C’è sicuramente l’energia al centro delle preoccupazioni degli imprenditori sardi che il 7 aprile si incontrano a Cagliari (nella foto in alto) per la prima tappa della roadmap di ascolto dei territori in preparazione delle Assise di Piccola Industria. Una preoccupazione che nasce dalla situazione contingente di vertiginoso aumento dei prezzi e che è legata al tempo stesso alla condizione di insularità della regione.
A monte del problema vi è la mancanza del metano nell’isola, che comporta uno svantaggio economico per imprese e cittadini stimato in circa 500 milioni di euro all’anno. Oggi, con un prezzo all’ingrosso dell’energia per mwh che ha superato i 300 euro (a fronte dei 38 del 2020), per molte aziende, specie quelle energivore, non resta che limitare la produzione o addirittura fermare gli impianti.
“La nostra isola ha necessità di interventi e soluzioni che salvaguardino le attività produttive, l’occupazione e il diritto dei cittadini a costi energetici equi e sostenibili – spiega Barbara Porru, presidente Piccola Industria Confindustria Sardegna –. L’accesso al metano può rappresentare la soluzione per coniugare la riduzione degli impatti sull’ambiente e sul clima con il contenimento del costo dell’energia”. Il metano, infatti, potrebbe essere la fonte energetica adatta per sostituire in tempi adeguati il carbone, chiarisce l’imprenditrice, “ancora oggi utilizzato in due centrali di produzione di energia elettrica”.
Alla questione energetica si somma quella del caro carburanti, dove la Sardegna ha subìto i rincari maggiori nel Paese, e della scarsità di materie prime. “Risultano ormai praticamente irreperibili, se non a costi insostenibili, il bitume, l’acciaio e l’alluminio – commenta Porru –. Gli aumenti hanno travolto anche la filiera agroalimentare, dove i produttori devono sopportare la crescita dei costi di mangimi, medicinali, acqua e trasporti”.
Il tessuto imprenditoriale della Sardegna è composto in larghissima maggioranza da microimprese, oltre 100mila su un totale di 104.432 aziende censite. A differenza di quanto si possa immaginare, non è l’agricoltura il settore prevalente bensì quello dei servizi, da cui deriva l’80% del Pil regionale. La manifattura contribuisce per poco più del 5% al valore aggiunto regionale e sconta gli effetti di un processo di deindustrializzazione in corso sull’isola dagli ultimi decenni.
In questo quadro non certamente roseo si innestano le conseguenze del conflitto in Ucraina. “La filiera del settore turistico che coinvolge le aziende agroalimentari, quelle di trasporto merci e persone e le strutture ricettive – spiega ancora Porru – nella prossima stagione subirà gli effetti del conflitto russo-ucraino. Nonostante siano previsti arrivi dall’estero, la Sardegna dovrà rinunciare ai turisti provenienti dalla Russia, che nell’ultimo anno pre-pandemia arrivarono a circa 40mila, equivalenti a circa 220mila presenze”. L’impatto regionale è stimato intorno ai 100 milioni di euro in meno: metà relativa al settore alberghiero e l’altra metà relativa all’indotto generato da beni come ville e yacht utilizzati nel periodo estivo.
Il 30 marzo la Camera ha approvato in prima lettura la proposta di legge costituzionale per la modifica all’articolo 119 della Costituzione, che riguarda il riconoscimento delle peculiarità delle isole e il superamento degli svantaggi derivanti dall’insularità, già approvata dal Senato. Ora il testo passa nuovamente al Senato in quanto sono necessari quattro passaggi trattandosi di modifica alla Carta costituzionale.
Per la presidente Porru si tratta di un risultato importante. “L’inserimento dell’insularità in Costituzione rappresenta l’occasione per la Sardegna di rivendicare il riconoscimento della propria condizione di diseguaglianza. Questo passaggio potrà aprire importanti scenari in ambito comunitario”. In particolare, specifica, “si aprirebbe una discussione in merito a un sistema fiscale di effettivo vantaggio e altrettanto decisivo sarebbe poter disporre di un sistema di deroghe specifiche in materia di aiuti di Stato e politiche agricole e ittiche”.
Infine, in merito alle Zes, “la nostra associazione guarda con grande attenzione all’implementazione di uno strumento che, per le agevolazioni fiscali e lo snellimento amministrativo, può svolgere un ruolo importantissimo per consolidare le attività già presenti che vogliano crescere e per attrarne di nuove”.