L’Europa ha definito i nuovi obiettivi ambientali al 2030 e l’Italia si appresta a fare la sua parte. L’Autorità come intende favorire la transizione energetica del Paese?
Il tema della transizione energetica è un tema complesso e centrale in Italia e in Europa. Nei limiti delle competenze dell’Autorità, ci sono diversi elementi, strumenti e azioni che possono riguardare questo tema. Tra questi, per esempio, il sostegno ai rifacimenti degli impianti di produzione da rinnovabili esistenti, che costituisce lo strumento di innovazione più immediato, semplice e può essere la prima strada percorribile.
Quanto alla localizzazione dei nuovi impianti, sarebbe utile una riflessione per individuare il miglior mix di fonti rinnovabili in ciascuna area del Paese, e quindi della rete, in relazione al profilo e alla distribuzione dei carichi, alla disponibilità delle fonti rinnovabili, al profilo orario degli impianti, alla capacità di trasmissione. Si potrebbe valutare di differenziare i contingenti per fonte ed, eventualmente, anche per area geografica, valutandone l’impatto sui mercati, sul dispacciamento e sulle reti elettriche, al fine di poter intervenire con tempistiche adeguate nell’implementare logiche di gestione finalizzate a massimizzare la penetrazione della generazione da fonti rinnovabili minimizzando al contempo i costi sistemici. Sarebbe poi opportuno uno sforzo interistituzionale per semplificare gli iter autorizzativi. L’onere burocratico connesso con le procedure autorizzative rappresenta infatti un elemento di contrasto allo sviluppo delle rinnovabili, sia in termini di costi vivi che i produttori devono sostenere, sia in quelli di rischiosità dell’attività svolta.
È d’accordo che un modello energetico più sostenibile si traduca anche in vantaggi economici e competitivi?
In tutto il mondo ormai la sostenibilità va di pari passo con la spinta innovativa e la competitività. La produzione da fonti rinnovabili e la richiesta di energia prodotta da queste fonti pulite è una realtà anche del nostro Paese da diversi anni. È ormai dimostrato che sostenibilità e sviluppo non sono antagonisti, anzi. La prima ha il grande pregio di rendere il secondo pienamente realizzato. Il vantaggio in termini di competitività è ugualmente dimostrabile ed è il combinato disposto della mutata sensibilità del consumatore, in grado di attribuire valore alla sostenibilità, che si traduce anche in una minore dipendenza da fattori esogeni. Si apre qui il più ampio tema dell’autoconsumo (o come ritengo preferibile del consumo in situ), che ha anche l’effetto indiretto di dare una mano alla gestione del sistema nel suo complesso, sottraendo fette di generazione (ma ove necessario anche di consumo).
È un tema che in Italia è già stato variamente affrontato e normato tanto che, come detto in una recente audizione sul tema, è forse giunto il momento più di semplificare la normativa che non di arricchirla. È una soluzione tecnica che, in particolare nel contesto industriale, può avere un impatto in termini di competitività, realizzando sia obiettivi di sostenibilità ambientale sia di contenimento dei costi.
Ha, inoltre, il potenziale di offrire l’opportunità di spingere a livelli ancora superiori la qualità della fornitura, soprattutto in quei contesti produttivi in cui questo può rispondere a specifiche necessità.
Come si inserisce l’energia verde nella liberalizzazione del settore?
Il “se e come” l’energia verde possa avere un impatto in termini di liberalizzazione del settore meritano altra riflessione ed altro approccio. Prima facie, non vi è una correlazione ovvia tra le due dimensioni. Forse il principale elemento di contatto può essere la figura del prosumer, un soggetto che certamente ha caratteristiche di interesse per il settore energetico (anche alla luce dell’approccio autoconsumo citato in precedenza), ma soprattutto identifica una tipologia di cliente che esprime un elevato potenziale in termini di coinvolgimento nel settore energetico. La normativa europea intercetta questa figura con gli active consumer e prefigura comunità di utenti finalizzate allo sviluppo di progetti di generazione da rinnovabili (Rec), fino a comunità di cittadini che potrebbero addirittura sviluppare e gestire reti autonome di distribuzione.
Quali azioni intendete intraprendere per rendere più competitive le bollette dell’energia elettrica e del gas naturale per le Pmi e le grandi imprese?
Come hanno dimostrato anche i dati dell’ultimo monitoraggio retail, le imprese sono state già capaci di cogliere i vantaggi del mercato libero, a differenza delle famiglie ancora maggiormente legate al tutelato o che magari non sono ancora state in grado di individuare l’offerta per loro più vantaggiosa nel mercato libero.
Uno degli aspetti su cui agire può essere quello degli oneri generali presenti in bolletta. Questi non consentono di percepire a pieno la spesa effettiva legata alla pura componente energia, che rimane quella su cui si misura la competizione. Per dare un segnale di trasparenza e di aderenza dei costi ai consumi, abbiamo segnalato l’importanza di eliminarli dalle bollette, se non in tutto almeno in parte. Un aiuto alle Pmi arriva anche grazie a strumenti introdotti dall’Autorità dell’Energia, concreti e spendibili nel day by day. Un esempio è il sito http://www.ilportaleofferte.it, l’unico comparatore online pubblico, indipendente e comprensivo di tutte le proposte luce, gas e dual fuel dedicate a famiglie e Pmi, dove trovare la migliore offerta in base alle proprie esigenze.
Da ultimo, stiamo lavorando anche sulla “parte alta”, ossia quella dei mercati dell’energia e di bilanciamento per ridurre i costi di sistema e consentire quindi, anche da questo punto di vista, una riduzione della bolletta finale.