Strasburgo, 27 novembre – Dopo lo stallo e le attese delle ultime settimane, è finalmente arrivato il sì del Parlamento europeo alla Commissione von der Leyen II. A Strasburgo, con un voto per appello nominale tenutosi a mezzogiorno, l’Eurocamera in plenaria ha nominato il nuovo Collegio dei commissari. Alla tedesca Ursula von der Leyen bastava la maggioranza semplice per passare, risultato che ha ottenuto conquistando 370 voti a favore, appena sopra i 361 che segnano la soglia della maggioranza assoluta.
“La prima grande iniziativa della nuova Commissione sarà una Bussola della competitività – ha annunciato von der Leyen nel suo intervento di fronte all’Eurocamera prima del voto –. Questa sarà la cornice del nostro lavoro per il resto del mandato. La Bussola si baserà sui tre pilastri del rapporto Draghi. Il primo è chiudere il divario di innovazione con gli Stati Uniti e la Cina. Il secondo è un piano comune per la decarbonizzazione e la competitività. Il terzo è l’aumento della sicurezza e la riduzione delle dipendenze”.
L’ex ministra della difesa della Germania ha poi ribadito che questa “dovrà essere una Commissione per gli investimenti”, confermando inoltre che il Clean Industrial Deal verrà lanciato entro i primi 100 giorni del mandato, coinvolgendo l’intero Collegio dei commissari. Infine, è degno di nota che von der Leyen abbia annunciato una legge Omnibus per la semplificazione degli oneri normativi per le imprese.
LA STRADA VERSO LA RICONFERMA
A luglio l’Europarlamento aveva votato a favore di un secondo mandato von der Leyen con la maggioranza formata dal Partito popolare europeo (Ppe), Socialdemocratici (S&d), Liberali (Renew Europe) e Verdi, la stessa del suo precedente mandato. Fuori dal perimetro erano rimasti il partito di sinistra The Left e i gruppi di destra, ossia i Conservatori e riformisti europei (Ecr), di cui fa parte il partito di governo italiano di Fratelli d’Italia, i Patrioti per l’Europa (PfE) ed Europa delle nazioni sovrane (Ens).
Tuttavia, la scelta di von der Leyen di assegnare un vice presidente all’Italia nella figura di Raffaele Fitto, e, più in generale, l’apertura verso destra del Ppe (al quale appartiene von der Leyen) su alcuni voti in aula nei mesi successivi, ha finito col creare un clima di tensione tra i partner di coalizione, con Ppe da una parte e S&d, Renew e Verdi dall’altro, che poi è deflagrato in occasione delle audizioni.
Non a caso, l’impasse politico ha riguardato soprattutto le nomine di Ribera e Fitto. La candidata socialdemocratica spagnola, attuale ministra della Transizione ecologica del governo Sanchez, nota per le sue posizioni ambientaliste, è stata infatti attaccata durante la sua audizione dai connazionali del Partido popular e di Vox come colpevole della malagestione dell’alluvione che ha colpito Valencia a inizio mese.
La carica di vice presidente esecutivo a Raffaele Fitto – attuale ministro per gli Affari europei, il Sud, le Politiche di coesione e il Pnrr – aveva invece destato polemiche ben prima della sua audizione, soprattutto perché la delegazione di Fratelli d’Italia, su indicazione della stessa premier Giorgia Meloni, a luglio aveva votato contro il von del Leyen-bis.
Il 12 ottobre, dopo che già 19 commissari avevano superato le audizioni, lo stallo: blocco incrociato di Ppe su Ribera e di S&d su Fitto, che ferma la nomina anche di tutti gli altri vicepresidenti e del commissario ungherese. Dopo una settimana di accuse reciproche e recriminazioni, la svolta è arrivata alla tarda ora di mercoledì 20 novembre, quando è stato dato il via libera anche agli ultimi sette candidati.
Nonostante le tensioni che hanno preceduto la plenaria, von der Leyen ha ottenuto la maggioranza, seppur con 31 voti in meno rispetto ai 401 ricevuti a luglio, segno delle divisioni interne ai gruppi politici. Una volta eletta dal Parlamento, la Commissione sarà formalmente nominata dal Consiglio europeo a maggioranza qualificata. Una volta nominata, il mandato della nuova Commissione europea dovrebbe iniziare il 1° dicembre 2024.
IL NUOVO COLLEGIO DEI COMMISSARI
Von der Leyen sarà dunque al timone dell’esecutivo europeo ancora una volta, affiancata da sei vice presidenti esecutivi e 20 commissari.
Raffaele Fitto – primo esponente di Ecr in tale ruolo – avrà la vice presidenza alla Coesione e alle Riforme, l’estone Kaja Kallas il ruolo di Alta rappresentante Ue per gli Affari esteri e la Sicurezza, la rumena Roxana Mînzatu sarà vice presidente alle Persone, le Competenze e la Preparazione, il francese Stéphane Séjourné alla Prosperità e la Strategia industriale, la spagnola Teresa Ribera alla Transizione pulita, giusta e competitiva e la finlandese Henna Maria Virkkunen alla Sovranità tecnologica, la Sicurezza e la Democrazia.
A completare il collegio dei commissari, per i portafogli più rilevanti per l’industria italiana, ci saranno: Valdis Dombrovskis (Lettonia), con delega a Economia e Semplificazione; Dubravka Šuica (Croazia), commissaria per il Mediterraneo; Wopke Hoekstra (Paesi Bassi), commissario per il Clima, la Crescita pulita e gli obiettivi net-zero; Andrius Kubilius (Lituania), al portafoglio di Difesa e Spazio; Maria Luís Albuquerque (Portogallo), con delega ai Servizi finanziari, i risparmi e gli investimenti; Jessika Roswall (Svezia), commissaria per l’Ambiente; Piotr Serafin (Polonia), responsabile del Bilancio Ue; Dan Jørgensen (Danimarca) all’Energia ed Edilizia abitativa; Ekaterina Zaharieva (Bulgaria) incaricata del portafoglio di Ricerca e Innovazione; Michael McGrath (Irlanda) designato a vigilare su Democrazia, Giustizia e Stato di diritto; Apostolos Tzitzikostas (Grecia), incaricato di Turismo e Trasporti.
(Crediti fotografici: Parlamento europeo)