L’Emilia è una delle regioni più colpite da un punto di vista sanitario ed è anche uno dei territori più produttivi. Come stanno reagendo le imprese?
Subito dopo il primo Dpcm hanno cercato di adattarsi alle nuove regole per proseguire in sicurezza l’attività produttiva, anche con l’aiuto dell’associazione, che lavora di concerto con Regione, Comune e parti sociali per gestire tanti aspetti, come la sanificazione degli ambienti di lavoro. Alcuni imprenditori, in provincia, hanno invece preferito chiudere temporaneamente gli stabilimenti per poter riaprire al più presto. Tutti sono comunque animati dalla volontà di contribuire all’emergenza salvaguardando le filiere produttive, in modo da assicurare beni e servizi necessari alla popolazione. L’associazione sta cercando di accompagnare ciascuna impresa in questi percorsi senza sosta, anche da remoto, perché i funzionari lavorano in smart working e le riunioni si tengono in video conferenza. Abbiamo istituito già da inizio febbraio un help desk per garantire il massimo supporto. In poco più di un mese abbiamo erogato circa 900 assistenze, principalmente per avere chiarimenti sulla gestione del personale e i dispositivi di sicurezza (393), sui provvedimenti del governo (231), l’applicazione dello smart working (113) o gli spostamenti di persone e merci (85).
Molte imprese emiliane si stanno anche attrezzando per riconvertire la produzione. A che punto siamo?
Le restrizioni imposte dagli altri paesi ci costringono a fare da soli e noi imprenditori, come è nel nostro animo, cerchiamo di rispondere a questa fondamentale esigenza. Dobbiamo ancora una volta riconoscere che il nostro sistema produttivo dimostra creatività, concretezza e reattività. Anche in questo caso Unindustria sta lavorando con il Comune, la Regione e il sistema sanitario per produrre nel nostro territorio i materiali necessari, mascherine comprese. L’iter richiede certificazioni e aspetti organizzativi da affrontare che ci auguriamo di risolvere rapidamente. Ma noi emiliani sappiamo rimboccarci le maniche e soprattutto lavorare insieme per il risultato.
Gli imprenditori per vocazione guardano al futuro. Come lo vede per le nostre imprese?
In questi giorni alcuni provano a fare previsioni. Il Cerved ha pubblicato uno studio che stima una perdita massima in due anni di 57 miliardi di fatturato per le imprese dell’Emilia Romagna. Sarebbe una catastrofe. Oggi non sappiamo quando finirà l’emergenza, così come non sappiamo come reagiranno i mercati internazionali, dato che la pandemia ha assunto una dimensione mondiale. È vitale sostenere il sistema produttivo, soprattutto le Pmi, per le quali la chiusura delle attività oggi potrebbe portare ad una mancata riapertura domani. Determinanti saranno i piani di investimento e i provvedimenti che l’Italia metterà in atto per sostenere la ripartenza.
Articolo pubblicato sul numero di aprile dell’Imprenditore