Da poco associata a Confindustria Assafrica & Mediterraneo, sta esplorando con successo i paesi a sud del Sahara.
Ce ne parla Alessandra Belloni, Ceo di Wegh Group.
Siete presenti in diversi paesi dell’Africa sub-sahariana, fra cui Ghana, Etiopia e Mozambico. Perché questa scelta?
Wegh Group ha da sempre una forte vocazione all’internazionalizzazione. Oggi abbiamo nostri impianti o forniture in ben 97 paesi del mondo, dall’Europa all’Asia, dal Sud America all’Africa.
Operiamo nel settore ferroviario, per infrastrutture, segnalamento, ma anche materiale rotabile e l’Africa è un mercato che si svilupperà molto nei prossimi anni.
Gli analisti stimano oggi valga 4,8 miliardi di euro l’anno in tutto il continente con una crescita annuale media del 2,4%.
Molti paesi africani hanno oggi una buona stabilità politica e un interessante sviluppo economico.
Alle grandi città servono tram e metropolitane, all’economia ferrovie moderne ed efficienti. Non potevamo non esserci.
Quali criticità si incontrano nel lavorare in questi paesi?
Realizzare un impianto in Africa richiede delle competenze che non si possono improvvisare. Pensiamo al quadro legislativo e amministrativo diverso da paese a paese o alle difficoltà logistiche che possono crescere quando si realizza una linea ferroviaria in condizioni ambientali difficili oppure, ancora, al formare la manodopera locale. Serve strutturarsi e avere una presenza il più possibile continua in queste regioni, comprendere bene la struttura sociale e la cultura locale per riuscire a interagire positivamente con le dinamiche di crescita e sviluppo che emergono in questi anni. Un esempio: non è un mistero che i grandi gruppi cinesi si siano proposti con successo a molti governi africani come partner privilegiati per realizzare infrastrutture di ogni tipo.
Oggi questi stessi governi chiedono che la manodopera sia il più possibile locale e non cinese.
La capacità di formare tecnici e operai locali diviene, quindi, un’opportunità e non un problema, se la si sa affrontare con lo spirito giusto.
Com’è la concorrenza nel vostro settore?
Wegh Group opera in vari ambiti dell’industria ferroviaria: armamento, cioè tutto quello che riguarda la progettazione, la produzione e la posa di binari ferroviari, tranviari e per metropolitane, impianti per la produzione di traverse in calcestruzzo; segnalamento, in particolare sistemi e componenti per passaggi a livello e scambi; materiale rotabile, con porte automatiche e sistemi di comando e controllo delle carrozze passeggeri.
Ognuno di questi ambiti ha dinamiche particolari. Posso però dire che siamo leader assoluti a livello mondiale nella costruzione e realizzazione degli impianti di produzione delle traverse. È nostro, ad esempio, il più grande impianto al mondo realizzato in Brasile per la ferrovia Transnordestina, con una capacità produttiva di ben 4.800 traverse al giorno.
Nel segnalamento ovviamente non possiamo competere con i colossi del settore, ma nelle nicchie specialistiche in cui siamo lo facciamo con successo. Le nostre casse da manovra per i passaggi a livello, cioè i meccanismi che li aprono e chiudono, hanno una affidabilità certificata maggiore di quella richiesta da Rfi, i cui standard sono un benchmark a livello internazionale. È anche grazie a questi risultati che i nostri passaggi a livello sono stati scelti in Asia e per quanto riguarda l’Africa, in Ghana.
Quanto conta essere italiani?
Noi siamo da tantissimi anni fornitori di Rfi, che richiede degli standard altissimi. Non è un caso se l’Italia ha la rete ad alta velocità tecnologicamente più avanzata nel mondo. Con Rfi, pur nella diversità dei ruoli, collaboriamo per migliorare le tecnologie esistenti e studiare nuovi prodotti.
L’eccellenza dell’industria ferroviaria italiana è conosciuta e apprezzata all’estero. A riguardo, condivido in toto il progetto dell’amministratore delegato Renato Mazzoncini di internazionalizzare il Gruppo Fsi guardando con attenzione ai paesi in via di sviluppo e all’Africa in particolare. Un progetto sul quale sta lavorando molto bene Giovanni Rocca come Vice President Promotion of International Activities del Gruppo Fsi. Creare un “sistema ferroviario Italiano” guidato dalle nostre ferrovie che si propone all’estero è una ottima idea per la filiera industriale di settore.
La vostra filosofia aziendale potrebbe riassumersi nella frase dalla progettazione alla manutenzione: quali professionalità la rendono possibile?
Nel settore delle infrastrutture le nostre competenze spaziano dal processo al prodotto. Abbiamo attività diversificate e questo richiede una sintesi non sempre facile. Lo facciamo con una grande attenzione alla ricerca, nella quale investiamo oltre il 7% del nostro fatturato annuo, scegliendo i migliori giovani laureati, tra i quali molte donne. Così abbiamo sempre le professionalità giuste per essere dei referenti qualificati per i nostri committenti, siano essi imprese di costruzione o soggetti istituzionali, quali amministrazioni locali ed enti ferroviari o grandi realtà industriali, come quelle in campo minerario per le quali, appunto, abbiamo operato in Mozambico.
In quali direzioni si muovono i vostri due centri di Ricerca e Sviluppo a Bergamo e la Spezia? Ci può fare degli esempi concreti di risultati raggiunti grazie alla ricerca svolta in azienda?
Svolgono un ruolo fondamentale per Wegh. A La Spezia sviluppiamo prodotti e soluzioni nei settori elettronico ed elettromeccanico applicato alla sicurezza nella circolazione: abbiamo sviluppato, ad esempio, “ME-Tra” una nuova macchina per la manovra dei deviatoi, che è installata in una traversa anziché a fianco dello scambio stesso. Bergamo, invece, è specializzato nella ricerca su traverse, traversoni da scambio e piastre in calcestruzzo destinate alla realizzazione dei binari. L’obiettivo è offrire prodotti che consentano una minore spesa di manutenzione e un più basso costo a ciclo/vita complessivo. E proprio in questi giorni abbiamo concluso un contratto in Iran per la posa di un tratto sperimentale di binario realizzato con piastre in calcestruzzo senza massicciata in pietrisco, che permette un grande risparmio sui costi di manutenzione.