
La storia commerciale di Frigo Tecnica Internazionale – 13,5 milioni di euro di fatturato nel 2020 a fronte di 60 dipendenti –, azienda familiare marchigiana nata quarant’anni fa per supportare il lavoro giornaliero della marineria di San Benedetto del Tronto, ha preso nel tempo una traiettoria di successo, arricchendosi sulla sua strada di una clientela sempre più qualificata ed esigente. A Ripatransone, in provincia di Ascoli Piceno, si è infatti partiti dalla produzione di sistemi di refrigerazione a bordo delle navi da pesca, per poi virare verso il maggiormente impegnativo mercato degli impianti di terra, prima come semplici installatori e in seguito anche nel ruolo di produttore dei sistemi di refrigerazione industriale.
Scelta ambiziosa, considerati tra l’altro i grandi player presenti su quel mercato, ma che ha da subito pagato per la Frigo Tecnica Internazionale. “Abbiamo iniziato a costruire impianti per le industrie della trasformazione alimentare e della logistica sia in Italia che all’estero – spiega il titolare Paolo Lucci (in foto) –. In particolare ci chiedevano che, oltre a portare a termine il lavoro, ci occupassimo pure di altri aspetti collaterali. Questo ci ha permesso di sviluppare un know how trasversale, fondamentale negli anni Duemila per cominciare a produrre in proprio quei compressori che alla fine sono diventati il core business dell’azienda”.

LAVORAZIONE AD UN IMPIANTO DI REFRIGERAZIONE
Da lì a poco la crescita di Frigo Tecnica Internazionale ha subito una chiara impennata, con l’arrivo di corpose commesse soprattutto da oltre confine. “Siamo riusciti a gestirne una da 40 milioni di euro proveniente dal Sud America, come anche un’altra da dieci milioni che veniva dall’Arabia Saudita. Ci muoviamo sulla scia delle richieste di clienti che hanno necessità di produrre freddo e facciamo la progettazione delle macchine, sia elettrica che elettronica, installiamo l’impianto nel sito attraverso il lavoro del nostro personale e siamo in grado di offrire anche servizi post vendita”, chiarisce il titolare dell’azienda marchigiana.
Negli ultimi anni, poi, i vertici della Pmi di Ripatransone hanno deciso di concentrare la propria attenzione sulla sostenibilità energetica, tema centrale in un mondo fortemente energivoro come quello della refrigerazione. “Volevamo che il cuore degli impianti fosse più efficiente, da un punto di vista energetico rispetto all’offerta di una concorrenza composta quasi esclusivamente da multinazionali. Ad oggi, attingendo agli studi portati a termine qui da noi con l’aiuto di università e professionisti esterni, siamo capaci di progettare e produrre unità ad altissima efficienza, garantendo un risparmio energetico pari al 30% certificato dal Gse, il Gestore dei servizi energetici – sottolinea Lucci –. Un aspetto che piace molto ai clienti e che permette anche a noi di salvaguardare l’ambiente mentre limitiamo in questo modo le immissioni di anidride carbonica nell’aria. Un’azienda energivora arriva a consumare anche 20 milioni di kilowatt all’anno e perciò il risparmio è veramente elevato, considerato pure il fatto che nel Pnrr l’efficientamento energetico e il rispetto ambientale hanno un posto di assoluto primo piano”.
Lavorando su commessa la Frigo Tecnica Internazionale sta vivendo momenti non certo facili, costretta dagli scarsi approvvigionamenti di alcuni componenti a rallentare di parecchio la marcia e rimandare parte delle consegne. “I tempi si stanno purtroppo dilatando causa carenza di materiali e ovviamente anche il fatturato ne soffre – chiarisce Lucci –. In ogni caso, passato l’anno in corso, contiamo nel 2022 di tornare ai livelli abituali pre Covid-19. La nostra peculiarità è quella di essere rimasti un’impresa artigianale che pensa però in termini industriali: questo significa che non c’è un’unità o un progetto uguale all’altro. Nonostante abbiamo passato momenti complicati, l’approccio tailor made che caratterizza il lavoro in azienda ci ha sempre dato la forza per venirne fuori”.
Dovendo fare i conti con una concorrenza dalle grandi disponibilità economiche, la Pmi marchigiana riesce comunque a districarsi in modo soddisfacente in un mercato che la vede tra le prime in Italia. “Qui da noi ce la continuiamo a giocare bene, mentre all’estero concorriamo con grosse multinazionali nel solco del classico Davide contro Golia. Se abbiamo handicap nella potenzialità d’acquisto, nelle sinergie a livello globale, dall’altro lato possiamo garantire alcune cose che i competitor non possono offrire. Nel futuro credo proprio che le sinergie, le collaborazioni virtuose la faranno da padrone, considerati pure i tempi che stiamo vivendo da un punto di vista commerciale”, conclude Lucci.