Gry Hasselbalch, fondatrice di DataEthics.eu e componente del gruppo di esperti sull’intelligenza artificiale della Commissione europea
Negli anni ’60 le case automobilistiche non consideravano l’ipotesi di veicoli “verdi”, ovvero ecologici. Le automobili dovevano essere solo grandi e lo smog era un pensiero che si perdeva in un orizzonte lontano. Oggi una casa automobilistica, con un passato discutibile in materie di politica ambientale, ha vita breve. L’eco-compatibilità è diventata una richiesta incondizionata da parte degli investitori, un requisito giuridico, un mercato fiorente e un netto vantaggio competitivo. L’etica dei dati si svilupperà in modo analogo, solo molto più rapidamente. Si tratta del nuovo movimento verde.
Il libro intitolato “Data Ethics – The New Competitive Advantage” (autori Gry Hasselbalch e Pernille Tranberg, ndr) è stato pubblicato nel 2016 e, a tutt’oggi, è il primo case study di un cambiamento paradigmatico che sta avvenendo a livello mondiale nello sviluppo delle attività economiche, legato all’etica dei dati. Nel libro si sono esaminate le aziende che gestiscono i Big data come una responsabilità sociale e sviluppano le loro prassi aziendali di conseguenza, affermando che tali aziende sono i vincitori di domani grazie a un vantaggio competitivo. Parliamo di società come Apple, il gigante dei prodotti tecnologici di consumo, il cui Ad Tim Cook ha ripetuto per anni che lui “vende prodotti e non dati relativi agli utenti”, per distinguersi dalla concorrenza della Silicon Valley. Oppure Vai Kai, una piccola azienda tedesca che produce giocattoli connessi a Internet, nei quali la tutela della privacy è integrata, proprio per soddisfare “le crescenti richieste dei consumatori attenti alla privacy”, come ci ha riferito l’Ad Matas Petrikas.
Perché queste aziende hanno un vantaggio competitivo? Tutto inizia da quello che potremmo chiamare l’inquinamento dei dati. Fughe di Big data, hacker e scandali legati alla vigilanza hanno dato inizio a un movimento in cui i cittadini e i legislatori non si preoccupano più solo della perdita di controllo, ma sono passati all’azione. È stato attuato un nuovo, ampio quadro normativo europeo per la tutela dei dati e per contrastare le minacce alla privacy e all’operato dei singoli in un’epoca di raccolta, conservazione e utilizzo massiccio di Big data, con una particolare attenzione rivolta alla condotta delle aziende.
Inoltre, di recente sono state varate diverse iniziative politiche per affrontare le implicazioni etiche dell’Intelligenza artificiale, la prossima frontiera nell’epoca dei Big data. L’Intelligenza artificiale (Ia), inizialmente introdotta nel settore manifatturiero per i controlli di qualità, la manutenzione predittiva, per ottimizzare la comunicazione e l’assistenza ai clienti – ma anche nelle campagne elettorali, nei mercati azionari, nel settore sanitario ecc. – viene utilizzata per interpretare grandi quantitativi di dati, prevedere gli schemi ricorrenti, analizzare i rischi e agire sulla base di tali conoscenze. Nel 2017, ad esempio, i legislatori dell’Ue hanno esaminato una proposta di legge per tassare i proprietari di robot allo scopo di consentire la riqualificazione professionale di chi ha perso il posto di lavoro. Nel 2018 è stata adottata l’audace Strategia dell’Ue sull’Ia, con la creazione del relativo Gruppo di esperti di alto li- vello della Commissione europea, che ha appena pubblicato una bozza di linee guida sull’etica. La lista dei governi in tutto il mondo, dalla Cina fino a Dubai, che sta presentando le proprie linee guida etiche relative all’Ia continua a crescere. Come c’era da aspettarsi, nel campo dell’Intelligenza artificiale, si assiste allo sviluppo di nuove aziende del settore dotate di un’agenda etica. Come la società finlandese AI lab Silo.AI con il suo slogan “Intelligenza artificiale per la gente”, la quale inserisce l’elemento umano all’interno delle soluzioni di Ia che sviluppa, per supportare e non sostituire gli esseri umani nei vari contesti lavorativi.
Non mancano poi Ad di aziende consapevoli della immediata necessità di assumere una posizione etica di fronte alla resistenza sociale all’Ia, come l’Ad di Microsoft Bill Gates, il quale di recente ha proposto che i governi introducano una tassazione sull’utilizzo dei robot da parte delle imprese. Gates ha affermato che: “Non è un bene se la gente prova più timore che entusiasmo nei confronti di quello che può portare l’innovazione”. Il vento sta cambiando nel mondo dei Big data e le imprese cominciano a percepire il cambiamento. Si avverte la necessità di introdurre un approccio etico ai dati e all’Ia e le aziende più creative e lungimiranti già da ieri sono entrate nel vivo di questo dibattito.