Geoff Mulgan, Ceo di Nesta, fondazione per l’innovazione del Regno Unito
Il paradosso della nostra epoca è che le persone non sono mai state più collegate, ossia in relazione, di quanto non lo siano adesso, eppure spesso si sentono sempre più scollegate dal potere e dalle forze che danno maggiormente forma alle loro vite. Due processi emergenti stanno fornendo una risposta a tale paradosso: dando alle persone un maggiore controllo sulle proprie vite e sul futuro e sfruttando la loro intelligenza per affrontare le grandi sfide del nostro tempo.
Entrambe queste dinamiche ci consentono di essere artefici e padroni del nostro futuro, piuttosto che osservatori passivi; ed entrambe evocano nuovi modelli di business e nuove competenze – legate alla progettazione dell’intelligenza – che diventeranno cruciali per lo sviluppo delle attività economiche nei prossimi decenni. Il primo processo su cui desidero concentrarmi è l’innovazione sociale. L’innovazione sociale è sempre esistita: nuove idee che soddisfano bisogni sociali, a partire dalla scuola dell’infanzia fino ai parchi pubblici. Ma oggi è organizzata in maniera molto più sistematica, con il coinvolgimento di governi, investitori, fondazioni e grandi imprese, alimentando un movimento che consente alle persone di creare e inventare nuove soluzioni ai bisogni sociali, dalla disoccupazione alla solitudine, dalle malattie ai cambiamenti climatici. Dato che le nazioni spendono fino al 4% del proprio Pil in favore dell’innovazione scientifica e tecnologica, soprattutto per realizzare nuovi hardware e prodotti, dall’industria farmaceutica a quel- la aerospaziale, l’esigenza di dedicare pari attenzioni alle innovazioni per la società sta emergendo sempre più chiaramente.
Tutto ciò si sta realizzando e ci sono esempi di programmi governativi, dalla Corea al Canada; della crescita dell’economia sociale, che ormai rappresenta una quota significativa del Pil, e di settori correlati come gli investimenti a impatto sociale; di alcuni dei modi in cui sta prendendo forma l’innovazione sociale delle imprese; e dei numerosi incubatori e centri di promozione dell’innovazione di base. Tutto questo ci rivela una prospettiva radicalmente diversa di come potrebbero funzionare le economie e le società, plasmate dalle menti e dalle esperienze di migliaia di persone. Il secondo grande processo emergente è quello dell’intelligenza collettiva, mobilitare le persone su larga scala in tandem con l’intelligenza dei dati e delle macchine. Anche in questo caso, esiste una lunga storia di progetti che hanno unito migliaia di persone facendole lavorare insieme. Ma questo fenomeno si sta sviluppando rapidamente grazie a Internet e ai progressi paralleli compiuti in materia di intelligenza artificiale.
Tutto ciò sta iniziando ad avere un notevole impatto sulla scienza, dal momento che milioni di persone contribuiscono a progetti scientifici realizzati dai cittadini; sulle imprese, in quanto i nuovi modelli di business sfruttano i contributi di migliaia di collaboratori; e anche sulla politica, dove alcuni parlamenti stanno imparando a usufruire delle competenze e dei contributi di centinaia di migliaia di membri della collettività. Negli ultimi anni è stata rivolta una grande attenzione all’Intelligenza artificiale, che ci offre possibilità entusiasmanti. Ma in molti campi è la combinazione di Intelligenza artificiale e intelligenza collettiva che rappresenta la chiave per il raggiungimento dei risultati. Ecco perché, questo mese, il Think Tank del Parlamento europeo ha previsto che il 2019 sarà l’anno in cui l’attenzione si sposterà dall’Intelligenza artificiale all’intelligenza collettiva. In sostanza, questo approccio richiede la progettazione di sistemi intelligenti su larga scala, lavorando a ritroso partendo dai bisogni, piuttosto che in avanti, partendo da particolari tecnologie.
Come può una città, ad esempio, migliorare la qualità dell’aria, utilizzando i sensori e l’intelligenza artificiale per analizzare i modelli, ma anche l’impegno dei cittadini per gestire le principali fonti di inquinamento, dai singoli edifici alle strade? Come può un’azienda mobilitare l’intelligenza dei propri dipendenti e clienti? Come possiamo riorganizzare il mercato del lavoro di una città o di una regione utilizzando i principi dell’intelligenza collettiva, mettendo in comune i dati sui posti di lavoro disponibili, le probabili tendenze di crescita e scomparsa di posti di lavoro e le competenze, consentendo così alle persone di trovare la propria strada malgrado il contesto di incertezza? Come può l’Intelligenza collettiva aiutare l’Onu e i paesi ad accelerare il raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile?
I nostri cervelli funzionano meglio perché collegano tra loro miliardi di neuroni e anche le nostre capacità di ricordare, creare e giudicare. L’intelligenza collettiva dimostra come lo stesso valga per le città, le nazioni o le attività economiche. Se riuscissimo a migliorare la connessione e l’organizzazione dell’intelligenza, allora potremmo diventare molto più bravi a risolvere i grandi problemi. L’alternativa è la stupidità collettiva.