L’Esposizione Universale porterà a Milano milioni di visitatori e sarà una straordinaria occasione di rilancio per il nostro paese.
Certo, e appena aperti i cancelli il 1° maggio lo si è capito subito. L’opening è stata una giornata emozionante, che mi ha fatto dimenticare le tante preoccupazioni e polemiche spesso strumentali che ci hanno accompagnato nella preparazione dell’evento. Un evento che ha un enorme livello di complessità organizzativa e gestionale e i cui contenuti sono i grandi protagonisti. Dunque qualcosa di gran lunga più difficile da ideare di una Olimpiade. Il Padiglione Italia, ad esempio, ha un ricchissimo palinsesto di convegni, dibattiti e spettacoli che si articola lungo i sei mesi dell’Esposizione. Ricordo in particolare il nostro progetto “Vivaio Ricerca”, un palinsesto di 24 convegni scientifici che faremo nei sei mesi dell’Expo all’interno di Padiglione Italia in collaborazione con il Cnr. A questi si affiancano quelli delle eccellenze universitarie promossi dalla Crui. Un modo concreto per far dialogare insieme il sapere scientifico e i saperi degli attori della filiera agroalimentare anche per proporre soluzioni e immaginare il futuro insieme. Insieme daremo vita a una straordinaria piattaforma di idee su temi cruciali, dallo spreco alimentare alla “food print” del cibo, idee che abbiamo offerto come spunti per la Carta di Milano.
La Carta di Milano sarà l’importante eredità culturale dell’Esposizione Universale italiana. Dieci punti per contribuire al diritto al cibo per tutti e ad un mondo sostenibile per le generazioni future.
La “Carta di Milano” è uno dei contributi che l’Italia porterà al tema dell’Expo. Il documento del governo è nato dai 42 Tavoli di lavoro organizzati all’Expo delle Idee il 7 febbraio a Milano. Il testo tocca quattro filoni: sviluppo sostenibile, culture identità e stile alimentare, economia del cibo e sviluppo urbano. Come Padiglione Italia abbiamo sottolineato in particolare l’importanza della tutela della biodiversità e il valore dell’innovazione e della ricerca, affinché si possa soddisfare la crescente domanda con standard elevati di produzione alimentare. Siamo convinti, infatti, che senza il fondamentale contributo della ricerca pubblica e di quella del mondo delle imprese, sia impossibile trovare risposte efficaci ai grandi problemi che l’umanità deve affrontare nel nuovo millennio.
Lei ha fatto riferimento alle polemiche e alle difficoltà che hanno caratterizzato la preparazione di Expo. Mi sembra che come organizzatori voi il 1° maggio abbiate voltato pagina rispondendo coi fatti.
È vero, tutti insieme – imprese, lavoratori e Istituzioni nazionali e locali – abbiamo dimostrato di che pasta siamo fatti noi italiani. Perché ognuno fa la sua parte quando c’è in ballo l’immagine dell’Italia. Chi sperava nel flop peccando di autolesionismo è rimasto deluso. Alla fine l’Italia con l’ottimismo della volontà ha fatto gol! E a proposito di orgoglio italico, voglio sottolineare che tantissimi paesi espositori hanno scelto i propri fornitori pescando nell’elenco delle imprese italiane che proprio Confindustria e la Camera di Commercio di Milano hanno messo a punto con Expo spa. Sono state seimila le imprese impegnate sul sito.
Nonostante questo, ricordo che fino a pochi mesi fa molti sostenevano che Expo non avrebbe creato lavoro e invece questo grande progetto nazionale ha rimesso in moto l’economia e l’immagine dell’Italia e ha offerto concrete opportunità a tantissimi giovani. Di lavoro, ma non solo. Expo è una straordinaria piattaforma: un’occasione unica per centinaia di migliaia di ragazzi provenienti da tutto il mondo che potranno incontrarsi e confrontarsi su temi importantissimi. Dicevano poi che Expo fosse soltanto uno spreco di risorse pubbliche e invece i 149 paesi aderenti hanno investito più di un miliardo di euro in un momento in cui in Italia non ci sono grandi investimenti esteri. Vi do qualche esempio. Germania e Svizzera hanno stanziato per i loro padiglioni un budget rispettivamente di 40 milioni e 19 milioni di euro. Dal canto suo, la Repubblica Popolare Cinese sarà presente con ben 3 padiglioni: quello istituzionale nazionale, che si estende su 4.600 metri quadrati, quello corporate del colosso immobiliare China Vanke e un terzo che sarà nominato China Enterprise Joint Pavilion. Dai paesi del Golfo stanno arrivando investimenti per più di 150 milioni di euro. A questo si aggiungono i quasi 400 milioni di euro investiti dai global Partner (da Telecom, a Cisco, da Accenture a Enel, da Banca Intesa San Paolo a Finmeccanica, da FIAT a Samsung, e così via), e dai partner di Padiglione Italia che sono talmente tanti che non posso citarli tutti. Il mondo dell’associazionismo imprenditoriale – da Confindustria a tutte le sue Federazioni e Associazioni, tra cui spicca Assolombarda, da Copagri a Confagricoltura, gli Artigiani – e quello delle aziende (Italcementi, Pirelli e così via) hanno risposto con entusiasmo al nostro appello permettendoci di fare una “Casa Italia” di cui essere orgogliosi.
