Lei è alla sua seconda legislatura, qual è il ruolo che il Parlamento deve avere nel contesto europeo di oggi?
Il Parlamento europeo, unica istituzione eletta direttamente dai cittadini, dovrebbe avere maggiore protagonismo, dovrebbe essere sovrano e non subalterno rispetto alla Commissione, che è composta da persone che non hanno alcuna legittimazione popolare. Ricordo a titolo emblematico che nel processo di negoziazione del bilancio pluriennale europeo – documento strategico e politico di massima rilevanza – il Parlamento dà solo un consenso di massima e non può neanche presentare emendamenti. C’è anche una questione politica: oggi la Commissione è sostenuta da una maggioranza che va dai socialdemocratici (di cui fa parte il Pd) al Ppe, di cui fa parte Forza Italia. C’è invece un fronte “sovranista”, guidato dalla Lega, che conduce una battaglia politica per l’autodeterminazione dei popoli, per la tutela delle identità, per il ripristino di una sovranità e un’autonomia seriamente minacciate da questo sistema. Pensiamo che questa globalizzazione abbia sottratto democrazia ai territori, consegnando le scelte a banche e multinazionali che decidono sulla testa dei cittadini.
Su quali dossier è impegnato attualmente?
Come componente della commissione Libe (la commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni, ndr) da anni sono impegnato, soprattutto, sulla questione immigrazione. Un tema che, nella nostra narrazione politica, assume un significato universale e chiama in causa anche l’economia.
La nostra economia è minacciata dalla concorrenza sleale di chi ha interesse a insediarsi sui nostri territori, fissare la sede in un paradiso fiscale e importare e sfruttare manodopera a basso costo dai paesi in via di sviluppo. Ecco perché protezionismo non è provincialismo, ma è tutela per i nostri lavoratori e per le piccole e medie imprese che compongono il tessuto produttivo italiano.
In che modo si sta adoperando affinché le proposte a cui state lavorando possano avere un impatto positivo sull’industria italiana?
La nostra attività politica si compie tra i territori e le aule di Bruxelles e Strasburgo. A tal fine ho ottenuto, come relatore, l’inserimento di nuove misure per la tracciabilità e la tutela dei nostri prodotti e ho presentato un pacchetto di interventi per il sostegno e gli sgravi fiscali alle piccole e medie imprese. Come gruppo abbiamo fatto fronte comune contro le nuove liberalizzazioni previste dall’intesa col Marocco, minaccia per la nostra agricoltura, ci siamo duramente opposti al Mes alla Cina, al Ttip e al Ceta: intese che piacciono solo alle multinazionali e che rischiano di penalizzare il nostro commercio.
Cosa deve fare l’Europa per essere più vicina ai cittadini e alle imprese?
Lo dico in due parole, cariche di significati: riformarsi radicalmente. L’Europa è oggi un organismo terzo che impone vincoli di bilancio, che nega spazi di manovra ai governi nazionali, che burocratizza ogni settore, arrivando a penalizzare ogni singola economia territoriale.
L’Europa è oggi quella che vorrebbe sopperire al calo demografico con l’immigrazione, quella che apre le porte all’olio tunisino, al riso cambogiano, alle arance del Marocco, l’Europa che vorrebbe farci consumare insetti, quella dei trucioli di legno nel vino, quella dei ‘no’ ai nostri formaggi e alle nostre produzioni, quella dei limiti millimetrici sulla pesca delle vongole.
È il luogo delle disparità, dove le regole valgono per qualcuno e non per altri, dove alla Merkel si consente di violare le regole sul surplus commerciale, dove gli aiuti di Stato valgono per le banche tedesche o portoghesi, ma non per salvare i risparmiatori italiani, dove il Patto di stabilità deve valere per qualcuno ma può non valere per altri. Non abbiamo bisogno dei finti “tira e molla” di Renzi con l’Ue, ma di un processo radicale di riforma in cui le forze identitarie, come la nostra, si candidano a essere protagoniste. Il vento sta cambiando, l’elezione di Trump e la Brexit ne sono il segno e noi continueremo la nostra battaglia politica affinché questo possa compiersi.