
Saranno le radici contadine, sarà la forza d’animo dei bergamaschi o semplicemente che quando il Covid-19 l’hai visto in faccia e sei rimasto isolato nella tua stanza da letto per 65 giorni, ritorni alla scrivania del tuo ufficio con più grinta di prima. “Bisogna trasformare le difficoltà in opportunità”, è questo il motto di Gianluigi Viscardi, 68 anni, fondatore, insieme ai fratelli Antonio ed Ermanno, della Cosberg nel 1982, azienda di meccatronica che studia, progetta e costruisce macchine e moduli per l’automazione dei processi di montaggio con i suoi 100 addetti come gruppo. Una di quelle che Il Sole 24 Ore definisce “multinazionali tascabili”, che hanno decretato il successo dell’export dell’Italia nell’automazione industriale dei processi di assemblaggio, attraverso impianti personalizzati con applicazioni robotiche e altri sistemi meccatronici.
Per Viscardi, delegato speciale del presidente di Piccola Industria, Carlo Robiglio, anche di fronte alla crisi coronavirus, l’opportunità ha un nome ben preciso, si chiama digitalizzazione: “Se vogliamo aiutare le piccole e medie imprese a superare la crisi indotta dall’epidemia di coronavirus dobbiamo aiutarle ad accelerare i processi di digitalizzazione per uscire dalla mischia ed entrare stabilmente nelle filiere produttive. Si parla spesso del diventare grandi, certo, è importante la capitalizzazione, ma lo è anche la digitalizzazione e ci può aiutare a fronteggiare questa fase così imprevedibile”, insiste, forte anche del suo ruolo di Presidente dei Digital Innovation Hub della Lombardia.
Ma andiamo con ordine e iniziamo dal racconto della malattia, da quando il 2 marzo Gianluigi Viscardi si è sentito male e ha scoperto di avere la febbre. Ricoverato all’ospedale di Alzano, fortunatamente il 18 marzo è stato dimesso e, essendo risultato positivo, si è isolato dentro casa. Da allora, nonostante i solleciti, è riuscito a fare i due tamponi di controllo solo il 28 e il 30 aprile e ad avere il via libera, di nuovo dietro ripetuti solleciti, l’8 di maggio. Giusto poco dopo la riapertura della Cosberg il 4 maggio.
Il Ceo li sente tuttora nel corpo, nella mente e nel cuore i segni lasciati dal Covid-19: “Ancora fatico a salire le scale, a camminare, prima giocavo a golf e a calcetto, ma ho reagito bene ai farmaci e non ho avuto bisogno dell’ossigeno. Ho perso tanti amici, anche più giovani. Dal pronto soccorso ho detto a mio figlio di chiudere subito l’azienda, non volevo che i miei dipendenti si ammalassero. Lui è stato bravo, ha sanificato la sede e, in seguito alla creazione di una Task Force interna, ha concordato con i sindacati un protocollo di sicurezza, prima di quello nazionale. Con quasi la metà del personale che ha lavorato in smart working, siamo comunque riusciti a portare avanti i progetti importanti che avevamo in cantiere”.
Oltre all’immancabile colomba, a Pasqua Viscardi ha scelto di omaggiare i suoi dipendenti con un cadeau originale: un kit contenente un saturimetro, un apparecchio per la pressione, un termometro, gel sanificante, mascherine e guanti di protezione. Cosberg ha deciso inoltre di stipulare una polizza assicurativa sanitaria destinata a tutti i suoi dipendenti: “Le aziende devono fare prevenzione e tutelare il personale, ma è insensato trattare come un infortunio sul lavoro l’eventuale contagio da coronavirus. Passi l’infortunio, ma a condizione che venga tolta la responsabilità penale e anche l’aumento del premio Inail. Chi può stabilire dove ci si è infettati?” argomenta.
