Nelle acciaierie di Piombino – secondo polo siderurgico italiano – la capacità produttiva si misura in milioni di tonnellate annue e la materia prima, la ghisa, diventa prodotto finito come le rotaie. Qui la massa incandescente è spostata di continuo da enormi macchine, azionate da una torre di controllo cui non sfugge nulla. È il 9 marzo e il vice presidente all’Organizzazione e marketing Alberto Marenghi sale le scale del singolare osservatorio a vetrate, al centro del grande stabilimento della JSW Steel Italy in Toscana; stringe le mani agli addetti, ascolta le loro storie. Siamo in uno dei siti del colosso indiano dell’acciaio JSW Group, attivo in Europa e in America nei business acciaio, energia, infrastrutture, venture e cemento.
“La competitività del nostro sistema è legata alle realtà che rappresentiamo, alla forza delle filiere, all’impulso dei territori e aziende come questa hanno un ruolo importante e di traino”, spiega Marenghi mentre cammina nel sito con le scarpe antinfortunio, accompagnato dal vice presidente esecutivo di JSW Marco Carrai, con il presidente di Confindustria Livorno Massa Carrara Piero Neri e il consigliere per l’Organizzazione Stefano Santalena. Insieme ai tecnici approfondisce le lavorazioni all’interno della fabbrica e le attività portuali per l’approvvigionamento della materia prima.
Piombino è una delle tappe del lungo percorso di ascolto dei Territori avviato dal vice presidente lo scorso anno, con quasi 30 visite già all’attivo. In tutte, con diverse interpretazioni, la centralità della persona – lavoratori, stakeholders, clienti – è un driver chiave per la crescita. “Dare un senso, significato all’impresa, coinvolgendo le persone, l’organizzazione è fondamentale: a fare la differenza è sempre la chimica delle relazioni!” dice infatti Aram Manoukian, presidente della Lechler e di Confindustria Como, mentre il 14 marzo mostra al vice presidente i campioni di colori scelti da alcuni grandi Brand per loro prodotti iconici. Lechler è leader nel settore delle vernici per l’automotive, l’edilizia, la nautica e l’arredo: sono decine i progetti messi in campo dal vertice in questi anni con operazioni mai semplici, per rafforzare il legame tra le persone, con la certezza che la coesione e motivazione della squadra siano sempre un driver fondamentale per sviluppo. “Mi hanno colpito la visione, il modello di business, l’impegno della proprietà nel creare una grande community guardando sempre avanti – sottolinea Marenghi – anche nelle fasi di maggiore difficoltà l’azienda ha cercato di non frenare gli investimenti. L’impatto sulla competitività è tangibile, una ricchezza per il territorio e per il nostro sistema”.
Guardare oltre il business e investire sulle risorse umane, prima che sui progetti, è un approccio che richiede impegno. E calma. Lo sanno bene al Pastificio Rummo di Benevento. “Per fare le cose per bene ci vuole tempo”: è lo slogan dell’azienda, che da anni mette sul mercato una delle paste di maggiore qualità d’Italia: 177 anni di attività all’insegna della filosofia della pazienza e della cura. Quello di Rummo è un percorso iniziato nel 1846, segnato da grandi traguardi ed eventi drammatici, come l’alluvione del 2015 che devastò il Sannio e gli stabilimenti. “La capacità del vertice è stata di rilanciarsi puntando sulle persone, sul territorio e tanti stakeholder esterni. Un esempio da seguire”, dice Marenghi il 28 marzo nei capannoni da cui escono a flusso continuo penne, spaghetti, fusilli, formati speciali. A fargli da guida tra le macchine è Cosimo Rummo, con il presidente di Confindustria Benevento Oreste Vigorito e alcuni componenti del Consiglio di presidenza. Si torna a casa con un francobollo realizzato dalla proprietà per il 175esimo anniversario della fondazione del pastificio. E un pacco di pasta limited edition realizzato in partnership con un grande marchio della moda: il prodotto all’interno della scatola ripropone il brand in formato “commestibile”. Una pista originale per occupare un’altra fetta di mercato.
