Perché instaurare una buona comunicazione interna è importante anche per una Pmi? Quali benefici può portare?
È necessaria per tutte le aziende, qualsiasi sia la dimensione del loro organico. Vale soprattutto oggi, ai tempi del post coronavirus: occorre unire le forze per affrontare, insieme, le grandi sfide. Lo stesso protocollo per la sicurezza nei luoghi di lavoro, firmato il 14 marzo e aggiornato il 24 aprile, parla espressamente della comunicazione interna, demandando alle imprese il compito di condividere le informazioni con i lavoratori. È tempo, dunque, di “IoP”, di intranet of people, intesa come la comunicazione interna da sviluppare nelle nostre aziende.
Con quali strumenti e processi è possibile migliorare la condivisione delle informazioni?
La comunicazione interna può essere fatta in tanti modi: con la intranet, ad esempio, con l’invio delle classiche e-mail, con una app oppure, ancora, con un social media come Telegram che permette di attivare canali e gruppi privati, garantendo la riservatezza del numero di telefono, permettendo di allegare file di grandi dimensioni fino a 1,5 gigabyte con didascalia e hashtag e, ancora, di realizzare sondaggi.
Ciò che deve accomunare questi strumenti sono gli obiettivi da realizzare. La “Intranet of People”, così com’è immaginata nel libro “Tempo di IoP: Intranet of People” (pubblicato da Dario Flaccovio Editore, ndr), è una casa con cinque fondamenta: rispettivamente, l’unità per il bene comune, il dialogo, la formazione continua, il benessere o welfare e, last but not least, la sostenibilità.
L’epidemia da Covid-19 ha accelerato per alcune realtà aziendali l’adozione dello smart working. A suo avviso questo passaggio migliora o peggiora la qualità della comunicazione interna?
Pur non essendo parente di Giuliano Poletti, sono un grande sostenitore della legge sullo smart working. Dal 2017, data di introduzione della normativa, tante cose sono cambiate. Ricordate? Nel 2019, secondo l’Osservatorio del Politecnico di Milano, gli smart worker in Italia erano 570mila. Oggi, dopo la fine del lockdown, si parla di più di otto milioni di “lavoratori agili”. Lo smart working o home working ha permesso a tanti professionisti di continuare a lavorare in sicurezza ai tempi del coronavirus.
Credo che non si possa torna indietro. Anzi, si può e si deve continuare, passando dallo smart working concesso a “tempo determinato” allo smart working concesso a “tempo indeterminato”. È quanto ha fatto Twitter, investendo mille dollari a collaboratore per la dotazione degli strumenti necessari.
Agli investimenti in tecnologia aggiungerei quelli in comunicazione interna: la distanza fisica deve essere colmata anche da un maggiore impegno sul fronte della condivisione interna.
Quali suggerimenti darebbe per gestire al meglio la comunicazione interna se effettivamente lo smart working dovesse restare la modalità prevalente per i prossimi mesi?
Direi di fare in modo di mettere sempre di più, al centro dell’attenzione, le persone. Mi ha molto colpito l’intervista della recruiter di Bending Spoons, l’azienda che ha sviluppato l’app Immuni, a Io Donna. “Do il meglio di me per attribuire un lavoro di valore alle persone e per renderle felici. Le aziende possono continuare a crescere solo se gli individui sono felici di esserci”, ha detto l’Hr dell’impresa, premiata come la migliore tech company nella classifica Best Workplaces Italia di “Great Place to Work”.
Alla fine della giornata, tirando le somme, le aziende scommettono sulle persone. E, dunque, devono scommettere anche sulla comunicazione interna. Come? Promuovendo lo scambio con l’attivazione di community e dando continui feedback sull’avanzamento dei progetti in azienda. Insieme si va lontano e insieme tutto è possibile. Torniamo a parlare di squadra e a fare squadra.
Prendiamo come modello i Beatles che seppero costruire un team unico: due autori come Lennon e McCartney, un produttore come George Martin e un manager-imprenditore come Brian Epstein. Unendo le forze, il team allargato dei Beatles seppe porsi al centro di un network globale.
È ciò che possiamo e dobbiamo fare nelle nostre aziende, piccole, medie o grandi che siano, grazie anche alla comunicazione interna.
Nelle ricerche svolte per il suo libro ha trovato best practice da cui poter trarre ispirazione?
Siare Engineering, l’azienda di Crespellano-Valsamoggia incaricata il 6 marzo dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte e dalla Protezione Civile di fabbricare 2.350 respiratori entro il 31 luglio. Giorno dopo giorno Siare Engineering ha coinvolto i suoi 35 collaboratori e i 25 tecnici dell’Esercito che, assieme a Fca e Ferrari, hanno reso possibile questa sfida: lo hanno fatto internamente i manager Giuseppe e Gianluca Preziosa, rispettivamente presidente e direttore generale, trasferendo al team di Crespellano l’entusiasmo per un’impresa di portata nazionale.
Le parole di Gianluca rappresentano un’ottima sintesi: “Lo sforzo fisico è stato vissuto con una carica emotiva molto forte. Tutti noi sapevamo dove andavano a finire queste apparecchiature: prima arrivavamo, più vite umane avremmo salvato. Eravamo già una grande famiglia: questa impresa ci ha uniti ulteriormente”. Questa unità è stata possibile grazie anche alla condivisione interna, portata avanti giorno dopo giorno.