In Umbria la stagione estiva si chiude con un, seppur debole, segnale di ripresa che fa ben sperare per il futuro. Il dato emerge da una indagine rapida condotta dalla Sezione Turismo di Confindustria Umbria su un campione di realtà alberghiere del territorio regionale. Complessivamente l’Umbria conta oltre 4.200 strutture turistico ricettive – tra cui sono comprese sia le alberghiere che le extralberghiere – con circa 16mila addetti con contratti a tempo indeterminato. Anche se gli effetti della pandemia continuano a penalizzare il settore, tra i più colpiti dall’emergenza sanitaria da coronavirus, tuttavia, analizzando i dati raccolti relativamente all’andamento del fatturato da gennaio a oggi, si rileva un primo confortante segnale rispetto alle pessimistiche previsioni degli albergatori umbri.
Si è infatti passati da una riduzione del 64%, valore registrato nei primi sei mesi dell’anno (gennaio-giugno 2020), ad una flessione del 39,5% registrata nell’ultimo trimestre (giugno-agosto 2020). Una variazione, dunque, che segna un indice negativo meno accentuato rispetto alle attese e sostanzialmente in linea con i dati registrati a livello nazionale dagli hotel delle destinazioni balneari.
Altro dato interessante è quello relativo al tasso di occupazione delle camere, che nell’ultimo trimestre ha segnato un +10% rispetto al semestre precedente (gennaio-giugno 2020). “La stagione – spiega Maria Carmela Colaiacovo, presidente della Sezione Turismo di Confindustria Umbria e vice presidente di Confindustria Alberghi e di Federturismo Confindustria – si chiude con un dato che va letto positivamente, tenendo comunque conto dell’andamento complessivo. Come a livello nazionale, gli hotel umbri hanno iniziato la loro attività a giugno con una perdita pressoché integrale del fatturato per poi registrare nel mese di agosto un significativo miglioramento. Ciò vuol dire che, in particolare nell’ultimo mese, l’Umbria è andata a crescere nei suoi tassi di occupazione, riscuotendo successo come destinazione di turismo prevalentemente italiano”. Il trend in crescita registrato, infatti, si deve principalmente al mercato nazionale e in parte a quello europeo. “Le strutture alberghiere abituate a lavorare con il turismo intercontinentale – evidenzia ancora Colaiacovo – hanno subìto gravi perdite, in linea con quanto accaduto a livello nazionale, mentre sono rimasti stabili i flussi provenienti dall’Europa”.
Difficile prevedere cosa succederà nei prossimi mesi: “Per l’autunno – precisa la presidente Colaiacovo – il tasso di occupazione si sta mantenendo intorno al 30%, ciò vuol dire che il turismo è ancora in movimento”. Certo è che le conseguenze di questa difficile situazione si faranno sentire almeno per buona parte del 2021.
Per contribuire alla ripresa del comparto occorrono strategie e misure organiche di sostegno che mettano in sicurezza aziende e lavoratori. “Bisogna continuare a spingere sulla promozione della nostra regione come destinazione di turismo di prossimità e tranquillità – sostiene la presidente Colaiacovo – attraverso campagne promozionali che continuino a narrare l’Umbria, sia a livello nazionale che internazionale. Ma le aziende vanno anche supportate con interventi organici, perché i tassi che registriamo, seppur migliori rispetto alle previsioni iniziali, non sono comunque in grado di sostenere le nostre strutture”.