La revisione al ribasso è pesante, la risalita sarà faticosa, con investimenti ed export che soffrono più dei consumi mentre esplodono deficit e debito pubblico. Queste, in estrema sintesi, le indicazioni sull’economia italiana che arrivano dalla Congiuntura Flash del Centro Studi Confindustria del mese di maggio.
La già profonda caduta del Pil attesa nel 2020 si è accentuata toccando il -9,6% rispetto al -6,0% previsto dal Csc il 31 marzo, sia per il prolungamento della chiusura parziale delle attività produttive che per un più forte calo della domanda, domestica ed estera, che ha frenato anche chi ha continuato a produrre.
Nel 1° trimestre il Pil è crollato del -4,7% mentre la produzione industriale è scesa del 28% ed è stimata in ulteriore caduta ad aprile (-23% secondo il Csc), nel contesto di un’ampia recessione globale. Il PMI (Purchasing Managers’ Index) ha registrato un tonfo (31,1). Per il secondo trimestre il Csc prevede un calo molto forte del Pil a -9% mentre nel 3° e nel 4°, con il 100% dei settori aperti, si attende un parziale recupero, frenato dalle scorte accumulate e da difficoltà di molte imprese che proseguirà anche nel 2021 (+5,6%).
L’incertezza determinata dall’emergenza sanitaria, gli stock di invenduto e l’assenza di liquidità indurranno molte imprese a rimandare gli investimenti per quasi tutto il 2020: il Csc prevede una caduta senza precedenti, -15,5% rispetto al -10,6% stimato a marzo, recuperata solo in parte nel 2021 (+9,1%), pesando sulla crescita futura.
Le misure anti-contagio hanno in gran parte congelato i consumi a marzo-aprile, da maggio visti in ripresa: nel 1° semestre si stima una caduta della spesa del -14% mentre a fine anno il calo si fermerà a -9,9%, grazie a un recupero nel secondo semestre. Per il 2021 si prevede un +5,7%.
L’export di beni e servizi è in grande sofferenza e secondo le previsioni di Csc crollerà del 14% nel 2020, recuperando solo in parte nel 2021. La caduta è maggiore di quella del commercio mondiale, per la particolare debolezza di Europa e Usa ma anche la risalita sarà più robusta.
In Italia l’input di lavoro segue l’andamento ciclico: l’occupazione scende del 7,7% nel 2020 (+3,5% nel 2021) ma tiene in termini di teste. Il tasso di disoccupazione crescerà meno che altrove anche per l’aumento degli inattivi (+300mila a marzo), ma faticherà a scendere nel 2021 (11,3%).
Intanto si manifestano tendenze di deflazione: già scesa a zero in aprile l’inflazione cadrà di poco in negativo per l’intero 2020 a -0,5%; deficit e debito pubblico salgono al massimo: il deficit cresce all’11,1% del Pil per riscendere al 5,6% nel 2021; il rapporto debito/Pil schizza a 159,1 nel 2020, calando a 155,4 nel 2021.
La ripartenza del credito alle imprese è cruciale, ma lo spread sovrano è più ampio e la Borsa azionaria resta debole.