
World Service è una Pmi specializzata nella commercializzazione di prodotti europei, e in particolare made in Italy di fascia alta, sui mercati del Nordafrica e del Medioriente. A guidarla è il presidente Vittorio Zingarelli (nella foto in alto), nipote del fondatore omonimo che, all’inizio degli anni Ottanta, decise di consolidare il rapporto avviato con tanti partner commerciali costituendo una società ad hoc. “Abbiamo una notevole esperienza su una vasta tipologia di prodotti – spiega Zingarelli – sia in ambito industriale che civile e concentriamo il nostro interesse sul prodotto italiano di medio e alto standard, dove è richiesta una customizzazione, una ricerca e uno studio specifico del prodotto. Contestualmente alla fornitura, i nostri clienti ci richiedono servizi ed attività complementari quali consulenza, rilievi pre-fornitura, progettazione ed assistenza al montaggio. Il nostro obiettivo è fornire soluzioni innovative, di alta qualità, per continuare ad avere una reputazione in crescente ascesa”.
Come siete strutturati?

YOUSEF SALMANI E VITTORIO ZINGARELLI
La World Service ha sede a L’Aquila e ha quattro dipendenti nella sede italiana e quattro nella filiale libica. Nel 2015 è entrato a far parte ufficialmente della nostra società Yousef Salmani, ingegnere, con il quale già avevamo collaborato negli anni precedenti e che oggi riveste il ruolo di amministratore della nostra branch di Bengasi. Il fatturato nel 2021 è stato di 1,8 milioni di euro e segue un trend altalenante poiché si opera in un contesto in cui ci sono conflittualità e politiche non stabili.
In quali paesi d’Africa e Medio Oriente siete operativi?
Dopo una breve parentesi negli Emirati Arabi, il Nord Africa è stata la meta di maggior interesse. Nell’ultimo ventennio abbiamo concentrato la nostra attività in Libia, dove abbiamo fidelizzato importanti clienti, sia nel settore pubblico che privato. Abbiamo avuto uffici di rappresentanza a Bengasi nella prima decade del Duemila, poi ci siamo spostati a Tripoli, dove ci siamo trattenuti fino agli atti conclusivi della rivoluzione.
Dal 2022 abbiamo una branch ufficialmente registrata a Benghazi come società di commercio, servizi e costruzioni, con relativo ufficio e showroom tecnico in via di completamento. Al fine di avere una vetrina di primissimo livello, stiamo infatti ultimando la ristrutturazione di uno showroom di oltre mille metri quadri con magazzini.
Ad oggi il mercato libico è pieno di prodotti di provenienza turca e orientale, ma quando si parla di settori sensibili quali infrastrutture, sanità, educazione, ospitalità e lusso, il prodotto italiano non ha rivali e gode di un “plus” molto importante, soprattutto su progetti strategici e di alto livello. Pertanto la presenza fisica di campionature e la programmazione di seminari tecnici sul posto o da remoto ci daranno una maggior forza commerciale e daranno al cliente la serenità di acquistare un prodotto, di saperlo applicare oppure montare.
La Libia è terra di contraddizioni ma anche di opportunità. Come è cominciata la vostra esperienza e perché siete rimasti, nonostante le difficoltà legate alle tensioni politiche?
L’esperienza di famiglia in Libia è iniziata con Vittorio Zingarelli senior, mio nonno, che negli anni ‘70 ebbe l’incarico di gestire l’impianto di compostaggio di Derna per conto della società Marini Spa. La World Service è stata fondata da lui e dal figlio Mauro nel 1981, con lo scopo di rispondere alle tante richieste di collaborazione commerciale che arrivavano da rapporti consolidati negli anni nei vari paesi esteri. La nostra esperienza iniziale è stata motivata dalle opportunità individuate nel paese.

