
Spiga Nord è una piccola e media impresa familiare nata nel 1957 a Genova, frutto della storia agroindustriale della Liguria. Nella regione, infatti, è sempre esistita un’ampia coltivazione dell’ulivo, e quindi di olio, che oltre a essere elemento principe dell’alimentazione, è anche stato storicamente un’importante materia prima industriale che ha sostenuto, tra le altre, la produzione di sapone.

ALBERTO IACONI, DIRETTORE COMMERCIALE DI SPIGA NORD
“Nel nostro territorio c’erano tantissime micro saponerie che, tramite saponificazione diretta dell’olio con soda caustica, producevano sapone – racconta Alberto Iaconi (nella foto a destra), direttore commerciale dell’azienda –. Dalla produzione del sapone si ottiene come co-prodotto inevitabile un’acqua glicerinosa, che è un’acqua alcalina che contiene dall’8 all’11% di glicerina. Queste acque venivano disperse. Il signor Luigi Pasero, industriale dell’epoca, ebbe l’idea di raccogliere le acque glicerinose provenienti dalla miriade di saponerie del territorio e di portarle a Genova, per la precisione nel quartiere di Molassana, dove aveva realizzato un impianto di raffinazione della glicerina. Nasce così Spiga Nord, dove Spiga sta per società di produzione italiana di glicerina e affini”.
Si tratta di una realtà a elevata redditività, con risultati costanti negli anni in volumi e crescita di profitti, che oggi conta 55 dipendenti e fattura circa 40 milioni di euro. Negli anni Settanta Luigi Pasero cede l’attività a Piero Attanasio, padre degli attuali soci, Luigi e Angelo, e l’azienda diventa di proprietà della famiglia Attanasio.
Con questo cambio Spiga Nord viene trasferita da Genova a Carasco per rispondere all’esigenza di ampliare gli spazi di produzione e dove, al tempo, viene costruito un nuovo e più grande impianto di raffinazione della glicerina. “Purtroppo – racconta ancora Iaconi – nel giro di pochi anni Piero Attanasio viene a mancare e i figli ereditano l’attività, continuandone la conduzione e la crescita”.
La glicerina vive un momento d’oro fino ai primi anni Novanta, fino a quando è un prodotto piuttosto scarso sul mercato e ad alto valore. Poi avviene una svolta con l’avvento dei biocarburanti, in particolare il biodiesel, basato sugli oli vegetali: “L’industria nascente del biodiesel si candida naturalmente a produrre una quantità importare di molecola di glicerolo. Così nel 1992 Spiga Nord mette in moto, accanto a quello storico, un secondo impianto di raffinazione della glicerina, alimentato con le glicerine grezze rivenienti dalla produzione del biodiesel”.
Da qui a tutta la prima metà degli anni Novanta Spiga Nord continua una florida attività. Ma, poi, con il consistente aumento di produzione di biodiesel iniziano a entrare sul mercato della raffinazione della glicerina sempre più operatori e il prezzo medio comincia a scendere, così come i margini di produzione dell’azienda. “Per ovviare alla crescente perdita di marginalità – ammette Alberto Iaconi – si avvia una riflessione interna su come far fruttare il know how aziendale. Si decide quindi di puntare sul poliglicerolo, un polimero della glicerina”.
Nel momento in cui Spiga Nord entra sul mercato del poliglicerolo “c’era un solo produttore europeo e un secondo con impianti in Giappone e nelle Filippine”, di fatto si trattava di “un micromercato, che abbiamo ritenuto fosse quello giusto dove portare il nostro valore”. E così intorno agli anni Duemila, dopo una prima fase di ricerca, l’azienda prende la decisione di procedere con lo sviluppo industriale della produzione di poliglicerina naturale (ovvero poliglicerolo, ndr), e avvia il primo impianto nel 2007 (nella foto in alto).
“Spiga Nord entra nel mercato del poliglicerolo con una quota marginale, ma già nel 2008-2009 ha una presenza marcata a livello europeo. Siamo entrati in punta di piedi, ma abbiamo avuto uno sviluppo estremamente rapido, entrando a operare in un settore soffocato dalla presenza di un solo fornitore a livello europeo e in quel momento goloso di molecole totalmente rinnovabili di base naturale”, dice sempre Iaconi. “Ci siamo trovati nel posto giusto al momento giusto, perché il poliglicerolo è totalmente rinnovabile, biodegradabile e di origine naturale”.
Oltre ad acquisire quote di mercato “a detrimento dei competitor esistenti”, Spiga Nord ha stimolato lo sviluppo di nuovi usi per queste molecole, come ad esempio plastificante nelle plastiche biodegradabili, l’impiego nei fluidi per le trivellazioni petrolifere, lo sviluppo di prodotti in agrochimica”, i cosiddetti fitofarmaci.