Veniamo al Padiglione Italia. Ci può offrire un’anticipazione su cosa vedranno i visitatori?
A Casa Italia sono attesi oltre 100 Capi di Stato e di governo, con 500 delegazioni ufficiali, missioni economiche, incontri B2B. Il nostro Padiglione sarà dunque la “porta d’ingresso” del Paese all’Expo, invogliando i visitatori a girare l’Italia. Venendo alla sua domanda, Palazzo Italia è anzitutto un bellissimo edificio frutto di un concorso internazionale di architettura vinto dal raggruppamento costituito da Nemesi & Partners S.r.l., Proger S.p.A., e BMS Progetti S.r.l. Il Palazzo coniuga un’estetica affascinante alla massima efficienza energetica e mostra una sorta di “pelle” candida realizzata con un nuovo cemento biodinamico ideato apposta dal Centro ricerche di Italcementi in grado di abbattere gli inquinanti organici e inorganici presenti nell’aria.
Ma il nostro Padiglione non si limita alla sola Casa Italia, estendendosi su tutto il Cardo e coprendo un quinto dell’intero sito Expo. Il Cardo è il viale che unisce Lake Arena, al cui centro sorge l’Albero della Vita, e l’Open Theater, e assumerà la dimensione di una grande via italiana, multiterritoriale e multiprodotto con piazzette, spazi d’incontro e di scambio e un’area a rotazione che ospiterà tutte le regioni italiane e gli appuntamenti dell’Anci, oltre ai Padiglioni tematici realizzati dai nostri grandi partner. Da quello di Confindustria, che ospita la mostra “Fab Food. La fabbrica del gusto italiano”, che affronta la sfida del cibo industriale sostenibile, a quello di Coldiretti, che illustra il ruolo del paesaggio collettivo e il prodotto agricolo italiano dal campo alla tavola; da quello voluto dal Mipaf, che racconta la storia della vite e i territori del vino, a quello dell’Unione europea, il cui spazio espositivo, dedicato al bellissimo tema del grano e del pane, sorge proprio davanti a Palazzo Italia. Senza dimenticare gli spazi dedicati alle tipicità gastronomiche italiane: il caffè, l’olio, l’acqua, la birra, la pasta e la pizza. Entrando a Casa Italia, poi, i visitatori riscopriranno la magia di un Grand Tour dentro il Bel Paese di ieri, di oggi e di domani. Visitando in particolare la Mostra delle Identità Italiane, potranno vivere molte esperienze sensoriali, emotive, didattiche.
Anche l’arte è grande protagonista a Palazzo Italia. Quali opere è possibile ritrovare nel sito espositivo?
Abbiamo scelto di inserire nel percorso espositivo importanti opere d’arte che simboleggiano la grande storia del genio artistico italico e che ben testimoniano la potenza della nostra grande bellezza. Le opere d’arte si inseriscono in modo funzionale nel percorso che rappresenta l’identità di tutta l’Italia. Tra le opere ospitate compaiono capolavori straordinari: la Vucciria di Renato Guttuso, di proprietà dell’Università di Palermo, l’Ortolano di Arcimboldo della Pinacoteca civica di Cremona, il Sostegno di mensa con grifi (Trapezophoros) del IV sec. a.C., proveniente da Ascoli Satriano, trafugata in uno scavo clandestino e recuperata dal Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale. Infine, “Genio Futurista” di Giacomo Balla, il più grande olio su tela d’arazzo mai realizzato dall’artista.
A queste si aggiungono la Hora, splendida statua in marmo del I secolo d.C. proveniente dagli Uffizi, e una scultura realizzata appositamente per Expo da Vanessa Beecroft, una delle più interessanti artiste italiane contemporanee. Secondo un’idea del Direttore Artistico Marco Balich, l’opera della Beecroft è messa in relazione con la Hora al piano terra di Palazzo Italia, in un immaginario dialogo sul ruolo e sulla figura della donna nel tempo.
Che programmi ci sono per il dopo Expo?
È un tema su cui decideranno le istituzioni. Sono molto felice che il presidente della Camera di Commercio, Carlo Sangalli, abbia annunciato la volontà di insediare a Palazzo Italia, che è stato costruito per rimanere nel tempo, Innovhub Ssi, l’azienda speciale che nasce dall’unione delle ex stazioni sperimentali per l’industria, nell’ambito della più ampia proposta avanzata dall’Università Statale di Milano di realizzare sul sito un grande polo scientifico con un campus universitario. Questo progetto, che mi sembra anche in linea con lo spirito di Expo e con il nostro concept del Vivaio Italia, consentirebbe a Milano di dotarsi di un vero asset per il territorio.
Gli spazi, moderni, digitalizzati e al centro di infrastrutture d’avanguardia, possono essere la “culla” per la Silicon Valley che potrebbe sorgere a Milano nel 2016. Sono certa che le Istituzioni sapranno vincere anche la sfida del dopo Expo.