BCD BANK DI BENGASI – MONTAGGIO DELLA STRUTTURA DELLA FACCIATA
La Libia è sempre stata legata commercialmente all’Italia, sia per la sua posizione geografica privilegiata, sia per una profonda amicizia e stima consolidata negli anni. Dal punto di vista commerciale, questo periodo di difficoltà politiche ha comportato diverse criticità tuttora presenti, ma, nonostante ciò, continuiamo a credere nel potenziale di mercato.
Analizziamo continuamente il contesto economico, cercando di comprenderne le dinamiche e le sfide che seguono una situazione in continuo mutamento; siamo determinati a superare le difficoltà attraverso una gestione quanto più attenta possibile dei rischi e una flessibilità operativa. Nel nostro piccolo, vogliamo impegnarci a contribuire allo sviluppo della Libia, lavorando a stretto contatto con le autorità locali e con gli imprenditori.
La nostra azienda crede fortemente in una lenta e progressiva ricostruzione del tessuto sociale, politico e culturale del paese. A noi la Libia ha riservato belle soddisfazioni e il popolo libico ci ha sempre accolto con confidenza e fiducia; crediamo pertanto in un futuro pieno di opportunità. Per quel giorno vogliamo essere pronti e disponibili per le Pmi italiane al fine di promuovere i loro prodotti e servizi nel miglior modo possibile.
Consigliereste ad altre imprese di operare in Libia?
In termini di sicurezza c’è stato un forte miglioramento negli ultimi anni, soprattutto nella zona della Cirenaica. Personalmente consiglierei di approcciare il mercato libico – di lavoro ce n’è tanto e, a venire, ce ne sarà ancor più – ma suggerisco di farlo osservando la massima cautela, investendo risorse e prevedendo risultati apprezzabili soltanto nel medio termine.
La nostra società si rende disponibile ad essere un hub per le aziende italiane che vogliono inserirsi in tale mercato, senza per questo esporsi in maniera critica.
In quali altri mercati vorreste collocarvi?
Vorremmo espandere la nostra attività anche in Algeria e in Sudan. L’Algeria è il più grande paese dell’Africa e possiede tante ricchezze naturali; settori come l’energia, l’edilizia e le infrastrutture offrono interessanti opportunità di investimento.
Stesse considerazioni vanno fatte per il Sudan, unitamente ad altre valutazioni sulla stabilità politica ed economica considerando la guerra in corso nel paese.
In generale, cosa suggerireste a un’impresa che intende esplorare i mercati di Africa e Medio Oriente?
Occorrono flessibilità e pazienza perché è possibile che ci siano ostacoli o sfide impreviste lungo il percorso. Inizialmente è fondamentale eseguire un’approfondita ricerca di mercato al fine di comprenderne le dinamiche, i trend di consumo, la concorrenza, le normative locali.
È necessario poi stabilire partnership con aziende locali e stringere relazioni commerciali solide con imprenditori, distributori o agenti locali, comprendere e rispettare le leggi del posto, le norme di importazione e di esportazione, le licenze e le autorizzazioni necessarie per operare in un contesto straniero.
La nostra azienda si è associata a Confindustria Assafrica & Mediterraneo principalmente per incontrare nuove realtà imprenditoriali italiane che già operano nell’area d’interesse. Qualora decidessimo di affrontare nuovi mercati, sappiamo di poter contare sull’appoggio dell’associazione, ricevendo il necessario supporto informativo e tutta l’assistenza nella risoluzione dei problemi che dovessimo incontrare.
(Prossima uscita: 23 giugno)
Articoli precedenti:
Meghini (Metalmont): “L’Africa è ricca di opportunità”
Cesarini (Aviogei): “La nostra presenza in Africa è capillare”
Dal Pozzo (Sodimax): “Lavorare in Africa significa andare in Africa”
Martini (Studio Martini Ingegneria): “In Africa e Medio Oriente il mercato c’è”
D’Alessandro (Eemaxx Innovation): “In Africa l’Italia sia paese capofila per l’energia”
Chelli (Trusty): “Con la blockchain valorizziamo le filiere in Africa”
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Aluisio (Venicecom): “In Africa servono umiltà e un approccio win-win”