È stata una mattinata ricca di spunti e contenuti quella vissuta il 28 aprile all’interno del Teatro dell’Opera di Roma dai partecipanti all’Assemblea generale di Unindustria. Un momento d’incontro tra oltre mille imprenditori, intenzionati a stringersi sempre di più assieme per riuscire ad affrontare con meno disagi possibili un periodo non certo facile per il mondo industriale.
A fare da padrone di casa il presidente di Unindustria Angelo Camilli (nella foto in alto), che, alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella – accolto da un lungo applauso –, del sindaco di Roma Roberto Gualtieri, del presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, del ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie Mariastella Gelmini e del presidente di Confindustria Carlo Bonomi, ha esordito parlando della grande instabilità che caratterizza questo inizio di terzo millennio e della necessità di poggiare gli sforzi per una rapida ripresa su un’Europa tanto unita quanto pragmatica.
“La globalizzazione è il filo rosso che lega le tre crisi che stiamo attraversando: quella finanziaria del 2008, quella pandemica del 2020, quella bellica del 2022. Per l’Occidente è, quindi, fondamentale accettare, in fretta, che la realtà non fa sconti e che gli unici antidoti sono un sano pragmatismo degli ideali e un’attenta programmazione. L’Europa unita nella tragedia del Covid e nella risposta all’invasione russa non può essere una parentesi. L’Unione deve essere una grande potenza economica ed anche una grande entità politica e diplomatica”, ha chiarito Camilli.
Spostando poi il discorso su un Sistema Paese a suo dire fragile, il presidente di Unindustria ha sottolineato come, in questi anni, siano mancate scelte coraggiose soprattutto su energia, industria e lavoro. “Dobbiamo lavorare insieme al Governo, per una politica industriale lungimirante, capace di irrobustire il sistema economico e produttivo per reagire velocemente a nuove crisi e riposizionarsi nei nuovi equilibri. La ripresa post-Covid, già prima dello scoppio della guerra, ci aveva messo davanti a due fragilità trasversali: la politica energetica e quella industriale. I cambiamenti in atto impongono anche di utilizzare approcci diversi nel confronto con le organizzazioni sindacali. Le persone, oggi, vedono il proprio potere d’acquisto indebolito dall’inflazione e chiedono adeguamenti dei salari. Ma intervenire solo su aumenti retributivi può significare un collasso per le aziende di diversi settori”.
Serve perciò, avverte il presidente di Unindustria “una significativa detassazione degli incrementi salariali di secondo livello ed un robusto taglio del cuneo fiscale. Solo così gli aumenti per i lavoratori sarebbero sostenibili”. Dinamica che dovrà passare per una “modifica dello schema degli ammortizzatori sociali in chiave universale ed assicurativa, fondandolo sulla natura condizionale delle prestazioni”.
Per Camilli è inoltre auspicabile un cambio di marcia che permetta all’Italia di tirarsi fuori dalle conseguenze di “vizi storici” che continuano a rallentare il lavoro giornaliero di comuni, provincie e regioni. “La necessità di fare in fretta, però, non può comprimere la volontà di costruire un Paese più moderno, più efficiente, più coeso economicamente e socialmente. Abbiamo bisogno di investire con convinzione in competenze, produttività e digitalizzazione nelle stazioni appaltanti, non di riscrivere in modo compulsivo le leggi, non di cedere alle scorciatoie delle società in-house. E in una fase di ripresa economica è decisiva una spesa pubblica che promuova trasparenza e concorrenza”, ha detto Camilli, che successivamente si è soffermato anche su punti forti e problematiche di Roma Capitale e della regione Lazio, sui suoi distretti industriali in crisi, sugli investimenti necessari per non fare arrendere gli imprenditori di fronte alle troppe difficoltà che negli ultimi anni si sono trovati a fronteggiare.
Successivamente il focus si è spostato sul tema della detassazione degli aumenti salariali, con il presidente di Confindustria Carlo Bonomi che ha espresso chiaramente la propria contrarietà su questa scelta eventuale. “Con l’allarme povertà che c’è oggi nel Paese vanno sì messi i soldi in tasca agli italiani, ma la strada non può essere quella della detassazione degli aumenti salari. Con l’aumento dei costi delle materie prime nelle aziende non c’è più spazio per gli aumenti salariali. E chi dice di far pagare meno questi aumenti è gente che non ha mai passato un giorno in fabbrica, soprattutto in questo periodo”.
Confindustria, piuttosto, propone un taglio “serio e forte” da 16 miliardi di euro del cuneo contributivo, che vada per due terzi ai lavoratori e un terzo alle imprese. “Il tutto mettendo sul tavolo, a favore dei lavoratori, una quota che sarebbe di nostra competenza”. In media, per i dipendenti, chiarisce Bonomi, “significherebbe avere 1.223 euro in più, un’ulteriore mensilità per tutta la vita lavorativa”.
In occasione della giornata mondiale per la sicurezza e la salute sul lavoro, il presidente di Confindustria Bonomi ha fatto anche il punto sul tema caldo della sicurezza. “È bello creare lo slogan ‘non più morti sul lavoro”, ma bisogna anche farle le cose affinché queste tragedie non accadano”, ha rimarcato il presidente confindustriale, sottolineando come sia rimasta inascoltata la proposta di buon senso lanciata dall’ultima assemblea di Confindustria. In quell’occasione si era ipotizzato di istituire commissioni paritetiche nelle aziende con l’obiettivo di agire congiuntamente sulla prevenzione. “E su questa proposta Confindustria sta ancora aspettando una risposta”, dice Bonomi. “È giusto sanzionare chi sbaglia, ma questa iniziativa avviene dopo che il fatto è accaduto. Invece bisogna anche agire in anticipo sui rischi, lavorare affinché gli incidenti non avvengano”.
Nel corso della mattinata ha parlato anche il sindaco di Roma Roberto Gualtieri, soffermandosi su uno dei temi centrali su cui si sta concentrando l’attenzione dell’amministrazione capitolina: quello dei rifiuti. “C’è molto da fare, molto lavoro, grande spirito di unità e compattezza. Da parte nostra, come amministrazione cerchiamo e cercheremo di fare il nostro dovere fino in fondo, assumendoci le responsabilità necessarie come abbiamo iniziato a fare, ad esempio, con la decisione di chiudere integralmente il ciclo dei rifiuti sul territorio di Roma Capitale. Superando in questo modo una situazione di deficit impiantistico senza eguali e che costituisce un elemento non degno di una Capitale come Roma”, ha concluso il sindaco Gualtieri.