Il poliglicerolo, poi, è impiegato soprattutto in ambito alimentare e cosmetico, ad esempio nella produzione di emulsionanti alimentari (che vanno sotto il codice di E475 e di E476 o PGPR), largamente impiegati nel cioccolato, e in quella di emulsionanti cosmetici. Nel giro di pochi anni, nel 2015-2017, Spiga Nord con i suoi poligliceroli “si trova in una posizione di leadership sul mercato mondiale”.
Durante la prima fase pandemica il poliglicerolo ha avuto un’impennata di vendite, legate al mercato alimentare: “Tutti facevano stock in casa di brioche, merendine, biscotti e panini a lunga conservazione – spiega Iaconi –. A marzo del 2020 abbiamo fatto i volumi record di tutti i tempi, trascinati sia dall’aumento della domanda dei beni alimentari, sia da quella dei nostri clienti che facevano stock per la produzione. Poi a settembre abbiamo visto il calo sulla domanda, perché c’era stato un effetto di rilassamento che è andato a compensare l’anno”. Basti pensare che nel 2022 la produzione di glicerina – elemento alla base delle molecole di poliglicerolo – raggiunge i 4 milioni e mezzo di tonnellate, dalle 600mila degli anni Novanta.
Tratto distintivo della Pmi ligure è quello di aver sempre guardato con attenzione ai mercati esteri: “Prima degli anni Novanta spedivamo glicerina in tutta Europa e buona parte dell’Africa”, spiega il direttore commerciale dell’azienda. Poi, con il crescere dell’offerta di glicerina sono cresciuti anche i produttori, e di conseguenza “la nostra area di riferimento si è ristretta. Oggi, ad esempio, vendiamo in percentuale più glicerina in Italia di quanta ne vendessimo nel 1997. Poi Nord Africa, una piccola parte in Francia e Spagna. L’export geografico della glicerina è ormai per aree di copertura perché la concorrenza è diventata molto forte”.
Per quanto riguarda invece il poliglicerolo il discorso è diverso, in quanto si tratta di “un prodotto molto spesso customizzato”, che Spiga Nord esporta “per un quarto verso l’Asia, esclusa la Cina”. Paese che, come spiega Iaconi, è stato “deliberatamente trascurato per evitare duplicazioni del prototipo e perché si tratta di un mercato enorme a cui allocare una quota consistente della capacità produttiva da cui poi si diventerebbe dipendenti”. I mercati principali rimangono quindi Corea del Sud, Giappone, Taiwan, India e in parte anche Brasile, oltre a mantenere una posizione molto forte in Europa.
Un’altra caratteristica di Spiga Nord è l’aver fatto ricorso a un manager esterno alla famiglia, lo stesso Alberto Iaconi, che ammette di essere una figura alla quale è richiesto di avere “forse un elemento di razionalità in più”, anche se “in un’azienda familiare, al di là della tecnica e della professionalità, è necessario un allineamento sulla visione imprenditoriale e un feeling caratteriale adeguato con la proprietà”, spiega.
Si tratta di un’attività manageriale differente da quella che si potrebbe svolgere in una multinazionale, “è una figura ponte tra manager e imprenditore, non una figura classica”, confessa Iaconi. E dato che “i nostri punti di forza sono velocità, adattabilità e agilità, solo se c’è sincronismo tra proprietà e management è possibile svolgere questo ruolo”.
Tra le peculiarità di Spiga Nord c’è poi l’attenzione all’efficientamento energetico, che nasce e si sviluppa prima della crisi energetica che ha colpito e sta ancora interessando molte imprese: “Siamo un’azienda energivora e abbiamo sempre prestato attenzione a questo aspetto – sottolinea Iaconi –. Abbiamo infatti concessioni per l’idroelettrico e abbiamo installato parti di fotovoltaico”.
L’impatto della crisi “lo abbiamo vissuto lo stesso, perché ottimizzare là dove eravamo già efficienti è stato difficile. I nostri costi energetici li avevamo già abbassati prima, costruendo un impianto di cogenerazione per la fornitura sia di energia elettrica che di energia termica. Poi la situazione di stress ci ha fatto ovviamente affilare ulteriormente la nostra strategia, ma è stato possibile perché la nostra marginalità ci ha permesso di rimanere competitivi”.
Oltre a tutti questi tratti, Iaconi tiene a sottolineare quello che per questa Pmi è il suo “valore fondamentale”, ovvero “il comportamento etico e la chiarezza verso i clienti, che ci hanno sempre contraddistinto e che ci vengono riconosciuti”.