
Da Spello lo scorso 8 ottobre ha preso il via il percorso nazionale, che, insieme a Guarene, nel cuneese, e Soveria Mannelli, in provincia di Catanzaro, accenderà i riflettori su tre borghi d’eccellenza in cui protagonista è la bellezza, la bellezza artistica, la bellezza del fare e del fare industriale. Il seminario, promosso dal Gruppo Tecnico Cultura di Confindustria in collaborazione con Confindustria Umbria e il Comune di Spello, ha dato voce a esponenti del vertice Confindustria e a rappresenti locali del mondo culturale e imprenditoriale. A moderare l’incontro, Nicoletta Polla Mattiot, giornalista del Sole 24 Ore e Direttore di “How to spend it”, che ha introdotto il dibattito tracciando la strada delle discussioni successive con la premessa che il borgo di cui si sarebbe parlato non ha un senso romantico o evocativo. È piuttosto una realtà viva, produttiva, che crea indotto economico. È una casa accogliente, con servizi e infrastrutture che consentono di stare e vivere bene.
L’incontro è stato aperto dai due padroni di casa, Antonio Alunni, presidente del Gruppo tecnico Cultura di Confindustria e presidente di Confindustria Umbria, e il sindaco di Spello, Moreno Landrini. Nell’intervento di apertura, Alunni è andato dritto al cuore della questione: perché un borgo diventi un grande progetto di vita (anche familiare), le responsabilità sono di tutti, delle imprese, degli enti locali, della stampa e dei cittadini. Il sindaco Landrini ha ricordato che Spello, la Città d’Arte e dei Fiori tra le più densamente popolate dell’Umbria, è una realtà bella da vivere perché ha un equilibrio tra conservazione e tutela del patrimonio storico e un fervido tessuto di servizi, imprenditoriali e manufatturieri.
A conclusione della prima parte di interventi istituzionali, la vice presidente di Confindustria Maria Cristina Piovesana ha chiarito che la manifattura è bella anche perché si nutre della bellezza che circonda le imprese che la interiorizzano e la trasmettono nei prodotti del made in. Ancora un accento sulla necessità di contemperare le esigenze produttive con la sostenibilità e il grande tema delle responsabilità verso le generazioni future.

Da sinistra Innocenzo Cipolletta, Giulio Lattanzi, Nicoletta Polla Mattiot e Giuseppe Lupo
Le riflessioni, stimolate da questi interventi, sono state raccolte e sviluppate nei due panel dedicati a “Le condizioni necessarie a trasformare le aree interne in luoghi privilegiati” e “Borghi ad alto impatto: il ruolo dell’industria e della cultura”.
Le parole chiave del primo dibattito, che ha ospitato gli interventi di Innocenzo Cipolletta (presidente Confindustria Cultura Italia), Giulio Lattanzi (Direttore generale Touring Club) e Giuseppe Lupo (professore all’Università Cattolica di Milano), sono state comunità, connessioni, servizi, soluzioni e progettazione. Termini che restituiscono il senso del fare, del costruire in rete, della visione di lungo periodo che deve sostenere chi nel borgo ci lavora, ci produce e ci vive. In particolare, è stata evidenziata la necessità, per le comunità delle aree interne, di scrollarsi la retorica del bello senza concretezza e senza progettualità. L’obiettivo è portare una vita di serie A nelle realtà (percepite) di serie B che pensano di meritare un destino minore. E poi ancora, la proposta ambiziosa di Cipolletta: perché non creare una grande area metropolitana a livello regionale con una voce corale tra borghi e Comuni, senza estirpare le rispettive peculiarità, identitarie e produttive?

Da sinistra Giuseppina Amarelli, Gianluigi Angelantoni, Nicoletta Polla Mattiot, Marco Pierini
Il panel successivo ha ospitato gli interventi di Giuseppina Amarelli, presidente Amarelli Fabbrica della Liquirizia, Gianluigi Angelantoni, presidente Gruppo Angelantoni Industrie e vice presidente Confindustria Umbria, e Marco Pierini, direttore Galleria Nazionale dell’Umbria.
La riflessione si è spostata su modelli concreti che già oggi costituiscono esempi virtuosi in cui la cultura è davvero una leva attrattiva del territorio. Lo ha raccontato la storia di Gianluigi Angelantoni che, dopo un periodo di attività milanese, nel 1968 è rientrato a Massa Martana, mantenendo vivo il legame con la sua terra attraverso un modello produttivo che coniuga territorialità e internazionalizzazione. La stessa storia di innovazione si può leggere anche nell’esperienza del direttore Marco Guerini, tra i primi direttori-manager dei nuovi musei autonomi della riforma Franceschini, che ha segnato un vero cambio di passo con il suo “museo da terzo millennio”. Nella Galleria Umbra si sposano, infatti, perfettamente restauro e digitalizzazione, heritage e innovazione, passato e futuro.
A chiudere il convegno l’intervento della presidente della Regione Umbria, Donatella Tesei, che, con la sua stessa presenza, ha confermato la capacità delle istituzioni locali di ascoltare e dialogare con le forze produttive e culturali del territorio. Il prossimo appuntamento con l’industria e la cultura, in un altro “borgo bello da vivere”, sarà a Guarene.