Il settore fieristico italiano è una leva importante di sviluppo per il Paese: ogni anno genera affari per 60 miliardi di euro e grazie ai contatti originati durante le manifestazioni nasce il 50% delle esportazioni delle imprese italiane che vi partecipano. I numeri 2018 evidenziano la tenuta del sistema – 908 manifestazioni di cui 209 internazionali, 210 nazionali, 400 regionali-locali e 89 organizzate all’estero – e i dati del secondo trimestre dell’Osservatorio congiunturale di Aefi, l’associazione di categoria che raggruppa 35 quartieri fieristici, confermano il buon andamento delle fiere italiane, con un trend favorevole per espositori, visitatori e superficie occupata.
Del resto l’Italia ha una meccanica straordinaria, il dominio mondiale nei beni di lusso per la persona e la casa, un settore agroalimentare unico al mondo e sta crescendo nelle nuove specializzazioni e nella chimica-farmaceutica. Ed è su questi gioielli che Aefi punta per stimolare la crescita del nostro Paese: sulla manifattura, sull’economia reale del made in Italy e sul suo appeal nel mondo.
Un made in Italy che ha ancora molta strada da fare per vedere concretizzato tutto il suo potenzia- le e a cui le fiere offrono un aiuto fondamentale. Aefi promuove da sempre il made in Italy a livello mondiale, contribuendo a diffondere ovunque qualità, bellezza e cultura del Paese e del suo territorio.
“Le fiere sono un volano per l’economia e devono essere considerate un investimento per la promozione del made in Italy nel mondo oltreché un vero e proprio strumento di politica industriale – commenta Ettore Riello, presidente di Aefi. Alcuni interventi del Governo sono stati molto utili e mi riferisco in particolare al piano straordinario per il made in Italy che ha dato un grande sostegno all’internazionalizzazione. Sono fiducioso che il piano possa diventare strutturale, proprio in virtù del grande lavoro che le fiere riescono a fare per la valorizzazione dei nostri prodotti e per il business delle Pmi. Vi sono però alcune problematiche – continua Riello – che incidono sulle performance e sui bilanci delle nostre fiere e sono imputabili principalmente a tematiche di natura politico-economica. Queste rappresentano un freno per la competitività del settore a livello internazionale. Per questo stiamo dialogando con le istituzioni per ottenere un’attenzione particolare e un intervento urgente per evitare di far soccombere il comparto”.
I temi sul tavolo sono diversi. Per molte delle Pmi italiane le manifestazioni fieristiche rappresentano non solo il palcoscenico dove presentare i loro prodotti, ma anche una grande opportunità di business per concludere nuovi contratti e ad aumentare le esportazioni. “Le fiere sono uno strumento indispensabile soprattutto per le piccole e medie aziende, perché da sole non avrebbero la forza e i mezzi per approcciare i mercati internazionali. Non è un caso che il 75,3% delle imprese nazionali veda nelle fiere uno strumento fondamentale per il proprio sviluppo. Senza dimenticare che hanno un forte impatto economico sul territorio e sui servizi dell’indotto fieristico. Secondo le stime di UFI, il ritorno economico medio è pari a due volte il costo dell’investimento per partecipare a una fiera e a 8 volte nel periodo successivo”, sottolinea Riello. L’industria fieristica è rilevante anche per l’occupazione: è un comparto molto dinamico. Sono molti gli addetti e le competenze coinvolte e la sempre crescente necessità di innovazione, di quartieri tecnologicamente all’avanguardia, offre grandi opportunità anche a nuove professioni. Per tutto questo le fiere dovrebbero essere valorizzate. Per esempio con la presenza di Aefi nella cabina di regia nazionale per coordinarne meglio l’azione.
Ma ci sono anche altri temi particolarmente urgenti. “Uno per tutti l’Imu: dal 2007 Aefi sta chiedendo a tutti i ministri che si sono succeduti, che la tassazione fiscale sugli immobili fieristici venga riportata alla corretta classificazione di categoria E o che, se mantenuta in classificazione D8, venga applicata in base ai giorni effettivamente utilizzati per le esposizioni con disposizioni univoche su tutto il territorio nazionale. Ebbene, sono passati 11 anni e allo stato attuale non ci sono sviluppi, anzi aumenta enormemente il peso dei tributi locali sul settore, soprattutto su quelle realtà che hanno bilanci vicini al pareggio. È assolutamente prioritario intervenire con urgenza”, aggiunge il presidente Riello. Defiscalizzazione per le imprese sulla partecipazione alle fiere internazionali in Italia e alle fiere italiane organizzate all’estero; defiscalizzazione per le fiere per quanto riguarda gli investimenti all’estero di promozione del made in Italy; regolamentazione delle società partecipate e assetto societario dei quartieri fieristici, sono altri temi caldi per il settore.
“Il Governo deve considerare questi interventi come delle priorità per consentire al settore fieristico di continuare a fare da traino all’economia. Richieste che continueremo a portare avanti perché essere il supporto per lo sviluppo delle imprese è una grande responsabilità di cui Aefi si fa carico con passione e determinazione per poter essere veramente motore di crescita e portatrice di benessere per i territori, i giovani ed il loro futuro”, conclude Ettore Riello.