Di Massimo Beccarello, Vice Direttore Politiche Industriali Confindustria
Lo sviluppo delle fonti rinnovabili svolgerà un ruolo cruciale nelle politiche di decarbonizzazione. Il nostro Paese detiene a pieno diritto una posizione di leadership nella sostenibilità ambientale del Vecchio continente, essendo fra gli Stati membri maggiormente virtuosi sotto il profilo dell’efficienza energetica, delle tecnologie rinnovabili e del recupero di materiali in un’ottica di economia circolare.
Nel 2015 il nostro Paese ha raggiunto l’obiettivo comunitario riguardo la percentuale di energia rinnovabile sui consumi finali (17% dei consumi finali di energia come definito nel 2009 dal Pacchetto 20-20-20). L’ottimo livello raggiunto non è che una tappa intermedia nel percorso di crescita dell’energia rinnovabile: l’accordo di Parigi, siglato da 195 paesi nel dicembre 2015 durante la ventunesima conferenza delle parti (COP 21).
Il Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) rilancia ulteriormente gli obiettivi italiani al 2030 prevedendo una riduzione delle emissioni della Co2 del 40% attraverso un nuovo obiettivo per le fonti rinnovabili pari al 30% e per l’efficienza energetica del 32%.
L’azione di Confindustria – che a dicembre ha presentato il “Libro Bianco per uno sviluppo efficiente delle fonti rinnovabili al 2030” – si è concentrata nella valutazione degli effetti economici sia sotto il profilo della competitività per i settori manifatturieri, sia sotto il profilo delle opportunità di sviluppo industriale derivanti dalle opportunità di crescita e sviluppo di nuovi settori. La crescita delle rinnovabili non può infatti essere slegata dalla crescita industriale e la partecipazione attiva dei consumatori manifatturieri sarà necessaria anche per garantire prezzi competitivi per l’energia. Questa dualità assume una particolare rilevanza nel futuro mercato elettrico, perno centrale sia delle politiche di decarbonizzazione, sia della competitività del settore industriale.
Nel settore elettrico la percentuale di produzione da rinnovabili è destinata a raggiungere, rispetto all’attuale 35%, quasi il 60% con una produzione di oltre 186TWh su quasi 300 stimati al 2030. Le tecnologie protagoniste di questo cambiamento saranno soprattutto il fotovoltaico, che triplicherà la sua produzione, e l’eolico, destinato a raddoppiarla.
Lo sviluppo di un nuovo modello di generazione elettrica diffuso introdurrà anche profonde innovazioni sull’assetto organizzativo del mercato, che richiederà investimenti sempre più ingenti per garantire la sicurezza e il bilanciamento del sistema (ad esempio i nuovi sistemi di accumulo).
Secondo le stime riportate nello studio, nel solo settore elettrico è previsto un nuovo ciclo di investimenti nel periodo 2021-2030 di oltre 60 miliardi di euro.
Di fronte a questa domanda è necessaria una politica industriale lungimirante in grado di creare le condizioni e l’ecosistema affinché la domanda interna traini lo sviluppo dell’offerta nazionale di queste tecnologie diversamente dal passato.
Anche le fonti rinnovabili termiche connesse allo sviluppo dei sistemi di riscaldamento e raffrescamento potrebbero avviare un importante ciclo di investimenti di quasi 30 miliardi di euro nel 2021-2030, soprattutto in relazione al settore residenziale e terziario connesso agli interventi di riqualificazione edilizia e impiantistica.
Infine, particolarmente sfidanti sono i nuovi obiettivi che il Governo italiano si è dato per lo sviluppo delle rinnovabili nel settore dei trasporti, per il quale è prevista una penetrazione delle fonti rinnovabili del 21,6%, superando ampiamente i vincoli della direttiva comunitaria Red II fissati al 14,4%. Si tratta dei biocarburanti avanzati, incluso
il biometano, e dell’energia elettrica rinnovabile nella mobilità.
Secondo le previsioni i prodotti petroliferi, seppure caratterizzati da una domanda in contrazione al 2030, rappresenteranno il 31% del totale del fabbisogno energetico nazionale, in particolare nei settori trasporti e petrolchimico. Questo determinerà oltre alle bioraffinerie, già operative, che le raffinerie dovranno evolvere verso un assetto industriale in grado di processare materie prime a basso contenuto di carbonio, di produrre idrogeno rinnovabile e di sintetizzare fuel decarbonizzati con nuovi processi produttivi.
Lo sviluppo delle fonti rinnovabili nel settore dei trasporti comporterà necessariamente a livello nazionale un particolare contributo del trasporto su gomma, sia promuovendo una crescita sempre maggiore della componente elettrica (associata all’aumento della quota di rinnovabili nella produzione), che valorizzando l’utilizzo dei biocarburanti avanzati, biometano, bio Gnl e Green Gpl.
Per raggiungere un tale livello occorrerà un progressivo incremento, anno su anno, di nuove immatricolazioni di veicoli elettrificati puri, fino a un cumulato di 1,6 milioni al 2030, a cui si aggiunge il contributo delle auto ibride, pari a 4,4 milioni cumulate al 2030. Ciò porterà, inoltre, allo sviluppo di punti di ricarica intelligenti, in grado di fornire un importante contributo anche in termini di integrazione nel sistema elettrico delle fonti rinnovabili. La gestione intelligente delle ricariche (smart charging) permette infatti di mitigare gli effetti della non programmabilità e dell’intermittenza tipiche della produzione elettrica da fonti rinnovabili utilizzando i veicoli elettrificati in qualità di sistemi di accumulo diffusi (vehicle grid integration).
Oltre al trasporto su strada e rotaia, anche il settore navale, mediante l’elettrificazione dei porti (c.d. cold ironing), potrà contribuire a un incremento della quota rinnovabile e un miglioramento della qualità dell’aria nelle città interessate.
Lo sviluppo delle rinnovabili è un progetto ambizioso che può offrire grandi opportunità se la politica energetica e industriale del Paese sarà in grado di coniugare gli obiettivi di decarbonizzazione con un ecosistema per lo sviluppo su scala industriale delle nuove tecnologie.