
“Un milione e settecentomila persone che tra i 15 e i 34 anni non studiano, non lavorano e non sono inseriti in percorsi di riqualificazione non rappresentano solo un gigantesco fallimento collettivo che coinvolge tutti – scuola, imprese, istituzioni –. L’Italia sta perdendo una generazione e siamo molto preoccupati. Nessun paese europeo registra quote così elevate di Neet quanto l’Italia”.
È l’allarme lanciato dal presidente di Piccola Industria Giovanni Baroni (nella foto in alto) al Forum che si è tenuto a Pavia lo scorso 11 novembre. Il tema scelto per la manifestazione, “Competenze per le transizioni”, ha puntato i riflettori su uno dei maggiori problemi del Paese, quello del capitale umano, una questione molto ampia che passa dalla formazione – che deve tenere conto delle sfide in campo digitale e ambientale – all’attrazione delle risorse, specialmente quelle più giovani, divenute molto più selettive nella scelta dell’occupazione.
Nell’intervento di apertura Baroni ha snocciolato alcuni dati relativi al mismatch tra domanda e offerta di lavoro stimato per i prossimi anni per la sola manifattura: si parla di 508mila addetti (dati Unioncamere Excelsior), dei quali il 45% sarà introvabile. Al tempo stesso il presidente di Piccola Industria ha voluto sottolineare alcuni progressi in corso che lasciano ben sperare, ovvero “la riforma dell’orientamento, operativa a partire dall’avvio di quest’anno scolastico; la riforma delle ITS Academy approvata lo scorso luglio e la riforma dell’istruzione tecnico-professionale, che inizierà il suo percorso parlamentare la prossima settimana in Senato”.
Dal palco del Teatro Fraschini ha invitato le Pmi a un maggiore dialogo con le scuole perché “partecipare all’orientamento e alla docenza, ospitare studenti nella propria impresa, lavorare attivamente nelle Fondazioni ITS significa contribuire in modo decisivo all’efficacia di queste riforme che abbiamo voluto con forza”. In questo spirito si inserisce, per esempio, l’iniziativa del Pmi Day, “altro esempio di buona pratica verso il mondo della scuola e verso le nuove generazioni”, ricordata dal presidente e in calendario per il 17 novembre.
Sul tema della retention, Baroni ha chiesto un maggiore sforzo per “moltiplicare le risorse pubbliche attraverso il rafforzamento del welfare aziendale”, nella consapevolezza che quest’ultimo rappresenta una leva per attrarre i collaboratori, ai quali “abbiamo bisogno di offrire ragioni ulteriori rispetto alla retribuzione per restare o venire a lavorare nelle nostre aziende, soprattutto ora che la cultura della sostenibilità, anche sociale, è sempre più diffusa”.
Preoccupazione infine è stata espressa dal presidente sul tema degli investimenti. “Ogni decisione sul piano Industria 5.0 è assente nella manovra ed è stata rinviata – ha affermato Baroni –. Ora sembra che il Piano sarà finanziato con le risorse del programma REPowerEU, a valle della riscrittura del Piano nazionale di ripresa e resilienza, attualmente oggetto di negoziato tra governo e Commissione”.
L’aspetto critico risiede nel fatto che “il varo di queste misure è condizionato alla conclusione del negoziato, tra Governo e Commissione europea, sulla rimodulazione di 144 obiettivi su 350 del Pnrr – ha spiegato il presidente di Piccola Industria –. È quindi essenziale che l’accordo sulla riscrittura del Pnrr arrivi entro la fine dell’anno, perché gli investimenti sono fondamentali anche per agganciare le transizioni. Per il momento, siamo fiduciosi, ma saremo vigili. Voglio dirlo con chiarezza. Siamo molto preoccupati dalla caduta degli investimenti e, se non saremo in grado di invertire la rotta, il paese pagherà un conto molto salato”.
E proprio perché l’efficacia di questi investimenti sarà legata alla possibilità di applicarli concretamente in azienda, occorrerebbe secondo Baroni introdurre un nuovo Credito formazione 5.0, sulla scorta di “quello che era il Credito d’imposta formazione 4.0, misura venuta meno nel 2023”.