
ESPORTARE LA DOLCE VITA 2018
Quale sarà il mercato emergente che premierà di più l’eccellenza italiana nella mo- da, cibo e design nei prossimi cinque anni? Le previsioni del nono rapporto “Esportare la dolce vita” elaborato dal Centro Studi Confindustria e Prometeia e presentato a Milano lo scorso giugno presso la sede del Sole 24ore indicano senza ombra di dubbio che sarà la Cina. Il mercato cinese nel 2017 ha importato 2,2 miliardi di beni belli e ben fatti (Bbf), ovvero quei prodotti dell’alimentare, moda e arredo con un prezzo delle esportazioni più alto almeno del 20% rispetto ai concorrenti mondiali. Il valore delle importazioni cinesi di Bbf potrebbe raddoppiare nei prossimi anni. Ma, sempre che i rischi che minacciano il commercio globale non diventino dei seri ostacoli, la Cina non sarà da sola a trainare la crescita delle esportazioni italiane di beni Bbf.
Nel complesso i primi trenta mercati emergenti, anche se pesano solo il 14% del totale, cresceranno a passo doppio rispetto agli avanzati grazie alla maggior crescita dei consumi e alla progressiva espansione della classe benestante. Quali sono i mercati emergenti che offrono in generale le migliori prospettive? Per quali mercati emergenti i prezzi alti si associano anche a dimensioni di mercato ragguardevoli (in termini di un elevato valore delle loro importazioni dall’estero)? Considerando la totalità delle produzioni Bbf dei vari paesi esportatori, il mercato emergente che ha acquistato questo tipo di prodotti a prezzi mediamente più alti è stato la Cina, mentre quello in cui il valore complessivo degli acquisti dall’estero ha raggiunto l’ammontare più alto è stato la Russia. Cina e Russia insieme a Emirati Arabi Uniti possono essere considerati quali membri di un gruppo che possiamo definire top premium per il Bbf, in quanto alle dimensioni considerevoli del mercato associano livelli di prezzo elevati. Subito al di sotto dei paesi top premium si evidenziano alcuni mercati che potremmo definire “in decollo”.
Si tratta in particolare di Arabia Saudita e Messico, che presentano entrambi prezzi di poco inferiori ai livelli massimi cinesi e una dimensione del mercato pari a poco più della metà di quello russo, seguiti dalla Malesia, che si attesta su valori più modesti, soprattutto per dimensione. Ma qual è in particolare la posizione dell’Italia nei principali mercati emergenti top premium e in decollo? L’evidenza mostra differenze notevoli fra i primi cinque: Cina, Russia, Emirati Arabi, Arabia Saudita e Messico. In Cina l’Italia mostra una chiara posizione di leadership: i prezzi dei paesi concorrenti dell’Italia sono per lo più inferiori a quelli riconosciuti al Bbf italiano dagli acquirenti cinesi e siamo il primo paese da cui importa la Cina. La performance registrata dall’Italia appare tanto più notevole, in quanto la Cina è il mercato emergente che presenta i prezzi medi più alti per il Bbf. In Russia la concorrenza per il Bbf è maggiore e la posizione dell’Italia è più contesa.
Sugli stessi segmenti, concorrenti insidiosi risultano Francia, Svizzera e Austria. A livello settoriale lo scenario di base presentato nel rapporto prevede espansione per tutti i settori Bbf (anche se per alcuni come l’alimentare l’embargo russo pesa di più sulle prospettive di medio periodo). Un secondo scenario definito “ambizioso” mostra un grande potenziale aggiuntivo rispetto a quello base, soprattutto per abbigliamento e alimentare. Potenziale che si potrebbe concretizzare con una strategia mirata settore per settore tesa all’aumento delle quote di mercato in alcuni paesi chiave. Nello scenario ambizioso per il Bbf i principali aumenti di quota ipotizzati per l’alimentare risultano essere la Russia, gli Emirati, il Brasile, l’Arabia Saudita, ma soprattutto la Cina. Per la moda riguardano la Turchia, la Russia e il Messico (per l’abbigliamento, in parti- colare, l’Italia potrebbe guadagnare quasi dieci punti di quota in Cina). Per l’arredamento, l’Italia potrebbe guadagnare quasi dieci punti in Cina, raggiungendo nel 2023 una quota del 32% e realizzare guadagni anche in Turchia, negli Emirati e soprattutto in Messico. Gli emergenti quindi rappresenteranno un’opportunità per le nostre produzioni di qualità e quindi occorre puntare ad ampliarne le quote di mercato. La strada maestra per riuscire in questo obiettivo è dare priorità al coordinamento lungo le filiere produttive e adottare un approccio che valorizzi le complementarità tra manifattura e industria della cultura e del turismo.