Venicecom è un gruppo internazionale di consulenza e servizi IT, nato nel 1998 a Venezia e attualmente presente nei mercati più emergenti di Europa, Asia e Africa attraverso branch estere e joint venture locali. Da sempre supporta grandi aziende nazionali e internazionali, governi e Pubbliche amministrazioni ma anche Pmi nei percorsi di internazionalizzazione e nel processo di evoluzione digitale.
Abbiamo parlato con il fondatore e presidente Pierluigi Aluisio (nella foto in alto), al quale abbiamo chiesto di spiegarci – oltre alla loro attività – come operano nei paesi africani e del Medio Oriente. “Con i nostri software proprietari KronosApp, PRO-Q e Kalmo siamo riconosciuti quali leader di mercato nei sistemi di governance di progetti complessi, di e-procurement e di health safety & enviroment – spiega l’imprenditore – e siamo quindi gli interlocutori ideali di EPC, società di ingegneria, aziende produttive e dell’oil&gas, medie e grandi utilities e di tutti i loro fornitori. Ma rimaniamo anche tra i pochi ‘sarti del software’ ancora sul mercato, in grado di trasferire il know how dei nostri clienti in sistemi gestionali customizzati, o addirittura sartoriali, che assicurino loro il vantaggio competitivo”.
Un’offerta resa possibile da quali caratteristiche?
Questo lo possiamo garantire grazie alle ampie, solide e peculiari competenze di ingegneria del software dei nostri specialisti e all’ampia rete di partner tecnologici a livello mondiale, ma lo otteniamo soprattutto grazie a un fortissimo orientamento all’ascolto e alla comprensione del cliente, dei suoi bisogni, storia e cultura. Ogni cliente è unico e diverso nel tempo: noi progettiamo, realizziamo e manuteniamo i suoi “abiti tecnologici” su misura per garantirgli il successo.
Come siete strutturati?
Oltre alla sede principale di Venezia dove è nata e mantiene l’headquarter, l’azienda ha uffici a Roma, Milano e Bari e può contare su un centinaio di specialisti, tra dipendenti e consulenti. Supera i cinque milioni di fatturato di gruppo solo in Italia. Il Gruppo Venicecom può inoltre vantare una fitta e ampia rete di collaboratori in tutto il territorio nazionale e internazionale: è una tipica azienda estesa con confini labili e permeabili e ampie relazioni, ramificate e stabili in tutto il mondo.
Nel tempo sono state sapientemente create branch e joint venture locali in Romania, Slovenia, Kazakistastan, Mozambico ed Egitto per presenti essere sul campo vicino ai nostri clienti e per erogare i servizi di manutenzione e assistenza attraverso personale tecnico del posto, com’è giusto che sia, per sviluppare l’indotto e distribuire know how e ricchezza localmente.
In Africa e Medio Oriente dove siete operativi per l’esattezza?
Il primo paese africano nel quale ci siamo affacciati è stato il Mozambico al seguito di Eni; poi siamo andati in Iraq e di recente abbiamo iniziato un nuovo percorso in Egitto ed Emirati Arabi. Supportiamo le aziende italiane nel processo di internazionalizzazione e siamo al fianco di grandi nomi come Eni, di cui siamo uno storico partner informatico, e altre grandi compagnie di ingegneria ed EPC italiane nella loro opera di rafforzamento in Africa, come da Piano Mattei del governo italiano.
Da quasi 20 anni, inoltre, sosteniamo una missione in Kenya e qui abbiamo imparato molto sulla cultura africana. Cito, per esempio, un proverbio che abbiamo fatto nostro: “twende na haraka ahina baraka, twende pole pole tutafika”, ovvero “se vuoi andare avanti da solo non c’è benedizione e non farai molta strada, ma se vuoi andare lontano, andiamoci piano tutti insieme”. Questa è la filosofia che ci anima nel nostro affacciarci con discrezione e rispetto all’estero.
Durante la pandemia la tecnologia ha consentito al mondo di rimanere connesso. Come siete stati coinvolti?