Il 30 marzo è la volta del Territorio di Piacenza. Bolzoni è una realtà molto nota nella produzione di attrezzature per carrelli elevatori e per la movimentazione industriale, forche e piattaforme elevatrici: ha fatto dell’innovazione il suo punto di forza e grazie ad un’importante divisione ricerca e sviluppo studia di continuo nuovi materiali e soluzioni. “Oggi più che mai saper cogliere e guidare il cambiamento è un asset per guadagnare competitività: bisogna allargare lo sguardo e saper rischiare – sottolinea il vice presidente, accompagnato dal presidente di Bolzoni Roberto Scotti, con il presidente di Confindustria Piacenza Francesco Rolleri –. Bolzoni lo ha fatto con visione, intuito, concretezza. I risultati sono sotto gli occhi di tutti”.
Il giorno dopo, nel cuore dell’Emilia Romagna, si aprono le porte di un’altra realtà di punta: anima rock, competenze solide e visione hanno reso grande il gruppo RCF, un marchio che si è fatto strada nel campo non facile della progettazione e produzione di sistemi audio professionali. In un territorio di eccellenze come l’aceto balsamico, il Parmigiano Reggiano e le auto sportive, lo sforzo della proprietà è stato quello di arrivare a coprire tutti gli aspetti della catena audio e rispondere ai bisogni sempre diversi, e in continuo mutamento, di musicisti, tecnici del suono, architetti e integratori di sistemi. “Ho colto un contesto stimolante e dinamico – commenta il vice presidente, accompagnato dall’Ad di RCF Arturo Vicari e il consigliere Mauro Macchiaverna, con la presidente di Unindustria Reggio Emilia Roberta Anceschi – qui come in altri ambiti dove è forte la competizione, è fondamentale offrire prodotti di alta gamma per consentire risultati finali del miglior livello. In RCF è evidente l’ampio lavoro di squadra, non solo tecnico, e l’investimento nei dettagli”.
Dal mondo del suono alle piantagioni di cacao, è un attimo. Il tempo di raggiungere la fabbrica di cioccolato ICAM di Orsenigo, il 4 aprile: un mondo dei sogni per bambini e adulti alle porte di Lecco, che negli ultimi dieci anni ha più che raddoppiato il fatturato grazie agli investimenti nella tecnologia, negli spazi e sulle persone. I vertici spiegano che l’azienda acquista cacao da 15 paesi del mondo, fra cui Africa e Centro e Sud America, per lo più attraverso un rapporto diretto con le cooperative di coltivatori. “A due passi dalla Svizzera, nazione del cioccolato per eccellenza, questa realtà si è fatta largo con competenza e grandi intuizioni, anche grazie all’attenzione al bio e a tutti i tasselli della filiera – evidenzia il vice presidente, accompagnato negli stabilimenti dal vice presidente di ICAM Plinio Agostoni, presidente di Confindustria Lecco e Sondrio, con i componenti del consiglio di presidenza dell’associazione –. Un motivo di orgoglio per l’Italia e per la nostra organizzazione”.
Così come la Davines, a Parma, grande marchio della cosmetica professionale, frutto dei valori della famiglia Bollati e del lavoro di centinaia di persone. Partito nel 1983 come laboratorio di prodotti per pelle e capelli, si è poi rivolto al mercato dell’acconciatura e al mondo skincare attraverso i due brand Davines e [comfort zone]: spa, stabilimenti termali e centri estetici. Una realtà cresciuta con spirito artigianale e tecnologie cosmetiche avanzate, dove il vice presidente si ferma l’11 aprile. “Un marchio che rispecchia curiosità e apertura al mondo, ma anche rispetto per le persone e l’ambiente” dice Marenghi, accompagnato negli stabilimenti da Davide Bollati, presidente del Gruppo Davines, con il presidente dell’Unione Parmense degli Industriali Gabriele Buia e una rappresentanza di Cosmetica Italia.
