“Le entrate erano sempre di meno, le uscite sempre di più”. A questa sconsolata constatazione c’era da aggiungere una diagnosi medica ancora più preoccupante: “Lei ha una malattia autoimmune che si chiama miastenia gravis. È un problema serio”. E ancora non era finita con la sorte avversa: “Quel giorno si stava avverando il peggiore di miei incubi: l’Unità avrebbe cessato le pubblicazioni. Niente più soldi, niente più lavoro”. Quale altra alternativa di sfogo se non affidare alla pagina scritta la parabola di una storia dal suo promettente inizio al suo desolato sviluppo? “E così ho scritto per raccontare la gioia di una venticinquenne che firma il suo primo contratto giornalistico e il dolore di una quarantenne cassintegrata”.
Questo, in breve, l’argomento di “Una storia al contrario” di Francesca De Sanctis. L’immagine di una farfalla domina la copertina del libro. Una storia di giornalismo e di precariato, ma anche un viaggio al contrario ripercorrendo memorie familiari, cadute e ripartenze, le difficoltà nel ritrovarsi a tempo pieno moglie, madre e lavoratrice, speranze che crollano e promesse che si risolvono in inganni, le frustrazioni e le umiliazioni del precariato, le insidiose incognite della malattia. “In fondo siamo capaci di compensare, di ritrovare l’equilibrio. Questo mi hanno insegnato le storie al contrario”. Così conclude il suo racconto Francesca, determinata a rimanere sempre, sfidando ogni remora, farfalla in volo.
FRANCESCA DE SANCTIS, Una storia al contrario, Giulio Perrone editore, pp. 167 – € 17
Un incontro occasionale per strada e un saluto tanto inatteso quanto insperabile farà innamorare per sempre Dante di Beatrice; sarà la chiesa di Santa Croce, invece, il galeotto luogo di primo incontro e di avvio al poetico fuoco d’amore di Francesco Petrarca per Laura. Amore virtuale sia nel primo che nel secondo caso.
Per Lizzie e Adrian sarà piuttosto l’Acquario, vale a dire una grande industria dell’intrattenimento, un luogo dove sentimenti e sogni si trasformano in mondi digitali. Tanto è egoista, autoritaria, determinata e capricciosa lei, quanto timido, maldestro, perennemente indeciso lui. Anche in questo caso, e in tempi tutti nuovi, sarà amore virtuale. Non si frequentano, infatti, ma ogni notte si scrivono. E quanto più i corpi si sottraggono e il contatto virtuale dilaga, tanto più cresce il loro innamoramento. Un amore ai tempi dello smartphone si sviluppa così in un alternarsi di suspense e di dubbi e in una conclusione elusiva come lo sfuggente e illusorio universo del web.
FEDERICA MANZON, La nostalgia degli altri, Edizioni Feltrinelli, pp. 210 – € 16