
L’azienda ITO nasce trent’anni fa e intraprende una rapida ascesa diventando un punto di riferimento al Sud per il settore edilizio: con radici in Puglia, a Cutrofiano in provincia di Lecce, che si espandono a poco a poco anche nelle regioni limitrofe, dalla Basilicata fino alla Calabria.
Alessio Nisi (nella foto in alto) è un imprenditore di seconda generazione che ci racconta le origini dell’azienda, che nel 1990 viene acquistata dal padre come una realtà da poco fallita, lasciando un lavoro da dipendente in un’azienda analoga, fino alle criticità più attuali del settore, dai bonus edilizi fino ai rincari delle commodities.

LAVORAZIONE ALL’INTERNO DELLO STABILIMENTO
“L’azienda opera principalmente nel campo dell’edilizia civile e industriale – spiega Nisi –, producendo manufatti in cemento precompresso e non per le costruzioni. In particolare, siamo specializzati nella produzione di solai con i cosiddetti travetti e architravi precompressi. Siamo cresciuti negli anni con l’introduzione delle ‘doppie lastre’, utilizzate per scantinati e strutture orizzontali, e ci siamo affermati nel mercato, diventando leader, come centro di trasformazione del ferro lavorato. Negli anni la nostra realtà – racconta Nisi, oggi direttore generale dell’azienda – si è trasformata in un gruppo di aziende operanti nel settore dell’edilizia. Con l’ingresso di noi tre figli è cresciuta, diversificando le produzioni con nuovi prodotti contraddistinti dalla qualità: dai prodotti in cemento agli isolanti e le pitture e il cartongesso”.
Come avete attraversato le fasi di crisi e ripresa del settore?
Dalla nascita, all’inizio degli anni ‘90, fino al 2008 l’azienda ha visto numeri sempre in crescita: ogni anno siamo cresciuti dal 10% fino al 25%. Poi la prima battuta d’arresto con la crisi dell’edilizia del 2010, durante la quale il fatturato si è contratto da 17 a 4 milioni di euro, con un forte ridimensionamento dei dipendenti.
Adesso l’azienda va bene: conta 42 dipendenti diretti e una decina di interinali, siamo riusciti a riassorbire tutti i vecchi collaboratori e abbiamo un fatturato di gruppo complessivo di 31 milioni di euro.
Quali sono i tratti di eccellenza che vi rendono unici?
Direi quattro elementi: l’attenzione al cliente, la ricerca costante di qualità e innovazione, l’assistenza tecnica pre e post vendita, la pluralità di mezzi messi a disposizione in ogni lavoro. I clienti che operano con il nostro gruppo hanno la possibilità di trovare la soluzione a qualsiasi necessità, dall’inizio al termine del cantiere.
Molto apprezzate sono le nostre lavorazioni in cartongesso, che rappresentano un connubio perfetto tra prodotti strutturali e di rifinitura. Abbiamo la capacità di realizzare strutture autoportanti sceniche, ma che possono essere utilizzate nell’arredamento. Su questi prodotti c’è molta cura e attenzione per la personalizzazione, per la qualità e la regolarità delle forme.
Innovazione e sviluppo sono affidate al nostro Ufficio tecnico ricerca, composto da ingegneri strutturisti. Mi piace ricordare che crediamo molto nella ricerca di nuovi materiali di seconda vita da utilizzare nelle produzioni, perché è importante essere parte dell’economia circolare.
Recentemente, inoltre, abbiamo partecipato ad un progetto europeo di sostenibilità ambientale per la realizzazione di calcestruzzo che riutilizza il vetro contenuto nei pannelli fotovoltaici in dismissione. È una ricerca importante che avrà riscontri in futuro.
Quali sono i vantaggi e gli svantaggi di operare al Sud e in Puglia?
L’azienda è una realtà pugliese che opera principalmente nella regione, territorio dinamico e in continua evoluzione. Negli anni ha sicuramente tratto vantaggio dal boom turistico e di conseguenza dalla costruzione di nuove strutture ricettive e turistiche.
Tuttavia, la posizione degli stabilimenti nella provincia di Lecce rappresenta anche un limite. Siamo vincolati da un raggio di azione di 300 km per le nostre forniture ai clienti, limite oltre il quale il costo del trasporto supera quello del prodotto e non è più conveniente. La posizione ci ha precluso anche l’espansione verso il Nord Italia, operando solo nelle regioni limitrofe di Calabria e Basilicata.
Il superbonus ha “drogato” il mercato oppure è una misura giusta per il settore?
La misura ha avuto effetti positivi per il settore e il territorio, specie al Sud ha risolto in parte il problema del degrado degli immobili nei centri storici, dando un bello sprint alla ristrutturazione di quelli fatiscenti. Ha generato un incremento vertiginoso di lavoro per molte aziende e, nel nostro caso, un aumento delle vendite.
Dall’altra parte, però, ha creato anomalie nel mercato come, ad esempio, la necessità di doversi approvvigionare all’estero per la carenza di alcuni materiali in Italia, come il polistirolo usato per i cappotti termici, i ponteggi per le impalcature, le resine per le pitture. Ha portato a degli effetti inflazionistici molto ampi, ad aumenti dei prezzi motivati dal rischio di difficoltà future, all’incertezza che ruota intorno alle compensazioni con le banche. E, infine, c’è anche il rischio che la qualità dei lavori realizzati, per la difficoltà di reperire operai specializzati e per i tempi ristretti di lavoro, imponga tra qualche anno di intervenire di nuovo.
Da ultimo segnalo i continui cambi di regolamento, ad esempio sui materiali consentiti, sugli interventi condominiali, che ha generato ritardi e confusione per le aziende.
Guerra e rincari energetici: la crisi delle materie prime e il rialzo dei prezzi energetici come influiscono sull’attività di impresa?
Nel nostro caso la guerra non ha influito sull’approvvigionamento delle materie prime; abbiamo invece molto risentito il problema dei rincari energetici, essendo la nostra produzione basata sul consumo di energia elettrica. Inizialmente, abbiamo fatto fronte con una riduzione dei nostri margini di profitto, in seguito è stato necessario un adeguamento dei prezzi finali di vendita.
Per il riuso delle materie prime abbiamo implementato un sistema di raccolta e stoccaggio di acqua e di recupero ed estrazione della stessa da un materiale di scarto, il fango, perché in questi mesi anche la questione della siccità può e potrà rappresentare un ostacolo all’attività d’impresa.

VEDUTA AEREA DELLO STABILIMENTO PRODUTTIVO DI CUTROFIANO