
Volevano provare a rivoluzionare il concetto architettonico e produttivo di parete e pare proprio ci siano riusciti. Alla Archicart di Giarre, in provincia di Catania – 140mila euro di fatturato nel 2022 a fronte di sette dipendenti –, questo progetto industriale ha infatti già portato parecchie commesse da varie zone del mondo, confermando la bontà di un’idea partita nel 2015 e sviluppatasi dopo aver depositato un brevetto che fissava i criteri per manipolare il cartone ondulato. Evoluzione da startup a realtà sempre più ambiziosa che i vertici della Pmi siciliana hanno gestito in modo sostenibile, impiegando i primi anni in quella ricerca e sviluppo sui materiali in grado successivamente di dare certezze nel momento di mettere a terra il tutto.
“A quel punto, eravamo nel 2018, abbiamo realizzato il primo prototipo all’università di Catania, per poi spostarci in Corsica per un secondo lavoro – spiega Nicola Timpanaro (nella foto in alto), amministratore delegato di Archicart –. Microstrutture, piccole unità di 25 mq, che per esempio al Polytechnique de Corse, a Corte, viene usata per ospitare i visiting professor che arrivano per tenere lezioni presso l’ateneo corso”.

ESEMPIO DI AULE SUDDIVISE CON PARETI FLESSIBILI REALIZZATE PER UNA SCUOLA DI CATANIA
Dopo questo passo iniziale, l’obiettivo di Archicart si è spostato sugli interni, cambiamento di rotta motivato dalla voglia di cercare di unire tecnica e design nello stesso prodotto. “Per prima cosa noi non costruiamo nulla in cantiere, visto che le pareti sono totalmente prefabbricate e, soprattutto, non hanno una sola vita: in altre parole i nostri muri sono oggetti su misura che arrivano al cliente che poi ha anche la possibilità di cambiarne utilizzo in un secondo momento. Le pareti che dividono un’aula scolastica da un’altra, se un domani dovessero mutare le esigenze, possono essere smontate e usate in zone diverse dell’edificio o collocate in un deposito fino a quando non saranno di nuovo necessarie. E questo è rivoluzionario”, spiega Timpanaro.
Processo innovativo che in Archicart è necessariamente continuo e legato a doppia mandata al fatto di dover rendere compatibile quanto presente sul mercato con il cartone ondulato marchio di fabbrica della Pmi di casa a Giarre. “Aggiornarci è per noi un obbligo. Quasi su ogni commessa siamo chiamati a testare nuovi sistemi, ancoraggi che ci permettano di rendere queste pareti fruibili in qualsiasi situazione – chiarisce l’ad di Archicart –. Sono dinamiche complesse, che richiedono tempo e competenze adeguate alle varie sfide che ci si presentano davanti, perché va sottolineato il fatto che i macchinari che usiamo per tagliare e piegare il cartone non esistono sul mercato: sono stati ideati e creati da noi, fino a giungere alla loro quarta generazione”.
Un altro aspetto da non sottovalutare riguarda la capacità del potenziale cliente di fare propria e accettare un tipo di innovazione che cambia sostanzialmente faccia al settore edile. “È di sicuro un passaggio da tenere in conto, ma di questi tempi le rivoluzioni industriali avvengono sempre più velocemente. Se lo scorso anno andavo in giro proponendo idee che sapevo di dover difendere, adesso il pubblico quasi si aspetta cose del genere, avendo sempre più spesso l’esigenza di modificare gli spazi in cui vive o lavora. Capiscono il perché costi tanto e devo dire che sono pronti ad accogliere il cambiamento in Italia come in Europa, negli Stati Uniti al pari del Canada. In sostanza sanno che non esistono soluzioni per pareti con il cartone ondulato come quelle offerte da Archicart”.

UFFICIO CON PARETI IN CARTONE REALIZZATE DA ARCHICART
Un materiale, il cartone ondulato, estremamente versatile e che sa trasformarsi in elemento di design mentre resta affidabile da un punto di vista strutturale. “Lo abbiamo concepito perché ha caratteristiche abbastanza uniche, che ci permettono di poter disporre di qualcosa di leggero e, al tempo stesso, molto resistente. Inoltre, è in parte composto da materiali riciclati della filiera della carta che in azienda lavoriamo con trattamenti naturali all’acqua e perciò, nel lontano momento del fine vita, risulterà completamente riciclabile. Un’ulteriore svolta per i settori di architettura ed edilizia, che spesso si trovano a dover spendere cifre importanti per demolire molti metri quadri di pareti di cartongesso, avendo pure il problema non indifferente di doverlo smaltire come rifiuto speciale”.
A chi cerca sul web soluzioni mobili per pareti, spesso l’occhio finisce per cadere sui prodotti dell’azienda siciliana. E così le richieste di informazioni e le successive commesse sono iniziate ad arrivare con sempre maggiore frequenza. “Per ora abbiamo messo piede e spedito pareti in Francia, Svizzera, Inghilterra, Germania, mentre ce ne sono pronte per partire per Spagna e Grecia – conferma Timpanaro –. Altre richieste, extracontinentali, si è deciso per adesso di non evaderle perché non vogliamo fare il passo più lungo della gamba. Tutto questo senza aver messo in piedi alcuna azione di marketing al di fuori dei confini nazionali”.
Per il futuro prossimo, Archicart si propone di proseguire a lavorare con le scuole, mondo che sembra pronto a recepire istanze di rinnovamento strutturale non più differibili. “Credo sia un tema che resterà caldo pure nel 2023 e perciò stiamo cercando di perfezionare i nostri prodotti per renderli maggiormente appetibili in quei contesti. Al proposito abbiamo già montato pareti fisse e mobili per aule magne, laboratori, partendo dalle scuole d’infanzia per arrivare alle superiori a Catania, Latina, Palermo, Messina, Siracusa e, ultimamente, Reggio Calabria. Guardando più in avanti, invece, penso ci concentreremo su open space e cabine ufficio per ambienti lavorativi e vorremmo pure continuare ad esplorare il terzo settore”.