Sono piuttosto allarmanti i dati che balzano all’occhio nello studio “Appalti per mPmi 4.0” di Unindustria, realizzato assieme all’Università di Tor Vergata e nato dall’esigenza di cercare di rafforzare la presenza delle Pmi negli appalti pubblici del Lazio. Dall’approfondimento presentato la settimana scorsa fa nella sede della Camera di Commercio di Roma al Tempio di Adriano emergono numeri per niente confortanti specialmente per le piccole imprese, il principale collante economico-commerciale per il territorio laziale. In particolare, si evince che le Pmi si aggiudicano meno del 20% delle gare sopra il milione di euro, rischiando di rimanere tagliate fuori dal Piano nazionale di ripresa e resilienza perché non abbastanza competitive. Questo mentre resta ancora molto bassa la capacità delle imprese laziali di fare sistema tra loro.
Lo studio promosso da Unindustria nasce con l’obiettivo di approfondire – partendo da un’analisi quali-quantitativa sulla competitività delle piccole e medie imprese nel mercato delle opere pubbliche del Lazio – le condizioni per una maggiore presenza di queste nel sistema regionale degli appalti pubblici, il tutto provando a superare le barriere e gli ostacoli che attualmente penalizzano le imprese. Questo perché le Pmi continuano a dover fare i conti con meccanismi complessi e farraginosi nella partecipazione alle gare pubbliche.
Oggi, il sistema di public procurement può rappresentare, invece, una delle questioni strategiche che più incideranno sulle opportunità e sulle traiettorie di crescita delle piccole e medie imprese nel territorio. Aspetto da non trascurare anche alla luce del Pnrr e di alcune esperienze virtuose sul territorio nazionale, come quella dello Sportello Appalti Imprese di Sardegna Ricerche, da quasi dieci anni al fianco di imprese e stazioni appaltanti in un’azione integrata di capacity building.
“Attualmente – commenta il presidente del comitato Piccola Industria di Unindustria Fausto Bianchi – la quota di aggiudicazione delle gare con un valore compreso tra 1 e 5 milioni da parte delle micro-piccole imprese fino a 19 addetti supera di poco il 14%. Al contrario, per le gare più piccole sotto i 40mila euro, l’asticella sale oltre l’83%”. “Inoltre – prosegue Bianchi – secondo l’analisi le micro-piccole imprese in Italia riducono la propria competitività con l’aumentare della fascia di importo. Nel caso delle gare pubbliche tra 150mila e 500mila euro, per esempio, la loro quota di aggiudicazione è pari al 57,2%, mentre per le gare tra 500mila e 1 milione di euro scende al 40,9%. Le medio-piccole imprese, ovvero le aziende tra 20 e 49 addetti con un fatturato compreso tra i 2,5 e i 7,5 milioni di euro, si aggiudicano invece il 20,8% delle gare tra 1 e 5 milioni di euro”.
“Secondo i dati della Commissione Europea – spiega il presidente di Unindustria Angelo Camilli – negli appalti sopra soglia, le micro e piccole imprese italiane sono seconde solo alla Spagna e al Belgio per gap di competitività tra il valore generato per l’economia nel suo complesso e la capacità di aggiudicarsi appalti pubblici (-35,8%), posizionandosi in coda alle classifiche Ue. Emerge la necessità di una strategia a favore delle piccole imprese, con un sistema di quote riservato alle aziende di minori dimensioni”.
Lo studio prende in considerazione tre tipologie dimensionali di micro e piccole imprese: le micro-imprese, ricomprendendo in questa categoria le aziende fino a 19 dipendenti e 2,5 milioni di euro di fatturato, quindi aumentando leggermente la soglia dei dipendenti e quella del fatturato rispetto alla classificazione europea; le medio-piccole imprese, ricomprendendo in questa categoria le aziende tra 20 e 49 addetti e un fatturato compreso tra i 2,5 e i 7,5 milioni di euro; infine le medio-grandi imprese, includendo in questa categoria tutte le imprese che hanno più di 50 addetti e oltre 7,5 milioni di fatturato.
Prendendo in considerazione i dati riferiti alle imprese del territorio laziale emerge che, nel periodo 2014-2020, le micro-piccole imprese regionali si sono aggiudicate soltanto il 29,7% degli importi messi a gara nel settore preso in esame. Ancora più preoccupante risulta la performance delle medio-piccole, che si aggiudicano appena il 13,8% degli importi. Le medio-grandi imprese sopra i 50 addetti, invece, riescono a sfiorare il 20% degli importi a gara, mentre il rimanente viene quindi aggiudicato alle grandi imprese.
Complessivamente è possibile affermare che le piccole imprese, la fascia caratterizzante il tessuto economico-imprenditoriale del territorio e del Paese, stanno resistendo, cioè restano competitive rispetto al numero di gare, ma sono drasticamente penalizzate sul fronte degli importi, dove le medio-grandi imprese sia regionali che extraregionali si aggiudicano oltre il 44% di quelli per appalti nel settore.
Nel 2020, nel campo dei lavori pubblici, sono state avviate nel Lazio – seconda regione italiana per importo delle procedure avviate alle spalle della Lombardia – 3.338 procedure di gara per un importo complessivo intorno ai 3 miliardi di euro, con un incremento del 16% degli importi rispetto al 2019. Dato significativo perché dimostra come il settore dei lavori pubblici abbia complessivamente tenuto, nonostante lo stallo dovuto alla pandemia e alle conseguenti misure di contenimento.
Concentrandosi invece sui gestori di servizi e sulle grandi aziende partecipate e considerando l’importo delle aggiudicazioni , il sistema delle piccole risulta in effetti molto più penalizzato e talvolta addirittura assente. Questo significa che le piccole imprese gestiscono, per le grandi aziende partecipate o pubbliche, gare piccole o molto piccole, ma sono poi tagliate fuori dalla maggior parte della spesa gestita.
Lo studio portato a termine da Unindustria con il prezioso aiuto dell’Università di Tor Vergata ha, infine, individuato alcune linee guida che possono essere utili al legislatore per indirizzare le politiche pubbliche anche a supporto delle micro e piccole imprese. Tra queste, la digitalizzazione del ciclo dell’appalto e la promozione dell’e-procurement, la riduzione dei tempi di pagamento oltre alla semplificazione dei meccanismi finanziari, la promozione di azioni di capacity building di sistema (sul modello dello sportello Appalti Imprese della Sardegna) e della collaborazione tra imprese e partenariati per la partecipazione alle gare, l’introduzione, dove possibile, di criteri di accesso “Sme’s friendly”, la semplificazione/superamento del codice dei Contratti Pubblici e, infine, l’istituzione di quote riservate alle micro e piccole imprese.