Anche il sud Italia e la Campania sono colpiti dall’emergenza del coronavirus. Gli imprenditori sono preoccupati?
Purtroppo il coronavirus è diventata una emergenza mondiale. In Italia ha colpito il nord Italia, e pesantemente la Lombardia, ma anche il sud. Anche le imprese soffrono, nonostante stiano facendo ogni sforzo per rimanere aperte, organizzando, sopportandone i costi, rigorose procedure di sicurezza per evitare i contagi, attività di smart working e subendo la contrazione della produzione derivante dalla riduzione di personale. Gli imprenditori sono terrorizzati dalla situazione che via via si sta prospettando per il semplice motivo che non riescono a prevederne la durata e quest’aspetto gioca un ruolo determinante nella quantificazione dell’effetto del coronavirus sull’economia del nostro Paese.
Il vostro territorio da tempo subisce un ritardo competitivo dovuto alle infrastrutture, la dotazione logistica sta reggendo all’impatto?
È l’intera nazione che ha una dotazione infrastrutturale inadeguata alle esigenze e fortemente compromessa da decenni di mancata manutenzione. Non a caso, prima ancora di questa emergenza sanitaria, si discuteva della necessità di attuare un grande piano di investimenti che potesse essere anche da volano per la ripresa economica. Al sud scontiamo un gap maggiore rispetto al nord, che si innesta in una situazione già deficitaria, provocando ulteriori disagi sia alla popolazione civile che alle imprese. Tutta la filiera della logistica sta accusando forti rallentamenti nelle consegne causando, di rimando, difficoltà di approvvigionamento delle materie da parte delle imprese; difficoltà che si ripercuotono sul normale flusso dei cicli produttivi e che generano a loro volta ritardi nelle consegne e, in non pochi casi, penali da dover pagare sulla base di contratti siglati.
Uno degli effetti indiretti più a lungo termine potrebbe riguardare il turismo. Cosa fare per favorire, ad emergenza conclusa, la ripartenza?
L’emergenza sanitaria si è abbattuta come uno tsunami sul comparto del turismo, e non solo quello diretto legato ad alberghi, B&B, case vacanze agriturismi, anche quello indiretto dei tour operator, delle lavanderie industriali, dei trasporti e di tutti quelle attività che ruotano intorno al settore. Zone a forte vocazione turistica come Napoli e le costiere sorrentina e amalfitana fanno registrare cali di presenze dell’80%. Se dovesse riconfermarsi la stessa previsione per la stagione estiva, l’intera economia di settore potrebbe subire importanti perdite in termini di aziende che non reggerebbero la crisi. Ma dobbiamo guardare avanti: ora è il momento di ripensare al mercato interno riportando produzioni strategiche nel nostro territorio; ora è il momento di porre in essere un grande piano di rilancio del Paese che coniughi assistenza alla popolazione e crescita condivisa in Europa.
Articolo pubblicato sul numero di aprile dell’Imprenditore