È una situazione difficile e complessa, come già visto anche in altre regioni, quella che stanno vivendo gli imprenditori abruzzesi, che il 3 maggio si incontrano a Pescara (nella foto in alto) con i colleghi di Marche e Umbria per l’ultima tappa della roadmap di avvicinamento alle Assise di Piccola Industria, in programma il 17 giugno a Bari.
Il tour di ascolto, cominciato il 7 aprile dalla Sardegna e proseguito per le varie regioni d’Italia, ha messo in luce le principali criticità che il sistema produttivo sta affrontando, ma allo stesso tempo è stata l’occasione per fare sintesi delle proposte che la presidenza nazionale porterà all’attenzione delle istituzioni in occasione dell’evento conclusivo.
“Il contesto in cui gli imprenditori abruzzesi si trovano ad operare ha subìto un ulteriore e brusco cambiamento – spiega Silvano Pagliuca, presidente di Confindustria Chieti Pescara e padrone di casa dell’incontro – e ci impone di ricorrere sempre con più forza a quelle capacità e quell’ingegno che caratterizzano ogni uomo di impresa. Stiamo lavorando per trovare risposte con ogni mezzo all’esplosione dei costi energetici, alle difficoltà di approvvigionamento delle materie prime, alle criticità logistiche e di alcune reti di trasporto”. Si teme un divario di crescita rispetto al resto del Paese pari a 2 o 3 punti percentuali nel 2022, un quadro che potrebbe peggiorare nel 2023 nel caso di scenario più avverso. Stante questa situazione, “sugli investimenti le imprese oggi affermano che non sono in grado di fare le opere previste per la situazione legata ai prezzi in via prioritaria – si legge in una nota dell’associazione –. È però fondamentale riuscire a sbloccare quegli investimenti, anche pubblici, necessari allo sviluppo”.
L’Abruzzo ha una struttura produttiva fra le più significative del Paese, e dell’area del Mezzogiorno in particolare. Nella regione, infatti, risiedono importanti filiere, a cominciare dall’elettronica, per la quale è primo in Italia per specializzazione regionale, e dall’automotive, che vede impegnati oltre 30mila addetti nella produzione di veicoli, componentistica e attività di progettazione ingegneristica. Un fiore all’occhiello è sicuramente il settore farmaceutico, che dà lavoro a circa 1.200 persone (il doppio se si considera anche l’indotto) e che può contare su un ecosistema favorevole composto da multinazionali di spicco, università e centri di ricerca, nonché molti spinoff nei settori chimico e biomedicale.
Molto conosciuta è anche la filiera dei prodotti igienici in carta e ovatta, la cosiddetta industria del pannolino, che nella provincia di Pescara ha sviluppato una struttura che va dalla costruzione dei macchinari sino al prodotto finito, occupando circa 3mila persone. Oltre a queste, sono presenti anche il settore moda e quello agroalimentare. Per quest’ultima basti ricordare il borgo antico di Fara San Martino, sede di quattro dei principali pastifici regionali.
A livello dimensionale, le Pmi sono prevalenti. Spiega infatti Giuseppe Ranalli, presidente Piccola Industria Confindustria Abruzzo: “Nella nostra regione le Pmi, comprese le micro, sono la quasi totalità delle imprese abruzzesi. Gli addetti ammontano a 73.637, di cui 41.509 nelle piccole e 32.128 nelle medie, e rappresentano circa l’80% del totale regionale”. Vista l’ampia diversificazione settoriale, per Ranalli è fondamentale l’attenzione alla formazione continua. “Il nostro sistema universitario vanta diverse eccellenze – sottolinea – così come il sistema della formazione superiore e degli ITS. Puntiamo a fare sistema per trattenere i talenti che nelle Pmi del territorio possono avere il giusto spazio per realizzare le loro aspirazioni”.
Nel frattempo, con l’obiettivo di favorire l’innovazione, Confindustria Chieti Pescara ha lavorato per favorire l’apertura di un Demonstration Center di Industria 4.0. “Digitale e innovazione restano le priorità per le Pmi – commenta Pagliuca –. Le nuove idee non nascono infatti unicamente da conoscenze e competenze interne all’azienda, ma anche, e soprattutto, da quelle esterne. Proprio questo principio si pone alla base dell’approccio Open Innovation, ormai conosciuto da buona parte delle organizzazioni che stanno tentando di applicarne le metodologie”.
Pagliuca saluta quindi come una buona notizia la prossima apertura di uno stabilimento Amazon nella regione. “Sempre più la produttività è legata all’industria 4.0 o, per meglio dire, alla robotica. Amazon è uno degli esempi di come investire in ricerca e sviluppo. Oggi conta un milione e 300mila dipendenti e 350mila robot, quindi 1 robot ogni 3 dipendenti. In Italia la proporzione è di 3 robot ogni mille dipendenti, in Germania 5. C’è molto da fare. E intendiamo portare avanti questo lavoro in ottica di filiera tra grandi e piccole imprese”.