Il messaggio delle Primavere arabe come “rivoluzioni” sta continuando a veicolare l’idea che l’area mediterranea attualmente non sia attrattiva per il business. Ma è davvero così? “Il Mediterraneo delle imprese” è stato, insieme a innovazione, transizione energetica e infrastrutture, uno dei quattro temi portanti di Connext Sicilia Catania Siracusa-Incontraimprese 2019, svoltosi a Siracusa l’11 ottobre e ha costituito un momento di riflessione e approfondimento da parte di imprese e rappresentanze imprenditoriali mediterranee e italiane.
Il Mediterraneo è una regione con 800 milioni di consumatori e sette miliardi di euro di scambi commerciali; un’economia marittima da record, grazie anche al raddoppio del Canale di Suez, con oltre 18mila navi e 983,4 milioni di tonnellate di merci transitate con un cambiamento in corso degli assetti mondiali del trasporto marittimo soprattutto lungo la rotta Est-Ovest. La Cina, con la Via della Seta marittima, attraverso Gibuti, Suez e il Pireo, punta inoltre al Mediterraneo come porta di ingresso al grande mercato europeo allargato al Nordafrica.
L’area MENA (quindi un Mediterraneo allargato al Medioriente) non solo si difende ma, anzi, crescerà più dell’Europa centrale secondo le stime elaborate da Confindustria Assafrica & Mediterraneo su dati del Centro Studi Confindustria. Un elemento che fa riflettere e che indica che c’è un grandissimo spazio di operatività industriale da sviluppare, tenuto conto che sono paesi a consumi tendenzialmente crescenti vista anche l’età media molto bassa della popolazione.
Su un altro piano di riflessione, le elaborazioni di Csc sulla Libia ci indicano la strettissima correlazione tra stabilità e sviluppo economico. Il Csc stima infatti che a partire dal 2011 per l’economia libica si siano prodotti 150-200 miliardi di euro di perdite in infrastrutture e capitale produttivo. Questo aspetto va strettamente rapportato alla storia del paese, all’eredità di Gheddafi – che faceva acquistare all’estero quello che serviva alla Libia – e alle riserve petrolifere, che hanno in un certo senso “drogato” l’evoluzione socioeconomica del paese.
Ne esce quindi la fotografia di un Mediterraneo vitale, economicamente resiliente e che secondo le elaborazioni dell’Area studi economici di Confindustria Assafrica & Mediterraneo, si sta fortemente specializzando in poli tecnologicamente avanzati (i cosiddetti cluster) che lavorano in stretto coordinamento con i loro governi.
Tunisia e Marocco inoltre stanno facendo anche un balzo qualitativo in termini di dotazione infrastrutturale. A questo va aggiunto che gli interscambi dell’oil & gas provenienti dei paesi sudmediterranei verso la sponda nord fanno del Mediterraneo un hub energetico di tutto rispetto, destinato a integrarsi sempre più sulla base della innovazione tecnologica portata avanti dai cluster.
La Sicilia, dove i giganti petroliferi russi ed algerini, assieme alle piccole e medie imprese del territorio stanno costruendo il futuro, ne è uno dei punti focali.