
Da quarant’anni, basando la propria crescita su lavoro, innovazione e anche scelte coraggiose, la bergamasca GFM è stata capace di costruire attorno a sé una reputazione che, soprattutto nell’ultimo decennio, le ha consentito di consolidare ulteriormente in Val Seriana – nelle due sedi di Nembro e Mapello – un’eccellenza apprezzata anche fuori dai nostri confini. Generando 30 milioni di fatturato attraverso il lavoro di 85 dipendenti, GFM è presente sui mercati internazionali nel settore delle turbine a gas, oltre che in quello dei componenti di motori in ambito aerospaziale.
Un’idea vincente
“Siamo un’azienda che nasce negli anni ‘80 da un’intuizione di Giovanni Gandini, padre dell’attuale presidente Andrea, che sviluppò l’idea di offrire qualcosa in più dei soli componenti meccanici, creando anche un servizio di supporto al cliente – spiega l’Ad Manuel Cortinovis –. Nel frattempo si è iniziato a mettere insieme un numero di realtà nella provincia di Bergamo di cui GFM è rimasta sempre capo commessa. E siamo cresciuti così tanto da decidere di investire, così da diventare un punto di riferimento per i maggiori player internazionali dell’energia mentre in Italia continuavamo a collaborare con altre aziende per poter garantire una capacità produttiva eterogenea”.
Il momento di cambiare marcia

MANUEL CORTINOVIS
Un processo di attenta interazione con partner qualificati, ma mantenendo una centralità di manovra guadagnata sul campo negli anni. “GFM è costantemente alla ricerca del miglior modo per produrre componenti nel rispetto dei parametri qualitativi e lo fa con il pieno controllo di ogni fase del processo, cosa che non è da tutti, soprattutto quando si parla di volumi così grandi – tiene a sottolineare Cortinovis -. E questo modus operandi ci ha portato anni fa a raggiungere la certificazione 9100 nel settore dell’Aerospace, naturale evoluzione della nostra struttura nell’ancor più complesso mercato della meccanica aerospaziale, dove ci occupiamo di motori di aerei ma anche di altri componenti. In sostanza abbiamo deciso, con una buona dose di coraggio di spingere sull’acceleratore, di fare investimenti importanti perché ci siamo resi conto che, mirando all’eccellenza, i risultati poi non tardano ad arrivare”.
The Box e i nuovi progetti
“Non è un prodotto che ha una sua definizione, The Box, ma consente di mettere insieme in una scatola una rosa di componenti, magari eterogenei e che non si muovono su piani tecnologici simili. In questa maniera il cliente ha un vantaggio competitivo notevole perché si riescono a eliminare le perdite di tempo che ci sono fisiologicamente quando bisogna approvvigionarsi per un progetto da fornitori diversi. Abbiamo infatti un magazzino grandissimo con materie prime e prodotti finiti che ci permette di soddisfare le loro richieste”, chiarisce l’Ad della GFM prima di portare il discorso sugli indirizzi futuri che seguirà la sua azienda. “Stiamo anche lavorando su un progetto, sviluppato da noi, per lo stoccaggio di energia con un metodo meccanico. Un’idea giunta ormai alla fase dell’industrializzazione”.
Il centro ATC
Parallelamente a questo tipo di indirizzi imprenditoriali, a fine settembre 2019, GFM ha dato vita sempre a Nembro ad una sinergia con DGM Mori, multinazionale che produce macchine utensili, e l’altra bergamasca Itema, tra i leader mondiali nel settore dei telai industriali automatici. Collaborazione a tre che ha fatto nascere il centro ATC (Additive Technology Center), dove si sperimentano le tecnologie più innovative nel campo della manifattura additiva e si lavora per renderle industrialmente sostenibili.
I dieci dipendenti di ATC sono impegnati giornalmente in particolare nello sviluppo di stampi metallici molto grandi in 3D, oltre che nella messa a disposizione del know-how pure in chiave formativa.
Un circolo virtuoso per la Val Seriana
“L’obiettivo di partenza era quello di far nascere in Val Seriana una realtà di impatto tecnologico elevato, come nel nostro stile – conferma Manuel Cortinovis -. E abbiamo investito negli anni precedenti all’apertura del centro per preparare la struttura. Ora siamo in fase di sviluppo e c’è bisogno che le nostre idee si diffondano sia all’interno che all’esterno di ATC. Per fare questo vogliamo seguire la strada dell’interazione con le scuole della zona con l’obiettivo di formare le nuove generazioni di diplomati e laureati. Ma essendo una tecnologia innovativa non possiamo contare su una storicità che ci permetta di seguire percorsi ad hoc in un processo che reputiamo molto importante”.