“Noi costruiamo prototipi, inventiamo ogni giorno nuove soluzioni ai problemi che ci pongono i clienti, progettando macchine per l’automazione – racconta ancora Viscardi –. In un Superquark del 2016 parlando di noi Piero Angela ci ha definito sarti che costruiscono macchinari su misura, sfruttando le tecnologie più avanzate, unendo la meccanica all’elettronica e all’informatica. Al momento siamo coperti da commesse fino a marzo 2021: abbiamo già concordato con i sindacati di rimanere aperti ad agosto per poter sopperire alle richieste dei clienti ed evitare di incorrere in penali dovute ai ritardi causati dal periodo di fermo forzato. Anche perché per realizzare un macchinario possono servire fino a 9-12 mesi. Però, da due mesi non arrivano nuovi ordini: il clima attuale di incertezza frena gli investimenti delle imprese e inoltre non si può viaggiare. Penso serviranno un paio d’anni perché la situazione si normalizzi”.
Cosberg è arrivata al tremendo appuntamento con il Covid-19 preparata perché aveva già da tempo investito sulla digitalizzazione. “Lo smart working ci ha aiutato moltissimo – spiega Viscardi –. I veri valori per un imprenditore sono il capitale umano e il know how e noi da diversi anni, il nostro di know how, l’abbiamo codificato, registrando il comune patrimonio di conoscenza. Ora si lavora in modo oggettivo: il montatore non ha bisogno delle istruzioni del tecnico, dell’ingegnere, gli basta aprire il programma Cad sul computer e visualizzare il progetto. Abbiamo ridisegnato l’azienda in modo che la produzione prosegua, con i progettisti che lavorano da casa. Ora, per trasformare il problema coronavirus in opportunità, stiamo riprogettando le macchine in modo che siano in grado di collaudarsi da sole, senza la presenza fisica dell’uomo, di riavviarsi da sole. Comunque, già ora i nostri impianti consentono al cliente di fare l’installazione e l’avviamento in piena autonomia, senza bisogno della nostra presenza fisica; inoltre, da anni garantiamo assistenza da remoto a clienti in ogni parte del mondo e stiamo lavorando anche per offrire formazione a distanza ai tecnici dei nostri clienti, attraverso tecnologie come Realtà Aumentata e Realtà Virtuale”.
Del resto, in un mondo che cambia a grande velocità e di fronte a un’evoluzione tecnologica che galoppa, la lezione più generale da trarre da questa emergenza è ridisegnare costantemente la fabbrica, rivedere i processi di produzione e i modelli di business, ripensarsi. Nei capisaldi della competitività “made in Viscardi” al primo posto si trova “abolire la frase si è sempre fatto così e imparare a disimparare”, al terzo “gestire gli imprevisti e codificarli”, al quinto “ogni giorno è un gran premio e si vince al pit-stop”. “La domanda che mi sono posto in questi giorni – continua – è: perché non abbiamo pensato prima ad usare le conference call, le video-conferenze? Aumentano l’efficienza, riducono i tempi, la tecnologia già c’era”.
Come dimostra l’esperienza di Cosberg, oltre allo smart working – che va adeguatamente preparato – e alle video-conferenze, il digitale offre molte potenzialità per gestire l’emergenza: “Possiamo proteggere la salute dei dipendenti, dei clienti, dei fornitori. Monitorare la crisi e avere le informazioni chiave sotto controllo, quindi mantenere la capacità di prendere decisioni e di agire, guardare con più attenzione ai costi, innovare e mantenere competitività”.
Il Ceo evidenzia come il coronavirus abbia esacerbato il problema della burocrazia e suggerisce di ridurla anche tra gli imprenditori – “Perché chiedere tre preventivi invece di fidarsi del partner?” – e di mantenere l’impegno preso con i fornitori, come insiste il presidente di Confindustria Bergamo, Stefano Scaglia. Sulle misure che il governo ha messo in campo osserva che non ha senso valutare il fatturato del trimestre – “Così si trattano le aziende come supermercati” – perché non tutte le aziende fatturano ogni mese, e che per ora si tratta di promesse: “Tanti proclami ma non è arrivato nulla, né la cassa integrazione, né il credito aggiuntivo”.
“Come sempre mi interessano le soluzioni, non i problemi – conclude Gianluigi Viscardi –. Se vogliamo salvare il Paese noi imprenditori dobbiamo metterci insieme, rinsaldare i rapporti all’interno della filiera, che va accorciata, considerarla, anche nel percorso verso la digitalizzazione, come un’unica azienda”.