Dietro le trentadue foto in bianco e nero e quelle a colori che, fino al prossimo 26 febbraio, saranno al centro della mostra “Aedificante. Cantiere. Cultura. Persone. Futuro”, ospitata presso la sede milanese (corso Magenta, 61) della Fondazione Stelline, c’è quel settore edile che fatica ancora ad essere riconosciuto pienamente per tutto quanto è in grado di fare all’interno di un cantiere. Progetto culturale pensato e voluto dall’imprenditore bergamasco Giuseppe Taramelli, la mostra trasmette al pubblico, attraverso gli scatti di Giacomo Albo (in alto, una delle foto esposte), anche il senso delle giornate trascorse dalle maestranze a far prendere forma compiuta alle idee degli architetti.
La rivincita del proprio mondo sulla visione miope che spesso ha finito per mortificare e denigrare il lavoro svolto nei cantieri, per Taramelli passa anche dalla rivalutazione delle figure che hanno dato lustro all’edilizia. “Faccio un esempio. Magut si usa in senso quasi spregiativo per indicare il muratore lombardo. Ma la parola non è dialettale, viene direttamente dal latino, dai registri della Fabbrica del Duomo di Milano, dove i capimastri erano indicati sotto la sigla mag-ut, abbreviazione di magister ut, cioè ‘in qualità di mastro’. E magister ha la radice di maggiore: è chi sa e vale di più, opposto al minister, colui che deve fare il minimo. Quindi magut è un maestro e vale più di un ministro. Qualcosa di cui dovremmo essere fieri e che invece, per una serie di motivi storici, sociali e culturali, ci causa vergogna, disistima, autodenigrazione”, sottolinea Taramelli.
Quindi cosa si può fare per rendere più aderente alla realtà la percezione che molti hanno del settore edile? “Una delle prime cose da mettere in programma è quella di partire dalla scuola per iniziare così a mandare un rinnovato messaggio alle famiglie – spiega Taramelli –. Far capire loro, insomma, e senza dare false illusioni, che il lavoro in cantiere è sì faticoso, ma ora consente di adoperare tecnologie all’avanguardia sicuramente in grado di interessare i ragazzi. Non è inusuale, infatti, vedere all’opera, nel momento della tracciatura necessaria per realizzare una volta in mattoni di un certo pregio, muratori che indossano visori per la realtà aumentata del costo di 10mila euro. Il problema, però, è che le nuove generazioni vengono formate usando programmi didattici vecchi di vent’anni, dinamica che spesso finisce per immettere sul mercato figure professionali non più in linea con i tempi. Perché a noi servono persone con almeno tre anni di competenze acquisite: il muratore, insomma, non può essere più solo cazzuola”.
Per mettere definitivamente dietro le spalle un modo di vedere il cantiere a suo dire ormai sorpassato dai fatti, Taramelli auspica quindi un’ulteriore discesa in campo di metaverso, realtà aumentata ed altre soluzioni tecnologiche che servano a ridisegnare finalmente, anche nell’immaginario collettivo, la figura del muratore del terzo millennio. “E poi mi piacerebbe venisse compreso che architettura ed edilizia non sono due universi lontani – chiarisce il promotore della mostra Aedificante –. Purtroppo mentre la prima finisce pure meritatamente sulle riviste patinate e gode della massima considerazione, il mondo a cui appartengo, invece, è in molti casi visto come un ambiente lavorativo più a rischio, insicuro. Ma senza il nostro apporto, l’architettura resterebbe sostanzialmente un pezzo di carta. Per questo vorrei proprio che, prima o poi, riuscissimo a camminare una al fianco dell’altra nella gestione di quell’unicum costituito da ogni singolo cantiere”.
“Le fotografie di Albo aiutano ad avere un quadro d’insieme più preciso sui momenti salienti legati alla costruzione di un edificio, una maniera per renderli vivi all’occhio di chi le guarda. Ci abbiamo messo un anno intero per mettere assieme tutti i tasselli di questa mostra e provare a contribuire a far cadere i troppi pregiudizi che accompagnano un settore invece sempre più strategico e decisivo nel percorso della transizione energetica, ecologica e culturale verso la sostenibilità”, conclude Taramelli.
Per informazioni sulla mostra, visitare il sito della Fondazione Stelline