Occupandoci di sistemi informatici e avendo da sempre gestito grandi progetti internazionali di informatizzazione, eravamo già ben attrezzati per lavorare a distanza, sia in fatto di tecnologie che di applicativi; quindi, dal punto di vista operativo non è cambiato molto, fortunatamente. Ma durante quel periodo abbiamo capito ancora meglio che, per noi, non è davvero indispensabile lavorare nello stesso ufficio, azienda o paese per essere motivati, efficaci, efficienti, condividere i valori e orientarsi ad un obiettivo comune con uno stile di relazioni condiviso.
Abbiamo così impresso una forte spinta per acquisire i migliori tecnici in ogni settore e parte del mondo, trovando molta competenza e professionalità e allo stesso tempo motivazione, lealtà e identificazione con i valori di Venicecom. Fino all’orgoglio di riconoscersi come parte integrante dell’azienda, manifestato da molti collaboratori a distanza che mai hanno visitato i nostri uffici italiani.
Qual è il gap infrastrutturale dei paesi dove operate e come la tecnologia italiana può colmare questo divario?
I paesi emergenti si stanno preparando a fare un salto importante e assolutamente innovativo: la facilità di accesso alla tecnologia delle informazioni li sta portando a fare un balzo diretto da una economia di tipo e artigianale a un’economia post industriale, senza passare per l’industrializzazione fordista.
Quantomeno nei settori del terziario avanzato e dell’economia della conoscenza e dell’informazione, la rete Internet globale e la digitalizzazione sono – in questi paesi – fattori abilitanti per un nuovo paradigma economico e sociale policentrico, fatto di monadi altamente specializzate che possono cooperare in rete a livello globale per uno sviluppo diffuso e sostenibile.
Proprio in questo noi di Venicecom possiamo e vogliamo essere di supporto con le nostre tecnologie. Grazie alla digitalizzazione di comunicazioni e processi, mettiamo in rete le aziende e gli specialisti italiani e africani, abilitandoli a condividere competenze, lavoro e risultati e incrementandone così vicendevolmente il valore.
Adesso su quali nuovi mercati vorreste collocarvi?
Dopo aver ottenuto nello scorso quindicennio grandi successi in Asia centrale e nei paesi dell’ex Unione sovietica, per i prossimi dieci anni abbiamo come mercati target i paesi che si affacciano sul Golfo e sul Mediterraneo: Libia, Tunisia e Algeria, dei quali l’Italia ha bisogno e che hanno certamente bisogno di noi.
Guardiamo con interesse anche l’Africa equatoriale: Angola, Nigeria, Congo, Ghana, Guinea e Kenya e tutti i paesi in cui Eni fa da capofila per la penetrazione nostra e degli altri campioni nazionali italiani.
Quali suggerimenti dareste ad un’impresa che vuole approcciare i mercati di Africa e Medio Oriente?
A tutti gli imprenditori che vogliono avvicinarsi ai paesi in via di sviluppo, che sono consapevoli e fieri del loro passato, della loro religione e cultura, suggeriamo l’approccio della tradizione mercantile veneziana, ovvero l’avvicinarsi con umiltà, rispetto profondo e amicizia sincera, impegnandosi nella mediazione culturale e per una negoziazione leale win-win, per essere sempre graditi ospiti in casa d’altri.
In questo Assafrica gioca un ruolo importante di formazione, sostegno e accompagnamento e può creare filiere estere di aziende d’eccellenza italiane che approccino i mercati di Africa e Medio Oriente facendo sistema.
A tutte queste imprese associate ad Assafrica saremo lieti di offrire la nostra consulenza, software gestionali e servizi informatici per lo sviluppo, il governo e il pieno controllo dei loro progetti internazionali.
(Prossima uscita: 9 giugno)
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Martini (Studio Martini Ingegneria): “In Africa e Medio Oriente il mercato c’è”
D’Alessandro (Eemaxx Innovation): “In Africa l’Italia sia paese capofila per l’energia”
Chelli (Trusty): “Con la blockchain valorizziamo le filiere in Africa”
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