Sei giorni dopo, ecco il Molise. Il sito di Termoli della Fabbrica Italiana Sintetici (FIS) è tra i primi operatori in Europa nella produzione per conto terzi di principi attivi: i suoi prodotti sono usati da alcune delle maggiori aziende farmaceutiche internazionali. Ad accogliere il vice presidente, il 18 aprile, è l’Ad Michele Gavino. La sua FIS ha una storia legata a doppio nodo alla crescita industriale del Molise e ha lanciato da pochi mesi un progetto di sviluppo sul territorio con un importante aumento della capacità produttiva. “Un percorso di grande valenza occupazionale che rappresenta un fattore di competitività per l’area, oltre che per Confindustria”, sottolinea il vice presidente, accompagnato dal presidente di Confindustria Molise Vincenzo Longobardi e il vice presidente Mauro Natale.
Il legame con la terra avvicina questa grande realtà nel cuore del Molise ai due grandi brand iconici della Sardegna: Cantine Argiolas e Ichnusa. Due marchi che portano con sé la storia e il fascino dell’isola, dove il microclima dà vita a prodotti noti in tutto il mondo. A poca distanza da Cagliari, la passione per il vino e la ricerca dell’equilibrio tra uomo e ambiente hanno portato alla crescita di cantine Argiolas, fondate negli anni Trenta e oggi sotto la guida delle nuove generazioni della famiglia. È infatti Francesca Argiolas, vice presidente Confindustria Sardegna meridionale, ad accogliere e accompagnare Alberto Marenghi il 21 aprile. Ed è sempre l’amore per la terra e per le tradizioni ad aver consentito negli anni l’espansione di un altro brand iconico: Ichnusa. Negli stabilimenti che producono la “birra sarda per eccellenza” il vice presidente è accolto dal direttore Matteo Borocci. “Due realtà eccezionali che trasferiscono la determinazione e la capacità degli imprenditori sardi e rappresentano con orgoglio l’Italia” dice il vice presidente, accompagnato nelle due visite dal presidente di Confindustria Sardegna Meridionale Antonello Argiolas.
Il 27 aprile si vola in Calabria a scoprire la GIAS, da oltre 50 anni nel settore agricoltura e produzione di alimenti surgelati: un marchio che ha conquistato anche le catene alimentari di Stati Uniti e Giappone. “Il nostro cibo ha un solo additivo: il freddo”, è il motto dei vertici, che accolgono Marenghi assieme al presidente di Unindustria Calabria Aldo Ferrara e al Consiglio generale, con i presidenti di tutte le associazioni territoriali. Gloria Tenuta, presidente e Ad, è legata alla sua terra e da sempre impegnata a valorizzarne i frutti: melanzane, zucchine, la cipolla rossa di Tropea, la patata della Sila, il broccolo calabrese, asparagi, cime di rapa, coltivati raccolti, puliti, grigliati negli impianti industriali e destinati alle catene del gelo.
“Un’azienda dove da anni si sperimentano formule innovative capace di imporsi sul mercato, tenere alta l’attenzione su tutti i canali di distribuzione e verso tutti gli stakeholders non è semplice – ha commentato il vice presidente –, ma è la strada per essere più forti e attraversare con coraggio anche le fasi più difficili e incerte”.
La parola “coraggio” è ricorrente, nelle decine di visite fatte sui territori, in settori così distanti tra loro, in aziende di taglia diversa e con approcci dissimili. È l’impulso a non fermarsi e a scommettere sul futuro, ad aver fatto la differenza nei singoli percorsi di sviluppo. Quella scintilla che accende ogni imprenditore al timone e lo spinge a guardare oltre, anche in condizioni avverse. “Un tratto comune, nel dna di ogni imprenditore”, conclude Marenghi mentre fa i bagagli per la prossima tappa: Brescia.
(Un estratto di questo articolo è stato pubblicato sul numero di maggio dell’Imprenditore)