
“Le Pmi, grazie a una presenza capillare sul territorio e a una indubbia resilienza, rappresentano un patrimonio di valori e di capacità produttiva che il nostro Paese non può permettersi di perdere. Anche per questo Confindustria sta ‘pressando’ il governo affinché metta in campo tutte le azioni necessarie per sostenere le imprese. Noi imprenditori, soprattutto quelli alla guida di realtà di piccola e media dimensione, ci sentiamo protagonisti del sistema economico e, in quanto tali, vogliamo esserne parte attiva e responsabile”. Esordisce così il presidente Giovanni Baroni per raccontarci le motivazioni che hanno spinto la Piccola a organizzare le proprie Assise. “Saranno un forte momento identitario e di mobilitazione – prosegue Baroni – con un duplice obiettivo: da un lato, aprire un confronto serrato sulla difficile fase che stiamo attraversando; dall’altro, individuare nuove prospettive e formulare soluzioni condivise da proporre ai nostri interlocutori. Sarà un lungo percorso – conclude il presidente – che vedrà il coinvolgimento di tutte le Pmi associate al Sistema Confindustria e che partirà da Cagliari il 7 aprile per concludersi a Bari il 17 giugno”.
Comincia in Sardegna la roadmap dei nove incontri sul territorio, che fanno parte di quel percorso di preparazione che include anche quattro workshop online in programma ai primi di maggio. I nove incontri – che si tengono in modalità ibrida, sia in presenza che da remoto – sono il momento di massimo coinvolgimento e ascolto in cui gli stessi imprenditori sono chiamati a individuare le priorità per le imprese e per il Paese. Priorità che verranno declinate in un documento che sarà discusso e finalizzato nell’evento di Bari e poi portato all’attenzione delle istituzioni.
TEMI E RIFLESSIONI PER UN DIBATTITO APERTO
Quattro le macro-tematiche individuate dal Consiglio di Presidenza di Piccola Industria e sulle quali gli imprenditori si confronteranno nell’arco di tutta la fase di preparazione. Una griglia utile a orientare il dibattito, non certo uno schema “chiuso”, tutt’altro: un canovaccio aperto alle integrazioni e alle riflessioni che emergeranno dai vari incontri, alla luce anche degli eventi di contesto esterno.

ANTONIO BRAIA
Si parte dal futuro, affrontando il tema delle “Competenze e del Capitale Umano”. “Le nostre Pmi hanno necessità di potenziare e valorizzare le loro competenze – ci spiega Antonio Braia, vice presidente Piccola Industria per Capitale Umano e Formazione – investendo nel capitale umano e nella formazione continua dell’imprenditore e dei suoi collaboratori. Serve una cultura d’impresa che guardi ai nuovi driver di sviluppo, così da essere riconosciuti nei mercati nazionali e internazionali. Temi cardine – prosegue Braia – sono anche la managerializzazione delle Pmi, il reskilling e l’upskilling dei collaboratori, alla luce della forte richiesta che arriva di cambiare i nostri modelli di business. Occorre investire nella formazione delle nuove generazioni, orientandole sulla base delle reali esigenze delle imprese, per contribuire a ridurre il mismatch tra domanda e offerta di lavoro e il numero dei neet, magari migliorando anche i centri per l’impiego”, conclude, “senza dimenticare di valorizzare il welfare aziendale, facendo emergere le buone pratiche realizzate dalle Pmi, diffondendo così una nuova cultura d’impresa sempre più orientata alla responsabilità sociale”.

PAOLO ERRICO
Secondo tema, la “Nuova Impresa tra Digitale e Fisico”, un titolo forse criptico, ma molto attuale come spiega Paolo Errico, vice presidente Piccola Industria per Innovazione e Transizione Digitale. “Una delle più grandi sfide che ci troviamo ad affrontare – afferma – è l’innovazione e la transizione digitale. La crescita culturale ed economica di qualsiasi nazione passa attraverso questo processo che, come mai nell’ultimo periodo, sta influenzando la nostra vita personale e quella delle nostre imprese. Siamo alle prese con una velocità di cambiamento esponenziale: è importante procedere a passo altrettanto spedito per aumentare l’adozione di processi digitali che partano dal basso, attraverso l’esperienza e la condivisione di chi si è già mosso nel solco dell’intelligenza artificiale, mettendo a frutto gli investimenti fatti su Impresa 4.0. Per questo abbiamo voluto ragionare su un vero e proprio “nuovo modello culturale”: big data e machine learning saranno fondamentali per elevare gli standard qualitativi delle nostre Pmi e sostenere la loro competitività anche in un’altra transizione dirimente, quella della sostenibilità”.

PASQUALE LAMPUGNALE
Terzo tema, “Finanza e Crescita” un binomio vitale per le Pmi: “La pandemia ha evidenziato come la solidità finanziaria delle imprese rappresenti una leva strategica per crescere e, soprattutto, con cui reagire agli shock esterni – sottolinea Pasquale Lampugnale, vice presidente Piccola Industria per Economia, Credito, Finanza e Fisco –. Per questo, nonostante le difficoltà della congiuntura attuale, dobbiamo far ripartire quel processo di rafforzamento delle strutture patrimoniali iniziato negli ultimi anni e interrotto con il Covid. Per raggiungere questo obiettivo dovremo necessariamente passare attraverso un upgrade della cultura finanziaria delle Pmi: solo così saremo in grado di migliorare i rapporti con il sistema bancario e aumentare il ricorso agli strumenti di finanza alternativa. Un altro aspetto su cui dobbiamo porre attenzione – prosegue Lampugnale – è il ruolo che le Pmi hanno all’interno delle filiere. Obiettivo sarà trasformarle da “semplici” fornitori a partner strategici e questo sarà possibile solo attraverso una crescita a 360°, con interventi per renderle più digitali, più sostenibili e più capaci di approcciarsi ai mercati esteri. Un aiuto – conclude – può arrivare anche dalle soluzioni offerte dalla supply chain finance”.

TERESA CARADONNA
Last but not least, “Sostenibilità e la transizione green”. “Sempre più frequentemente le decisioni d’investimento tengono conto di ‘fattori extra-finanziari’, ovvero dei parametri Esg – chiosa subito Teresa Caradonna, vice presidente Piccola Industria per Esg e Valore Sostenibile –. Le aspettative nei riguardi delle aziende sono cambiate più negli ultimi due anni che nei precedenti venti. Oggi i leader aziendali non possono più essere semplici spettatori dei grandi cambiamenti. Una crescita sociale ed economica equa e inclusiva non sarà possibile senza una crescita sostenibile delle persone e del nostro stesso pianeta. Il tessuto produttivo italiano ha sempre dimostrato grande capacità di interpretare i tempi e di sapersi rinnovare con prontezza e velocità. I leader devono ripensare radicalmente ciò che il business rappresenta, come si raggiunge la crescita, come si fanno profitti, quali sono le finalità stesse del business e che cambiamenti porta nel mondo. Le imprese – conclude – vogliono e possono giocare un ruolo attivo e responsabile nel risolvere le maggiori sfide comuni all’umanità, ponendo obiettivi sì sfidanti, ma raggiungibili”.