Passano i mesi e gli anni e la crisi di mercato ed economica del nostro paese non accenna a svanire. La maratona iniziata nel lontano 2007, dunque, sembra non essere ancora completata ma per molti versi i maratoneti hanno cambiato pelle, anzi sono stati costretti a farlo. Quelli su cui abbiamo voluto porre la nostra attenzione, in diversi numeri della nostra rivista, sono gli invisibili, quei maratoneti instancabili, tenaci e mai domi che inseguono il loro traguardo silenziosamente, molto spesso in solitudine ma con una capacità estrema di resistere e di guardare avanti senza arrendersi. Non quei piccoli imprenditori, dunque, che hanno il privilegio di una struttura interna e consulenziale esterna, di portata e dimensioni tali da poter essere supportati e orientati o più semplicemente aiutati nelle difficile scelte del quotidiano, ma quelli che molto, troppo spesso si trovano a dover prendere importanti e fondamentali decisioni in perfetta solitudine. Eppure sono cambiati negli anni i nostri maratoneti, hanno mutato, hanno necessariamente dovuto farlo, il loro assetto iniziale che avevano alla partenza, quando, ignari di cosa stavano per affrontare, si sono trovati nel bel mezzo di una lunga ed estenuante maratona. La prima parte del loro difficile percorso lo hanno affrontato con i mezzi e le conoscenze che avevano, oggi quando si fermano ai guardarsi alle spalle, vedono la tanta strada fatta, le enormi difficoltà passate e superate, ma se si specchiano trovano una persona diversa.
La maratona li ha fatti crescere, è cambiato il loro bagaglio culturale, la loro capacità comunicativa e persino la loro visione del proprio lavoro. Dopo i primi, temutissimi, annunci di una sostanziale chiusura del credito del sistema bancario verso il mondo dell’imprenditoria diffusa e dei piccoli imprenditori, ci si è resi conto che il vero problema del credito non era, e non è, il livello o il grado di apertura dei cordoni della borsa verso chi ha merito creditizio, ma una sostanziale schizofrenia dell’intero sistema e ciò non per causa o per colpa dello stesso, ma per la seria difficoltà dei piccoli imprenditori a valorizzare le proprie attività, le proprie strutture. Per questo motivo una stessa impresa non è affiancata da un istituto bancario nelle proprie attività e con i propri clienti e viene letteralmente inseguita da un altro istituto per poter “bancare“ quegli stessi nominativi e quello stesso bilancio.
O anche più semplicemente una stessa pratica è deliberata positivamente ed in cinque giorni da un istituto e riceve un diniego dopo tre mesi di approfondita quanto inutile istruttoria da un altro. Succede, è storia diffusa di questo tempo. Ecco dunque cosa ha provocato il cambio di pelle necessario che il piccolo imprenditore ha dovuto attuare.
Ha dovuto imparare, a sue spese di tempo, incagli e disperazione, il linguaggio comunicativo del credito. Ha dovuto saper rappresentare, al di là dei freddi numeri, la propria azienda al sistema bancario.
Ha dovuto, il nostro maratoneta invisibile, forse, rendersi visibile almeno a chi distrattamente non si accorgeva del suo passaggio e ha dovuto inserire nei rapporti con i propri clienti, clausole, articoli e addirittura l’organizzazione di controllo e recupero dei crediti, che gli istituti bancari chiedono, pretendono.
Mutatis mutandis ciò che in questi anni è accaduto con le banche, il nostro maratoneta l’ha dovuto attuare in numerose e importantissime aree produttive della propria azienda.
E dunque col proprio mercato di riferimento, con i propri fornitori, con i propri clienti interni ed esterni e forse con se stesso. Lui non sa e non vuole sapere quanto dista il traguardo, lui corre la sua maratona durissima ma vincente. Oggi però forse ha mezzi, cultura e consapevolezza di essere meno invisibile di quando è partito.
Questo importante cambiamento è crescita pura, è a prescindere dai fatturati e dai bilanci, la reazione vincente all’azione depressiva che questi anni sono stati capaci di diffondere. È quello scatto di reni che in tanti hanno chiesto agli imprenditori per rimettere in moto l’economia del paese che passa necessariamente dalle piccole imprese.