Leader italiano nella realizzazione di food truck, veicoli di varie dimensioni per la preparazione e la vendita di cibo, StreetFoody negli anni ha sviluppato conoscenze e successi di mercato che hanno fatto capire ai vertici dell’azienda di base a Terranuova Bracciolini, in provincia di Arezzo, che la scommessa di cambiare scenari commerciali poteva essere definitivamente portata all’incasso. Dai veicoli per il commercio nei mercati, nel 2013, la Pmi toscana – 4 milioni di euro di fatturato nel 2021 e 23 dipendenti – aveva infatti virato inizialmente su quelli per il mondo dei gelati, per poi decidere di cavalcare l’idea dello street food, modo di intendere la ristorazione diventato in un attimo vincente e che si adatta perfettamente alle mille proposte culinarie che l’Italia ha da sempre nel proprio Dna.
“In genere si pensa al classico venditore di hamburger e poco più, mentre i clienti che si sono forniti da noi hanno spesso scelto la strada di una ristorazione di qualità e, in qualche caso, monoprodotto – sottolinea Sara Pratesi (nella foto in alto), amministratrice di StreetFoody –. Dalla pizza gourmet al panino con il lampredotto tipicamente fiorentino, dai panzerotti al sushi, passando anche per bufala campana, arrosticini, pokè, aperitivi e degustazioni di vini. Cibo da strada nelle sue massime espressioni, ma abbiamo pure fornito veicoli ad hotel, resort, campeggi e a un ristorante che ha pubblicizzato in questo modo i piatti forti della casa, in formato assaggio, come fossero un biglietto da visita in vista di una successiva esperienza culinaria nel proprio locale”.

ESEMPIO DI VEICOLI PERSONALIZZATI DA STREETFOODY
Riuscendo a personalizzare l’offerta per ogni cliente, StreetFoody si è imposto di creare qualcosa di innovativo e che avesse tratti distintivi tali da fare la differenza in un territorio commerciale per lo più inesplorato. “Ricerca di qualità e design sono sempre stati punti fermi nell’impegno giornaliero che mettiamo per trasformare veicoli industriali, principalmente Fiat e Piaggio, in un’idea alternativa e dinamica di imprenditoria – chiarisce Pratesi –. Dopo omologazioni, collaudi e altri controlli preventivi siamo pronti per consegnare al cliente il certificato di garanzia. In più li formiamo sul corretto uso del veicolo, food truck di cui, in alcuni casi, sono stati acquistati più esemplari, andando così a formare una piccola e colorata flotta aziendale”.
Toccata pesantemente più dall’impennata dei costi e dalla scarsissima disponibilità dei materiali che dalle bollette energetiche, StreetFoody deve fare i conti anche con i desiderata di una clientela che spesso necessita di tempi di consegna veloci. “Per fortuna non siamo un’azienda energivora, ma fondiamo il lavoro sulle conoscenze di un gruppo ultra specializzato di artigiani. In più, da una ventina d’anni, ci dà una mano un impianto fotovoltaico, in grado di abbattere ulteriormente costi comunque già in partenza poco impattanti – commenta l’amministratore della Pmi di Terranuova Bracciolini –. Detto questo siamo molto penalizzati dalla quasi irreperibilità di parecchie materie prime, tanto che ordini fatti a giugno non arriveranno in azienda prima di settembre. Il fatto, però, è che i clienti hanno bisogno dei veicoli per lavorarci soprattutto d’estate e così si va a creare un problema non di poco conto”.
Sempre con la mente proiettata sul futuro, nel quartier generale dell’impresa toscana si continuano a pianificare le prossime mosse, nonostante la fase storica zeppa di punti interrogativi che stiamo vivendo. “Rinnovarci, mettere sul mercato idee di prospettiva è quello che facciamo da quando abbiamo avviato questo business. In pentola sta bollendo più d’un progetto legato a nuovi veicoli da proporre sul mercato, dinamiche che coinvolgono l’esperto team di progettisti e designer di StreetFoody. Per noi ricerca e sviluppo restano fondamentali nell’ottica di lanciare con regolarità veicoli pronti a soddisfare le necessità del momento, garantendo anche un solido futuro a chi decide di dare fiducia ai prodotti e alle soluzioni che proponiamo”, conclude Sara Pratesi.