Al Forum di Genova si parlerà di come “Abilitare gli ecosistemi”. Che cosa si intende esattamente? Quali sono le tecnologie che rendono un territorio business friendly?
Con l’introduzione delle nuove tecnologie di rete – la disponibilità di connessione a banda ultra larga, di enormi quantità di dati generati da persone e da macchine, di capacità di elaborazione a costi industrialmente accessibili – cambia fondamentalmente il modello d’innovazione per un’impresa e per un territorio.
La caratteristica di queste tecnologie, se raffrontata al passato, è la loro pervasività a tutti processi d’impresa ed ai modelli relazionali alla base del funzionamento di un bacino economico quale è un territorio.
D’altra parte, la complessità e competitività dei mercati, associata alla quasi totale eliminazione di asimmetrie informative, rendono più arduo differenziarsi ed eccellere, se non facendo ricorso alle migliori competenze, interne e soprattutto esterne al perimetro d’impresa. Deve attivarsi la rete degli attori che nei vari segmenti abbiano nel tempo sviluppato qualità ed expertise.
I nostri territori sono caratterizzati da una grande quantità, spesso polverizzata di poli tecnologici, centri di competenza, università, imprese ad alta specializzazione di nicchia. Connettere queste entità intorno a progetti specifici, sia di singole imprese che collettive, usando magari le stesse tecnologie come elemento facilitatore, vuol dire far esprimere all’ecosistema tutta la sua forza costruttiva, che individualmente risulterebbe inefficace.
Ai Digital Innovation Hub è stato affidato il compito di accelerare l’innovazione tecnologica delle imprese. Ci dà un aggiornamento su come stanno funzionando?
La rete dei Digital Innovation Hub, attivata da Confindustria da quasi tre anni ormai, è a pieno regime. Volevamo realizzare dei punti di contatto competenti per le nostre Pmi, dove poter affiancare ed assistere le imprese nella fase iniziale del passaggio critico della cosiddetta trasformazione digitale, specie nella manifattura 4.0.
Oggi sono 22 i DIH attivi, 700 gli assessment effettuati, 350 i seminari e gli incontri di settore, per un totale di circa 10mila imprese coinvolte.
Lo scambio di competenze e di esperienze è in continuo miglioramento, così come l’utilizzo di fabbriche “faro” dove toccare con mano realizzazioni concrete d’avanguardia. Accordi di supporto alla rete sono stati conclusi con grossi gruppi tecnologici operanti nel paese. La rete dei Competence Center del ministero dello Sviluppo economico, infine, contribuirà a rafforzare la capacità di supporto dei nostri DIH.
La nuova Legge di bilancio del 2020 dovrebbe confermare, salvo intese, le risorse per mantenere gli incentivi legati al Piano Industria 4.0. Quali effetti ha prodotto sino ad oggi sul sistema delle imprese e perché è importante proseguire?
L’attuale indirizzo del Governo è di mantenere l’impianto degli strumenti ed incentivi a supporto del Piano Industria 4.0. L’aver messo al centro della politica industriale del Paese l’impresa, specie la manifattura, con incentivi e programmi di formazione, comunicazione e supporto, ha senza alcun dubbio generato una spinta verso gli investimenti in innovazione: ammontano a circa 11 miliardi di euro gli investimenti nel periodo 2017-2018, tra nuova manifattura e sistemi e tecnologie di connessione ed integrazione.
La continuità in queste politiche è cruciale, perché apre un orizzonte di medio periodo per gli imprenditori e i manager. L’allineamento ad un periodo triennale, la continuità delle misure, una premialità per progetti e soluzioni green, una semplificazione negli sgravi a supporto della formazione, sembrano essere al momento i punti fermi, con il nostro auspicio che non si depotenzino le misure perdendo il valore della focalizzazione che è stato il successo del Piano Industria 4.0.