Non ci sono gli asili nido aziendali in cima alla lista dei desiderata delle manager con cui abbiamo parlato in questi mesi. Per conciliare vita e lavoro, soprattutto quando si trovano al vertice di organizzazioni complesse, le donne chiedono essenzialmente tempo.
Tempo in tutte le sue declinazioni: flessibilità oraria, supporto alla genitorialità, smart working, assistenza parentale, servizi di time saving. Anche perché le manager italiane trascorrono più di nove ore al giorno in ufficio, contro le 3,7 dedicate alla famiglia.
Dietro questa richiesta coltivano l’aspirazione di un cambio di modello. Che, quando arrivano alle posizioni manageriali in azienda, sono le prime a promuovere. Il modello organizzativo in cui carriera e famiglia sono armonizzate sta facendo breccia nelle imprese. Ma a un ritmo lento, più in Italia che altrove. Resta comunque un orizzonte possibile, che Federmanager vuole contribuire ad agganciare e che ha motivato la nascita di un ampio progetto intitolato “L’altra dimensione del management: il valore aggiunto delle donne tra impresa, famiglia e società”.
Il progetto, che è tutt’ora in corso, è partito a fine 2017 con l’avvio di un’indagine internazionale che ha interrogato oltre 1.200 manager, con interviste a 30 donne italiane e straniere nel ruolo di testimoni privilegiate. I risultati sono stati presentati nel convegno che si è tenuto in Vaticano il 4 maggio, con il patrocinio del Dicastero per i laici, la famiglia e la vita della Santa Sede.
Il tema riguarda il management e le imprese, ma si rivolge a tutta la società con l’ambizione di aggiungere un tassello nel puzzle che disegna un mondo del lavoro inclusivo nei confronti delle donne, culturalmente avanzato, e competitivo.
Il presidente dei manager industriali, Stefano Cuzzilla, lo ha messo in luce quando ha dichiarato che “la mancata inclusione di donne nel mondo del lavoro ci sta facendo perdere punti di Pil. Per un’economia come la nostra, non è sostenibile un modello in cui le donne non accedono nel mercato del lavoro o, peggio, sono costrette ad abbandonare il posto quando diventano madri”.
“Bisognerebbe aumentare sempre più la flessibilità lavorativa, perché lo vedo con me stessa: quando lavoro da casa, sono più produttiva”, ha dichiarato una manager russa che è stata intervistata dall’istituto G&G Associated di Roma, che ha svolto l’indagine per Federmanager. Una collega francese ha ammesso che “la situazione rispetto al passato è cambiata ma non più di tanto. Per le donne appena si sposano e hanno figli cambia tutto: spesso lasciano il lavoro per dedicarsi alla famiglia, mentre i mariti continuano a far carriera e così tutte le competenze delle donne rimangono per strada!”.
La bassa natalità è uno dei fattori che di- stingue maggiormente l’Italia dal resto dei paesi industrializzati. La scelta di intrapren- dere una carriera professionale, specie se di alto livello, comporta talvolta la necessità di limitare questa eventualità.
In media, solo il 63% delle donne mana- ger italiane riesce a bilanciare famiglia e lavoro, un dato di gran lunga inferiore a quello registrato, ad esempio, negli Stati Uniti (87%) e in Germania (75%).
Se prendiamo in considerazione la fascia under 50, scopriamo che una manager su due non riesce a conciliare il lavoro con la famiglia, nonostante quest’ultima sia considerata più importante della realizzazione professionale, con un punteggio di 9,4 su una scala 1-10, contro l’8,1 attribuito al lavoro.
Dopo il convegno del 4 maggio Federmanager continua il percorso per pro- muovere il valore della leadership femminile, contribuendo a sanare il gender gap attraverso l’adozione di politiche e strumenti (di natura contrattuale, aziendale e, perché no, anche legislativa) che favoriscano la prosecuzione della carriera delle donne, secondo criteri oggettivi di merito e trasparenza. Come emerso dalla ricerca, infatti, tanto gli uomini quanto le donne riconoscono che uno degli ostacoli più rilevanti alla parità è costituito dalla barriera culturale. Il percorso è lungo e in salita, ma i vantaggi di una governance mista sono sempre più condivisi nel mondo del management e dell’impresa.