Che ruolo riveste oggi lo strumento fiera per gli imprenditori?
Le fiere specializzate di livello internazionale rappresentano, in particolare per le Pmi, lo strumento principale per approcciare il mercato globale, che considera le fiere italiane la migliore espressione della capacità propositiva, in termini di qualità e creatività, del sistema industriale italiano.
Sarebbe un grave errore considerare le ferie settoriali uno strumento superato: il loro ruolo e la loro funzione possono essere rimodulati facendo ricorso alla innovazione tecnologica che investe oggi, e nel futuro, la comunicazione in senso lato.
Pertanto nuove sfide attendono gli organizzatori fieristici per rendere questo strumento sempre utile e indispensabile per le imprese. Nei prossimi 5 anni gli investimenti saranno sempre più indirizzati a sviluppare la digitalizzazione, la sicurezza e l’accessibilità.
Otto anni di crisi hanno modificato in qualche modo l’approccio degli espositori?
Gli espositori credono nel ruolo e nella funzione delle fiere settoriali che, in questi anni di crisi, hanno avuto la capacità di offrire piattaforme efficaci in termini di servizi e di innovazione, anche tecnologica, tali da garantire un forte recupero di visitatori professionali e di espositori, rispetto alla caduta registratasi nel 2009. Rispetto ai dati rilevati quell’anno, nel quale si sono avuti i primi forti effetti della crisi globale sul sistema, il consuntivo fieristico 2015 della manifestazioni degli associati Cfi presenta un quadro che può essere considerato positivamente: i visitatori professionali italiani registrano un indice 100,8 e quelli esteri 119,2; gli espositori esteri 103,9, mentre gli espositori italiani si fermano a 86,2 causa aggregazione di imprese o cessazione di attività.
Ci sono nuove esigenze in termini di servizi offerti?
Certamente si richiede agli organizzatori un sempre maggiore impegno in quella parte che può definirsi spettacolarizzazione degli eventi mirati a evidenziare l’evoluzione settoriale, l’individuazione degli obiettivi del mercato nel breve e medio periodo, l’analisi della competizione mondiale e degli effetti sociopolitici che la condizionano, le nuove modalità e tecnicalità della comunicazione.
La fiera diventa sempre più un osservatorio globale dei settori produttivi, oltre che svolgere il suo ruolo storico di sviluppo degli scambi.
Come si posiziona l’Italia per numero e importanza delle fiere internazionali ospitate ogni anno?
Siamo ai primi posti nel mondo in termini di manifestazioni di elevata rilevanza internazionale. Le statistiche quantitative ci posizionano al quarto posto, dopo Stati Uniti, Cina e Germania, tallonati dalla Francia. Ma quello che mi preme sottolineare è che la posizione italiana è più significativa sul piano della qualità della proposta, che si basa sulle eccellenze produttive di un sistema imprenditoriale molto articolato, flessibile, creativo e tecnologicamente avanzato, elementi questi che caratterizzano il made in Italy.
A Bologna si è conclusa da poco Eima International, il grande appuntamento dedicato alle macchine agricole e al quale ha partecipato in qualità di presidente FederUnacoma. Sono emersi spunti che potrebbero essere utili anche in altri settori?
La fiera oggi, con la presentazione dell’innovazione tecnologica e creativa affidata agli espositori, diventa un’occasione per trasmettere al mondo politico ed economico un’immagine complessiva di un settore industriale di riferimento, le sue problematiche e le sue prospettive, sensibilizzando nel contempo espositori e visitatori professionali.
Ritengo che Eima International 2016 abbia realizzato questi obiettivi organizzando incontri, rappresentazioni e dibattiti che hanno suscitato largo interesse e positive riflessioni tra gli operatori del settore. Inoltre, nel quadro del piano straordinario per il made in Italy, sostenuto dal ministero dello Sviluppo economico, è stato realizzato un importante progetto mirato alla implementazione delle missioni di operatori esteri, registrando la presenza in fiera di 80 delegazioni, di cui 70 realizzate in collaborazione con Ice.
I risultati conseguiti da Eima International sono stati positivi e sono andati oltre le migliori attese. I visitatori registrati nei cinque giorni di manifestazione sono stati 285mila, di cui 44mila provenienti da 140 paesi. Le presenze estere sono aumentate del 18% rispetto al precedente evento del 2014, con grande apprezzamento da parte dei 1.900 espositori.
Ci sono provvedimenti del governo che potrebbero aiutare il settore fieristico?
Oltre al governo coinvolgerei anche le regioni e i comuni, in quanto le fiere sono importanti anche generatori di ricchezza sul territorio. Al governo chiediamo di continuare a sostenere l’azione delle fiere internazionali, così come ha fatto con il piano straordinario triennale per il made in Italy, riconoscendone la valenza economica e politica delle fiere che si svolgono in Italia come strumento per internazionalizzare le imprese e in particolar modo le Pmi.
Alle amministrazioni che governano il territorio chiediamo forte attenzione alla migliore qualificazione delle infrastrutture di raccordo con i quartieri fieristici e di vigilare sulla funzionalità e qualità dei servizi indotti, che risultano i maggiori beneficiari della attività fieristiche.
In sostanza, operare in una rigorosa logica di sistema a livello centrale e locale per ottimizzare le risorse e competere in modo efficace nello scenario mondiale, sempre più aggressivo, e mantenere le posizioni acquisite dopo tanti anni di impegno e di sacrificio.