Per chi, come moltissimi di noi, è nato dopo la Seconda guerra mondiale, la pace è sempre stata un bene dovuto e, ammettiamolo pure con onestà intellettuale, anche scontato. Noi tutti sapevamo che in questi ultimi settant’anni il mondo era stato egualmente funestato da guerre crudeli e, come spesso succede, inutili. Ma erano conflitti lontani, che ritenevamo non ci riguardassero.
L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, a due passi da noi, ha risvegliato paure che non sapevamo di poter provare. Eppure, poco ci eravamo preoccupati all’indomani della conquista della Crimea da parte di Putin: solo sanzioni economiche blande e poco più. Poco ci eravamo preoccupati della nostra consistente dipendenza dal gas per far funzionare tutto il nostro mondo produttivo e riscaldare le nostre famiglie. Colpevoli strabismi che stiamo pagando amaramente. Infatti, la guerra tra Ucraina e Russia, fra le altre innumerevoli conseguenze, ha prodotto anche un aumento elevatissimo dei prezzi dell’energia e le azioni messe in campo dal nostro governo non sono state sufficienti a parare il colpo.
Prima di tutto il nostro Paese e l’Europa provengono da due anni di pandemia, che ha lasciato, oltre alle tante, troppe morti, anche una situazione economica molto difficile. Da tempo l’Italia è gravata da un debito pubblico fra i più alti al mondo e le risorse stanziate per il Covid-19 lo hanno notevolmente aumentato.
In un quadro generale così complesso, il governo si è trovato stretto tra una dipendenza dal gas russo molto più elevata rispetto ad altri paesi europei e le poche risorse economiche disponibili da distribuire per consentire a famiglie e imprese di sopportare il caro energia.
Ancora una volta per le aziende gli aiuti sono stati minimi, il sistema industriale paga più di tutti: in particolare le imprese energivore, che non sono in grado di reggere bollette così elevate, a fronte di contratti già negoziati che non potevano prevedere queste dinamiche, né aumenti ulteriori a quello del caro materie prime già ampiamente illustrato al governo. Molte di queste imprese, impossibilitate a pagare bollette così alte, hanno dovuto fare scelte dolorose, le quali hanno avuto un impatto ancora una volta sulle famiglie oltre che sui conti economici. Ecco, a fronte di questa situazione avremmo voluto risposte diverse che non sono arrivate.
Il circolo virtuoso che lega fortemente sistema produttivo, ripresa economica e benessere delle famiglie dovrebbe essere la bussola che indirizza chi prende decisioni. Al tempo stesso, la memoria delle cause che ci hanno portato fino a questo punto dovrebbe servire a ricordarci che avere un piano europeo di politica energetica è un bisogno oramai improrogabile.
(Articolo pubblicato sul numero di aprile dell’Imprenditore)