Sebbene molto strutturata nella fase conclusiva della catena del valore (installazione, produzione e gestione), la filiera nazionale delle rinnovabili ha invece subìto una forte pressione competitiva nei comparti a monte – a partire dalla componentistica fino ai produttori di impianti “chiavi in mano” – operata da grandi società multinazionali estere.
Nel recente passato la crescita delle istallazioni verdi ha infatti solo in parte costituito un volano per i produttori nazionali di equipment e per questo tale filiera è stata oggetto di un’analisi incrociata, bottom up e top down, all’interno del Libro Bianco di Confindustria.
La mappatura tecnologica bottom up ha censito, per il 2016, un fatturato complessivo di modeste dimensioni, pari a circa 1,3 miliardi di euro e un numero totale di dipendenti inferiore alle 6mila unità. Le tecnologie con maggior peso sono l’eolico, le bioenergie e il geotermico, mentre il solare fotovoltaico è al quarto posto.
L’analisi top down effettuata in via indiretta – utilizzando i codici doganali – ha mostrato un quadro notevolmente modificato, dando idea della dimensione del campione censito rispetto al totale nazionale. Il fatturato della filiera italiana di produzione di impianti per rinnovabili elettriche appare essere, nel 2016, pari a 4.444 milioni di euro mentre, considerando la filiera allargata, si arriva a circa 5.167 milioni di euro.
La transizione energetica rappresenta una grande opportunità di sviluppo industriale, che l’Italia è riuscita sinora a cogliere solo sotto il profilo della produzione manifatturiera dei sistemi per l’incremento dell’efficienza energetica. Nel prossimo futuro anche le fonti rinnovabili potranno determinare benefici, si prevede infatti una ripresa degli investimenti, attualmente rallentati dopo la forte crescita concentrata nel periodo 2007-2012.
Nel settore elettrico si prevede il passaggio dagli attuali 52,2 GW a 91,6 GW al 2030, considerando un processo di installazione gradualmente crescente per sfruttare la diminuzione dei costi delle apparecchiature green. Ciò equivale a un valore degli investimenti cumulati nel settore elettrico pari a oltre 68,2 miliardi di euro, mentre ulteriori 57,7 miliardi di euro verranno impiegati nelle rinnovabili termiche per un totale complessivo – senza contare la grande domanda di investimenti legata alla mobilità sostenibile – di 126 miliardi di euro. Un volano di crescita che, se interamente soddisfatto dal sistema manifatturiero nazionale, implicherebbe un valore della produzione manifatturiera italiana di 226 miliardi di euro, un’occupazione complessiva di un milione di lavoratori e un valore aggiunto industriale di 73 miliardi di euro.
Attivare l’industria nazionale e sfruttare le potenzialità offerte dalla decarbonizzazione sarà raggiungibile solo armonizzando le politiche energetiche con gli obiettivi di crescita industriale, con lo sviluppo del tessuto manifatturiero e con la tutela della posizione competitiva delle imprese italiane. Anche i centri di ricerca e le università possono contribuire a costruire un nuovo modello di produzione e di uso sostenibile dell’energia, all’interno del quale le fonti rinnovabili possano assumere un ruolo determinante.
Sarà fondamentale attivare processi di trasferimento di conoscenze verso le imprese, favorire la cooperazione tra queste e il sistema della ricerca, nonché incentivare l’uso delle nuove tecnologie per consentire innovazioni di processo e di prodotto, con il risultato di trasformare i traguardi della ricerca tecnologica in attività imprenditoriali.
La domanda crescente di installazioni green e lo sviluppo delle rinnovabili termiche prospettano investimenti per 126 miliardi di euro