Apprezzata dal mercato soprattutto per l’alto grado di personalizzazione del prodotto che riesce ad offrire i propri clienti, da circa dieci anni la Hydros – 6 milioni di euro di fatturato nel 2020 e 51 dipendenti – si occupa di realizzare macchine, packages e impianti per il trattamento delle acque, comprese quelle reflue e sotterranee, per quello dei rifiuti, del compostaggio e del biogas, oltre che dell’aria, dei vapori da processi industriali e delle costruzioni meccaniche speciali. Settore in cui l’azienda di Tito, in provincia di Potenza, ha iniziato ad operare solo dopo la riconversione decisa dal titolare Salvatore Russelli, costretto a cambiare rotta dai problemi generati dalla crisi che nel biennio 2011-12 aveva messo in seria difficoltà anche l’Hydros, al tempo impegnata nel campo dell’automazione industriale.
“Alle origini del progetto Hydros, partito dall’idea di un patito della meccanica quale sono – spiega Russelli –, l’azienda aveva tutt’altro terreno d’azione. In seguito, dopo qualche aggiustamento in corsa, abbiamo cominciato ad offrire soluzioni di vario tipo, personalizzate sulle esigenze del cliente. Non abbiamo, insomma, prodotti standard e il vero valore aggiunto dell’attività è l’ingegneria, la capacità di costruire qualcosa che sul mercato non esiste ancora. Il contesto scelto, pure in considerazione delle competenze trasversali fatte nostre nel corso del tempo, è stato quello ambientale, attualmente il core business dell’Hydros”.
In particolare, la Pmi lucana ha maturato esperienze sempre più importanti nei settori delle acque reflue e dei rifiuti soliti urbani. Un campo d’azione potenzialmente ampio e in continuo divenire, come sottolinea l’ideatore dell’impresa con quartier generale a Tito e un’altra sede a Vicenza. “Ci muoviamo sicuramente in un settore di costante crescita ed espansione, regolamentato dalle Bat (Best Available Technology, ndr), le migliori tecnologie disponibili e in grado di garantire un elevato livello di protezione all’ambiente. Si sono così superate dinamiche del passato ed ora gli impianti di depurazione o trattamento rifiuti chiedono, sempre più spesso, servizi di manutenzione specializzata, ammodernamenti. Specialmente in un periodo come l’attuale, in cui, seguendo il paradigma della transizione energetica, si stanno cercando nuove soluzioni per ottimizzare gli scarti prodotti dagli stessi impianti”.
E per soddisfare al meglio le necessità della clientela, negli ultimi anni Hydros ha rimodulato e definito con ancora maggiore precisione i propri obiettivi commerciali. “Da qualche tempo ci stiamo concentrando sulla realizzazione di impianti containerizzati, packages che vengono interamente prodotti, assemblati e collaudati nell’officina aziendale e poi trasportati in particolare all’estero su siti da bonificare – chiarisce Russelli –. Ci sono insomma tantissime opportunità da poter cogliere in questo settore, ma anche problematiche assolutamente irrisolte”. Come quelle relative alla atavica carenza di personale specializzato, limite fortissimo non solo nel Sud Italia. “Se si pensa che il 90% degli attuali dipendenti sono stati direttamente formati in azienda nel 2002, la situazione in cui ci troviamo diventa piuttosto chiara. Riuscire a trovare saldatori, tornitori o fresatori è infatti praticamente impossibile: qui, ma pure in altre zone d’Italia, non c’è un indotto che metta in circolo questo tipo di figure lavorative. Dalla scuola, nello specifico dagli istituti tecnici più che dalle università, viene l’unica, potenziale ancora di salvezza. Ma purtroppo ho toccato con mano che la maggior parte degli istituti scolastici, compreso quello in cui ho studiato, sono rimasti a venti o addirittura trenta anni fa”.
Nonostante questi grandi punti interrogativi ai quali non si è riusciti ancora a dare risposta, l’Hydros continua comunque a veleggiare ad andatura costante nel proprio settore commerciale pure all’estero. “Fuori dai confini, da dove nel 2021 arriverà quasi il 40% del nostro fatturato, il cliente tipo è il general contractor, grosse società di ingegneria che assegnano parte delle loro commesse a sub fornitori – commenta il titolare della Pmi lucana –. Forti di un fatturato che nell’anno in corso crescerà di circa il 20%, stiamo lavorando in Albania e Montenegro, dopo aver prestato la nostra opera pure in Turchia, Libano, Messico, India e Venezuela. E per il futuro prossimo stiamo pensando di realizzare un centro di trasformazione degli acciai”.