescere ulteriormente.
Nel valore sociale rientra invece non solo l’integrazione in senso stretto, ma anche la capacità dei migranti di divenire soggetti proattivi della nostra società, mettendo a frutto le proprie idee e i propri talenti, trovando il modo giusto anche per una mobilità sociale.
Quale è la percezione nei confronti di questo processo?
È una consapevolezza crescente che è importante valorizzare e che acquisisce sempre maggiore visibilità. È una crescita culturale oltre che economica che nel nostro paese si è sostanzialmente avviata negli ultimi venti anni, in ritardo rispetto ad altri paesi anche europei che hanno registrato questo fenomeno da 40-50 anni, e che oggi inizia ad avere una sua consistenza.
Va ricordato che anche la Commissione europea ha invitato i paesi membri alla promozione dell’ integrazione attraverso l’ imprenditorialità e la cultura d’impresa, creando le condizioni affinchè i migranti possano accedere facilmente alle informazioni utili per la realizzazione del proprio progetto d’impresa.
Chi sono gli imprenditori immigrati?
In genere sono persone che arrivano nel nostro paese per necessità e dopo alcuni anni investono i loro guadagni divenedo titolari d’impresa.
Vi sono tuttavia fra loro anche numerosi casi di imprenditori che scelgono il nostro paese per allargare un business che già seguono nel proprio paese di origine. Vi sono inoltre quelli di origine straniera che hanno cittadinanza italiana e che di fatto sono italiani.
Le stime ci dicono che sono oltre 600 mila i titolari stranieri di imprese iscritte alle camere di commercio del nostro paese.
Si tratta tuttavia di un numero che raggruppa tipologie di imprese molto diverse fra loro. Possiamo ritenere che in realtà siano circa 150 mila quelle più strutturate, che di fatto sono in rete a pieno titolo con il mondo imprenditoriale nel suo complesso e che ormai sono completamente parte del nostro Sistema.
La provenienza geografica dei titolari spesso caratterizza anche la tipologia di impresa che conducono.
Hanno comunque tutti un tratto comune, ovvero la capacità di legare le potenzialità del made in Italy con la loro conoscenza dei mercati esteri. In questo rappresentano un ponte culturale importante.
Il nostro paese registra oggi un fenomeno di emigrazione di giovani italiani che vanno all’estero per trovare lavoro, mentre molti immigrati trovano successo nel nostro paese e realizzano progetti anche ambiziosi….
Negli ultimi venti anni, in coincidenza con l’aumento medio del livello di scolarizzazione, c’è stata una svalutazione culturale del lavoro manuale creando di fatto una significativa mancanza di turnover a livelli di operai specializzati e di lavoratori artigiani, con uno spazio lavorativo che sempre più viene lasciato a persone straniere. Anche attraverso questo fenomeno gli immigrati acquisiscono know how ed esperienza che poi in alcuni casi sono fondamentali per creare la loro impresa. Questo fenomeno esiste anche negli altri paesi sviluppati, ma da noi ha assunto una dimensione a mio avviso eccessiva.
Quali sono le potenzialità dell’imprenditoria immigrata nei prossimi anni?
Ci sono potenzialità di crescita almeno doppie rispetto ad oggi. Va poi ricordato che il potenziale delle seconde generazioni – con ragazzi che si sono formati nel nostro paese e si sentono italiani a tutti gli effetti – è di fatto ancora inespresso, con un trend di crescita qualitativo e di integrazione che sarà molto importante.