È Milano, il 13 aprile, ad ospitare la quinta tappa della roadmap di ascolto dei territori in preparazione delle Assise di Piccola Industria, incontro che darà la possibilità alle Pmi lombarde di scambiarsi idee ed esperienze sull’attuale, complesso periodo storico in cui si stanno muovendo. Nonostante le marcate criticità generate dall’impennata dei costi di energia e materiali, dalla crescita esponenziale dei prezzi dei trasporti e, non ultima, dalla guerra in Ucraina, le aziende hanno comunque la necessità di progettare il proprio futuro attraverso scelte non certo facili ma comunque indifferibili.
“Il tessuto imprenditoriale lombardo in questi anni ha superato numerose prove di maturità e di forza, rafforzando la propria leadership come prima regione per numero di aziende (16% del totale nazionale italiano), regione che impiega più addetti nel sistema delle Pmi con oltre un milione di dipendenti, prima regione in termini di Pil con 368 miliardi di euro (il 22% del Pil Italiano) e prima regione per numero di startup – sottolinea Alvise Biffi, presidente di Piccola Industria Confindustria Lombardia –. In particolare, le Pmi sono passate attraverso una pandemia, l’aumento delle materie prime, divieti di viaggio e restrizioni, reset delle catene globali del valore, crollo della domanda interna e globale, riuscendo a conservare le proprie posizioni nei mercati o acquisendone di nuove. In queste sfide la propensione all’internazionalizzazione delle nostre Pmi è stato un fattore cruciale come testimonia il record – 35 miliardi di euro – dell’export 2021”.
Nel corso dell’evento milanese si parlerà di come, il sistema industriale lombardo – polo determinante a livello nazionale con oltre 40mila Pmi presenti sul territorio –stia rischiando un lockdown produttivo a causa degli aumenti delle materie prime, delle difficoltà di approvvigionamento delle forniture e del continuo aumento del costo dell’energia.
Le Pmi della Lombardia sono le più esposte a queste problematiche potendo contare su filiere più brevi rispetto alla media nazionale, oltre ad avere grandissimi problemi nel trasferire gli aumenti sul prezzo dei beni che producono. Inoltre, la crisi ucraina sta presentando nuove criticità, per lo più insostenibili, alle realtà industriali lombarde. Questo perché Russia e Ucraina sono importanti fornitori di rottami ferrosi, nickel, antracite, ghisa, di alcune ferroleghe e altro ancora per le Pmi della regione.
“Adesso la concomitanza di una transizione ecologica con poche certezze e degli effetti del conflitto in Ucraina pongono a rischio il 30% delle Pmi. Auspicando che le istituzioni italiane ed europee individuino soluzioni che siano realmente sostenibili per le imprese, gli imprenditori sono chiamati a trovare nuove idee per supportare la nostra industria nel passaggio dai settori tradizionali a quelli all’avanguardia, favorendo le transizioni 4.0 e green nei prodotti, processi e servizi manifatturieri. E il digitale diventa l’elemento chiave: la trasformazione digitale è ormai una necessità per le aziende di tutte le dimensioni, ma lo è in particolare per le Pmi”, spiega Biffi.
Prima dell’inizio della guerra, il Pil lombardo era stimato in crescita del 4% per il 2022, numeri che, perdurando questa pesante situazione internazionale, potrebbe essere necessario rivedere al ribasso.
Nel frattempo, l’export della Lombardia ha chiuso il 2021 con 136 miliardi di euro, superando il precedente massimo storico annuale (del 2019) del 6,6%, mentre nell’export totale annuo regionale la Russia vale l’1,6% e l’Ucraina lo 0,4%. E se si guardano i singoli settori, le maggiori esposizioni sono nella meccanica (2,7%), nella moda (2,4%) e nella chimica (2,1%).
Allo stesso tempo, inoltre, va tenuto in considerazione che le sanzioni stanno rallentando o addirittura interrompendo le supply chain di diverse filiere produttive e a pagare le maggiori conseguenze sono in particolare le Pmi: le produzioni del settore moda già realizzate per il mercato russo, per esempio, sono al momento giacenti in magazzino e queste, non essendo riutilizzabili, vanno ad appesantire la situazione finanziaria delle singole aziende.
“Compito della rappresentanza, attraverso i suoi numerosi strumenti, è poi quello di aiutare le aziende a capire dove focalizzare i progetti digitali, accompagnandole in questo percorso, e aiutare le imprese ad intraprendere percorsi di trasformazione sviluppando progettualità che possano portare valore aggiunto e renderle più competitive e più immuni agli shock esterni. L’iperdigitalizzazione porta con sé molti benefici e le Pmi lombarde sono da tempo consapevoli di queste potenzialità, come dimostra anche il recente studio del DIH Lombardia sulla diffusione dell’Intelligenza Artificiale e la maturità digitale, ma comporta anch’essa dei rischi legati soprattutto alla sicurezza. Perciò diventa necessario investire nella cybersecurity, ricorrendo a una protezione diversificata dei sistemi aziendali, per tutelare il futuro delle aziende e dei loro dati”, conclude Biffi.