Duemilaventi, un anno da non dimenticare. Potrebbe sembrare una provocazione ma così non è. Da questi dodici mesi fuori dall’ordinario e che mai avremmo immaginato di vivere, dobbiamo trarre una lezione come Paese: alle emergenze ci si prepara. Con metodo, pazienza e studio. Sperando di non dovere adottare le strategie predisposte, ma essendo comunque in grado di metterle in campo nei tempi stabiliti.
Nei mesi trascorsi abbiamo imparato tanto ma forse non tutto quello che c’era da apprendere se ancora tengono banco sui mezzi di informazione i dibattiti su ciò che è consentito o meno fare durante le festività natalizie, con dovizia di particolari sul numero dei commensali permessi a tavola. I sacrifici richiesti dovrebbero apparire ben poca cosa di fronte ai rischi legati alla diffusione della pandemia, soprattutto ricordando le migliaia di persone che hanno perso la vita in questi mesi.
Non è quindi confortante osservare come questa visione limitata al proprio interesse particolare sia comune anche ad altri paesi, a cominciare da quelli che nelle ultime settimane sono stati coinvolti nella querelle sugli impianti sciistici perché restii a unirsi alla decisione di Francia, Germania e Italia di chiudere le piste.
Legittimare comportamenti individuali scorretti mette a repentaglio la comunità. Un’affermazione vera a tutti i livelli, sia che riguardi il proprio municipio, comune o paese. E mai come in questo 2020 abbiamo toccato con mano come il concetto di comunità, anche mondiale, sia molto più concreto di quanto potessimo immaginare e quanto le scelte individuali e come paese abbiano impatto sulle vite di ciascuno di noi. Il 2021 sarà l’anno del ravvedimento, del riscatto e della ripresa? Difficile dirlo. L’arrivo dei vaccini è senz’altro una buona notizia, che tuttavia non deve mettere da parte l’impegno collettivo per uscire dalla pandemia. Le imprese, dal canto loro, ce la stanno mettendo tutta, rafforzando lo spirito di squadra e ponendosi al servizio delle comunità in cui operano. Non è stato facile ripartire dopo i mesi di lockdown, non è semplice nemmeno adesso. Anche in questo numero ospitiamo la loro voce, certi che la testimonianza di chi lavora e dà lavoro possa essere il migliore augurio per un 2021 all’insegna della speranza.