Sociale o economica che sia, l’evoluzione del mondo dipende dalla nostra capacità di “coltivare” (questa è l’origine latina del termine cultura) e di crescere.
Ne siamo ancora capaci?
Nel mese di novembre, il mese della cultura d’impresa, Confindustria concentra tutte le iniziative promosse dai territori, federazioni e associazioni di sistema, su questo tema per testimoniare la naturale attitudine dell’imprenditore a coltivare progresso e benessere.
Ecco che il Forum di Piccola Industria a Bologna – al quale questo numero dà ampio spazio – vuole sottolineare l’importanza del confronto e dello scambio di opinioni, vuole affermare i valori ai quali Piccola Industria si ispira e che condivide quotidianamente nelle sue comunità di lavoro, vuole esprimere le proposte di Piccola Industria all’opinione pubblica. E in qualità di forza a sostegno del Paese, proprio in questa occasione Piccola Industria vorrà anche porre le basi per “cambiare passo”.
Con un Pil piatto, investimenti fermi, posti di lavoro in diminuzione, credito in calo e tassi in crescita, tra illusioni e delusioni il Paese si sta fermando, senza capire che mentre in Grecia il problema da economico è diventato politico, da noi quello politico sta diventando economico. E prima di invocare altri fattori per rafforzare la competitività del nostro sistema industriale, ricordiamo che servono prima di tutto stabilità politica e investimenti in innovazione e nuove competenze professionali.
In una fase molto delicata per il nostro Paese, che tuttavia presenta ancora molte più opportunità che insidie, e in prossimità di un’importante consultazione elettorale per il rinnovo del Parlamento europeo, l’Italia – che dell’Europa resta fiera fondatrice nonostante sia in queste ore un “osservato speciale” – potrebbe davvero essere portatrice di quella cultura d’impresa rappresentata dal vasto e capillare tessuto imprenditoriale, con la quale incoraggiare una Unione Europea che pare avere anch’essa smarrito la via.
Quanto pesa la cultura in un sistema economico moderno? Una domanda che ha avuto milioni di risposte. Molto diverse tra loro, ma pur sempre concordi nell’affermare con certezza che senza cultura non può esserci progresso